L'austerità programmata

Quasi tutti i Cantoni, contrariamente a quanto preventivato, chiudono i conti 2022 nelle cifre nere. Il prezzo lo pagano i più fragili, vittime dei risparmi

Nei Cantoni dello stato col debito pubblico tra i più bassi al mondo va di moda una prassi contabile: presentare preventivi ultranegativi che alla prova dei fatti, però, si rivelano inesatti. Lo dimostrano i risultati dei conti dei Cantoni pubblicati in queste settimane: tutti (tranne Neuchâtel, di cui si attendono ancora i dati) hanno realizzato nel 2022 utili d’esercizio. Le discrepanze tra preventivi e consuntivi hanno raggiunto un livello record, tanto che parlare soltanto di errori di previsione sembra eufemistico.

L’eccezione è quella del piccolo Nidvaldo: il semicantone della Svizzera centrale è l’unico in cui le previsioni sono state più rosee che la realtà dei fatti. Una leggera differenza – 1,3 milioni di franchi di utili a fronte degli 1,5 previsti – che non incide minimamente su quella che sembra essere una prassi consolidata da tutti gli altri Cantoni: quella cioè di presentare dei preventivi drammatici che poi, alla prova finale dei conti, si riveleranno fasulli. I dati che pubblichiamo a lato parlano da sé. Cumulata, la differenza tra i preventivi e i consuntivi di tutti i Cantoni tranne Neuchâtel è di oltre 4,5 miliardi di franchi. Il record spetta al Canton Zurigo, che da solo ha sbagliato le proprie previsioni di oltre un miliardo: erano preannunciate perdite per 523 milioni di franchi e sono stati registrati 543 milioni di utili. Il direttore delle finanze di Zurigo Ernst Stocker (Udc) ha spiegato così questa differenza al Tages-Anzeiger: «I bilanci dei Cantoni per il 2022 sono stati preparati nel 2021, nel bel mezzo della pandemia. Tuttavia, l’economia e il mercato del lavoro si sono sviluppati meglio del previsto al momento della stesura del bilancio».

 

Anche il Canton Ginevra ha ampiamente sottostimato il suo potenziale, realizzando un guadagno di 727 milioni di franchi quando pensava di chiudere con un buco di 93 milioni. Un risultato che poteva essere ancora più importante dato che il governo ginevrino ha deciso di destinare altri 606 milioni di franchi direttamente alla capitalizzazione della cassa pensioni cantonale. Anche per il Cantone di Ginevra, finanziariamente forte, un tale risultato è «fuori dalla norma», come scrive il governo. In riva al Lago Lemano hanno senz’altro influito gli eccezionali risultati delle società attive nel commercio di materie prime, ma anche del settore dell’orologeria così come l’importante aumento dell’imposta sul reddito delle persone fisiche.

 

Anche i Cantoni di Berna e Basilea Città hanno commesso enormi errori di calcolo, rispettivamente di 446 e 231 milioni di franchi. In Ticino la differenza ha superato i 100 milioni di franchi: tre milioni di utili di fronte a perdite preventivate per 134 milioni. A Sud delle Alpi il discorso vale andhe per le Città. A Lugano l'errore tra preventivo e consuntivo è stato di quasi 37 milioni di franchi: un utile netto di 12,7 milioni a fronte di perdite stimate per 24 milioni. A Bellinzona, l'utile è stato di 6,9 milioni di fronte ad un disavanzo in sede di preventivo di 3,4 milioni; a Mendrisio un avanzo di quasi 900.000 franchi si contrappone ad un disavanzo preventivato di 2,3 milioni.


Come non avveniva dal 2008, tutti i Cantoni hanno chiuso in attivo. Tuttavia, in più della metà dei casi i preventivi prevedevano cifre rosse. Come spiegare queste differenze? Certo, come motivato dal consigliere di Stato zurighese Ernst Stocker,  uno dei motivi di questa discrepanza importante tra i bilanci e i risultati è che i Cantoni hanno elaborato le loro previsioni per il 2022 nel bel mezzo della pandemia, cioè nel 2021. A causa delle ristrettezze di quel periodo, i ministri delle finanze cantonali non si aspettavano forse che il mercato del lavoro e l’economia si riprendessero così bene. Per questo motivo, in molti Cantoni le entrate fiscali sono state molto più elevate. Inoltre, i Cantoni hanno ricevuto 4 miliardi di franchi dalla Banca Nazionale Svizzera (Bns) come quota degli utili del 2021, che hanno raggiunto oltre 26 miliardi di franchi. Senza questa manna alcuni Cantoni fra cui il Ticino avrebbero chiuso l’anno in rosso come previsto. Tuttavia, a differenza del 2021, il risultato importante della Bns era del tutto prevedibile per i bilanci del 2022: non può quindi essere addotto come giustificativo per le colossali discrepanze tra preventivi e consuntivi. Queste eccedenze, d’altronde, non sono una novità. Da tempo, l’Unione sindacale svizzera (Uss) ha puntato il dito contro questa prassi in voga da anni. Per l’organizzazione mantello dei sindacati, il principale aspetto critico di questa situazione è il fatto che, a causa delle restrittive regole di bilancio e degli imperativi sul freno all’indebitamento, in quasi tutti i Cantoni questi surplus non vengono investiti. Semplicemente vanno a limitare il debito pubblico.

 

D’altra parte, i budget al ribasso vanno ad impattare sulle spese pubbliche e quindi toccano soprattutto le persone più vulnerabili. Misure di risparmio che quest’anno verranno attuate anche dalla Confederazione. A differenza dei Cantoni, per il 2022 i conti federali hanno chiuso peggio rispetto a quanto previsto. Minori entrate ed elevate uscite straordinarie legate alla pandemia da coronavirus hanno causato nel bilancio della Confederazione un deficit di finanziamento di 4,3 miliardi di franchi. Per la prima volta dal 2005 anche il bilancio ordinario della Confederazione ha chiuso con un deficit più elevato di quello ammesso dalle normative sul freno all’indebitamento. Avanzando un deficit strutturale di 1,6 miliardi di franchi nel 2022, la ministra delle finanze Karin Keller-Sutter vuole risparmiare circa 2,7 miliardi di franchi all’anno. Verranno chiesti dei sacrifici lacrime e sangue a tutti i dipartimenti, ma a pagare saranno soprattutto lavoratrici e lavoratori. Le misure di risparmio della Confederazione, a dire il vero, erano già state annunciate prima della presentazione dei conti 2022. Con l’arrivo di Karin Keller-Sutter, questa voglia di austerità sembra avere preso un’accelerata. La Ministra d’altronde proviene da un Cantone come San Gallo considerato tra i più frugali e con le regole più severe in materia di debito pubblico. Di fronte ai risultati eccezionali dei Cantoni e anche alla situazione generale della Confederazione, le misure di risparmio appaiono comunque discutibili. Tra il 2003 e il 2019 la Confederazione ha quasi sempre segnato degli utili. Miliardi di franchi che sono stati consacrati a frenare il debito pubblico più basso del mondo. In nome di sua santità l’austerità.

 

 

----

 

L'intervista


«Questi utili non sono... utili»

 

Reto Wyss, economista dell’Unione sindacale svizzera (Uss) ogni anno raccoglie e analizza i dati delle finanze cantonali. Signor Wyss è sorpreso dai risultati per l’anno 2022 rispetto ai preventivi previsti?


Ogni anno sono sorpreso anche se questa situazione ormai si ripete da tempo. Quest’anno sono però particolarmente sorpreso dalla dimensione di questo errore budgetario. Se guardiamo alcuni Cantoni queste differenze sono incredibili. Quando il consuntivo e così diverso dal preventivo significa che il lavoro dei ministri delle finanze non è stato fatto bene e questo mi sorprende.


Se ci sono più soldi del previsto, però, non è una bella notizia?


Direi di no perché in fondo con questo denaro in eccesso non si fa nulla e non viene certo utilizzato per spese produttive o investimenti. Dal 2003, la Confederazione ha introdotto il freno all’indebitamento, uno strumento che con varie sfumature è applicato anche dai Cantoni. In generale, se ci sono avanzi d’esercizio questi devono così andare a limitare il debito. Detta altrimenti sono soldi persi. Ci sono delle eccezioni, come quest’anno il Canton Turgovia che ha affermato di volere versare una parte degli utili in alcuni ambiti come il trasporto pubblico. Poi c’è chi, come Ginevra, che ancora prima di presentare il consuntivo dirotta una parte delle eccedenze per coprire il debito della cassa pensione. Tutto questo viene fatto per non far apparire la situazione troppo buona, per non suscitare “avidità”.


I risultati sono positivi anche grazie a delle entrate come quelle della Bns o del fisco. Ma che dire delle uscite?


Si vede chiaramente che questi risultati positivi non sono dovuti solo alle maggiori entrate, ma anche alle minori uscite. In generale, non ci sono stati programmi rigorosi di risparmio nei Cantoni, ma si osserva che diverse voci presenti nei budget non sono state poi spese. Penso ad esempio ai sussidi per l’assicurazione malattia: in media il 10% delle risorse preventivate in questo ambito da tutti i Cantoni non è stata spesa. Questo perché i parametri per la distribuzione di questi soldi sono troppo rigorosi. Inoltre, si spende ancora troppo poco per fare fronte alla transizione energetica o nel settore della salute. Siamo quindi di fronte ad un continuo programma di risparmio mascherato, ma consapevole.


Come si spiega questa situazione?


Penso che i bilanci eccessivamente pessimistici siano dettati da motivi di natura politica: molti governi cantonali cercano di difendersi in questo modo dalle richieste maggiori di spesa pubblica, soprattutto da parte della sinistra. I Cantoni poi si lamentano spesso del presunto aumento del loro carico di spesa. In realtà, che si tratti del paracadute d’emergenza per Axpo (società elettrica controllata dai Cantoni), degli ucraini in cerca di protezione o della transizione energetica, la Confederazione si è ripetutamente assunta una parte consistente dei costi.


La Ministra delle finanze della Confederazione ha annunciato un piano di risparmio a seguito dei risultati negativi per il 2022. Sono giustificati questi tagli della spesa?


Assolutamente no, è un’assurdità economica ed è del tutto inutile dato lo stato generale delle finanze pubbliche. Anche dopo la pandemia, il valore netto degli attivi dello Stato ha superato i 400 miliardi di franchi svizzeri, il che corrisponde a più della metà della performance economica annuale. Malgrado ciò, Ueli Maurer aveva già preannunciato l’austerità in autunno e ora con i risultati d’esercizio negativi Karin Keller-Sutter, che gli è succeduta, ha un pretesto in più per mettere in atto queste politiche. Tuttavia, questo risultato è principalmente il frutto della ristrutturazione contabile e degli effetti una tantum dell’implementazione della riforma fiscale votata nel 2019. Non è assolutamente il risultato di problemi strutturali. Per questo è difficile comprendere la radicalità delle misure di risparmio annunciate e previste a tutti i livelli. I sindacati faranno tutto il possibile per opporsi alle misure annunciate.


La Svizzera ha un problema col debito pubblico?


No, non è per niente un problema. Se facciamo un paragone a livello internazionale il debito pubblico svizzero è molto molto basso. La Svizzera non ha nemmeno la metà del debito che sarebbe permesso secondo i criteri di Maastricht in vigore nell’Unione europea. La Svizzera ha inoltre un patrimonio pubblico di circa 400 miliardi, più della metà di un Pil della Svizzera di un anno.            

 

Pubblicato il

02.05.2023 09:31
Federico Franchini
Editore

Sindacato Unia

Direzione

Claudio Carrer

Redazione

Francesco Bonsaver

Raffaella Brignoni

Federico Franchini

Mattia Lento

Indirizzo
Redazione area
Via Canonica 3
CP 1344
CH-6901 Lugano
Contatto
info@areaonline.ch

Inserzioni pubblicitarie

Tariffe pubblicitarie

T. +4191 912 33 88
info@areaonline.ch

Abbonamenti

T. +4191 912 33 80
Formulario online

INFO

Impressum

Privacy Policy

Cookies Policy

 

 

© Copyright 2023