Devono destare molta preoccupazione nei sinceri democratici le prese di posizione dell'Udc assunte in occasione del congresso straordinario tenutosi lo scorso 2 maggio a Berna. Ancora una volta, con i suoi slogan truci, il partito della destra populista si rivolge, più che ai cervelli, alla pancia degli Svizzeri, additando gli alti tassi si criminalità tra gli stranieri e l'emergere di una società islamica parallela quali pericoli incombenti per il futuro della Svizzera.
Rispetto ad appuntamenti passati ciò che colpisce sono i toni usati, più accesi e battaglieri. La Svizzera, secondo l'Udc, precipiterà in una catastrofe sociale se non verranno adottate leggi più severe, eseguite condanne più pesanti, intraprese misure che riducano l'immigrazione. Si tratta, come si vede, di proposte che si situano esclusivamente sul versante della chiusura e della repressione, nell'illusione che solo l'uso della mano dura possa risolvere tutti i problemi, non ultimo quello della "rovina" delle assicurazioni sociali se non si provvederà ad applicare il contingentamento degli stranieri.
La fotografia che l'Udc fa della Svizzera è quella di una nazione terrorizzata dall'arrivo delle orde straniere, per di più musulmane, per le quali, come afferma il presidente Toni Brunner, «è giunto il momento di far valere le regole del nostro paese».
Invocare continuamente l'adozione di misure di sicurezza e, conseguentemente, spostare il dibattito politico solo su questo piano significa occultare la realtà dei fatti, che non va certamente sottovalutata ma analizzata con attenzione.
All'inizio del 2008 in Svizzera e in questi giorni in Italia sono apparsi degli studi, realizzati rispettivamente dal professore di diritto penale Martin Killias e dal sociologo Dario Melossi, le cui conclusioni sulle cause scatenanti la violenza da parte dei giovani stranieri sono molto simili: essa non è un fenomeno importato dall'estero ma nasce nel contesto sociale in cui i giovani si trovano a vivere. Dice il professor Killias in un'intervista a Swissinfo (9 marzo 2008): «il problema della violenza [dei giovani stranieri, ndr.] in Svizzera è creato più all'interno della Confederazione di quanto si supponesse. Qui questi giovani crescono probabilmente diversamente che nel loro paese. Qui ad esempio occupano il tempo libero diversamente». Allo stesso modo, Dario Melossi, nell'ultimo numero della rivista "Studi sulla questione criminale", afferma che le ragioni della violenza degli stranieri, in particolare delle seconde generazioni, risiedono nell'enorme difficoltà a integrarsi in una società che, invece di accogliere, esclude ed emargina.
L'Udc sa perfettamente che seminare paura facendo leva sul lato emotivo ed irrazionale delle persone permette di accrescere facilmente il consenso politico. La paura impedisce di riflettere e consegna facilmente le anime deboli nel caldo abbraccio del diavolo populista.

Pubblicato il 

15.05.09

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