L'auto francese deve cambiare stile

In Francia, l'automobile, dai costruttori fino ai concessionari passando per tutto l'indotto, occupa 2,5 milioni di persone, cioè il 10 per cento della popolazione attiva.

La crisi si è abbattuta su questo settore, qui come altrove in Europa, dove nel 2008 le vendite sono diminuite dell'8 per cento e per quest'anno le previsioni sono catastrofiche, al punto che, dopo i licenziamenti annunciati (8 mila persone tra Renault e Peugeot-Citroen), il ricorso alla cassa integrazione si è generalizzato. Secondo le previsioni di Carlos Ghosn, presidente di Renault, ci sarà «un calo addizionale del 15 per cento della produzione nel 2009 e tra 150 mila e 200 mila posti di lavoro in meno solo per quello che riguarda i costruttori» in Europa.
Di fronte a questa minaccia, lo Stato francese ha deciso di venire in aiuto alla propria industria automobilistica. I termini del programma saranno conosciuti solo all'inizio di febbraio e sarà lo stesso Sarkozy a rivelarli. Ma in apertura degli stati generali dedicati all'auto, la scorsa settimana al ministero dell'economia, il primo ministro, François Fillon, ha rivelato che l'aiuto pubblico sarà «dell'ordine di cinque o sei miliardi di euro». Circola l'ipotesi di una partecipazione pubblica diretta nel capitale dei due costruttori: lo Stato, del resto, è già presente al 15 per cento nella Renault, mentre una partecipazione nella Peugeot sarebbe una novità.
Fillon ha precisato che in cambio dello sforzo pubblico ci saranno delle contropartite: «non ci sarà sforzo dello Stato senza l'impegno dei costruttori. È escluso che lo Stato venga in aiuto a un costruttore che decidesse di chiudere puramente e semplicemente uno o più siti di produzione in Francia». Per non essere frainteso, Fillon ha sottolineato: «la risposta non può essere: prendiamo (gli aiuti) e poi delocalizziamo». Lo Stato si attende «in contropartita di "uno sforzo massiccio", che gli impegni dei costruttori siano esemplari, sia sui volumi di produzione in Francia che rispetto ai termini dei rapporti nei confronti della catena dell'indotto». Per l'indotto, già si delinea una partecipazione pubblica: è già stato varato un fondo di sostegno di 300 milioni di euro, che si aggiunge alla rottamazione (mille euro per chi acquista un'auto meno inquinante), ai 400 milioni stanziati per finanziare la ricerca per l'auto "verde" e al milione di euro concesso alle società di finanziamento dei due costruttori, nell'ambito del piano di salvataggio delle banche (in Francia il 75 per cento delle auto sono acquistate a credito).
I dipendenti sono più che inquieti. Per ieri era facile prevedere una participazione massiccia dei lavoratori dell'auto allo sciopero generale contro la politica economica del governo e in difesa delle libertà civili. Sarkozy è accusato di aver distribuito largamente denaro a banche e industrie, ma di aver dimenticato i salari e l'occupazione. Ma per i dirigenti la salvezza non può venire che dallo stato. Di fronte al «crollo brutale» dell'auto, per Ghosn «l'intervento rapido, risoluto e coordinato degli Stati è una necessità».
Il governo francese e i produttori guardano all'Europa, sottolineando l'importanza di un piano comune coordinato, anche se per il momento i ministri dell'industria dei 27 non hanno concluso nulla di comune, oltre al prestito di 4 miliardi della Bei, mentre i costruttori europei valutano il bisogno di finanziamenti complessivi intorno ai 40 miliardi. Fillon ha parlato di intervento «totalmente coordinato su scala europea» in particolare per facilitare l'accesso al credito, ma ha aggiunto: se la Bce non si muove, «saranno gli Stati ad agire. Non staremo ad aspettare tre mesi Quando c'è un incendio, un'emergenza, bisogna agire».
Le reazioni dei costruttori all'ingiunzione di produrre in Francia sono state scettiche, perché per i costruttori costa meno fabbricare all'estero, in particolare nei paesi dell'Est europeo. Secondo Carlos Ghosn, il sovraccosto è intorno al 10 per cento. Su un'auto che costa 14 mila euro, ha detto, ci sono 1'400 euro di differenza, dovuti in gran parte al peso di tasse e contributi. Per questo, Ghosn chiede al governo francese una diminuzione sostanziale delle tasse e propone di far pagare i contributi sociali anche alle auto importate.

Pubblicato il

30.01.2009 05:30
Anna Maria Merlo