L'Onu più vicina: la maggior parte dei partiti favorevoli all'adesione della Svizzera

Questa settimana il Consiglio degli Stati ha avviato il dibattito parlamentare su uno dei più importanti progetti di politica estera della Svizzera: l’adesione all’Onu. Quella che nella maggior parte dei paesi del mondo è stata una decisione relativamente facile, per la quale è bastata una rapida valutazione di vantaggi e svantaggi, in Svizzera è diventata nel corso dei decenni una specie di psicodramma collettivo. Neutrale, umanitario e pacifico per tradizione e convinzione, il nostro paese deve accontentarsi dal 1948 di un semplice posto d’osservatore nell’unica alleanza mondiale per la pace ed il progresso tra i popoli; e nel contempo continua a macerarsi nell’assurdo timore di tradire la propria neutralità se partecipasse con altri paesi alla politica ed alle azioni collettive di promozione della pace e della sicurezza. Questo timore di fondo paralizzò la politica elvetica in questo campo, fin da quando, nel 1945, il Consiglio federale giunse alla conclusione che, pur essendo auspicabile l’adesione della Svizzera all’Onu, era opportuno rinunciarvi perché, considerate le circostanze dell’epoca, non sarebbe stato possibile formulare una riserva di neutralità nei confronti degli impegni derivanti dallo statuto della stessa Onu. Da allora, le relazioni tra la Svizzera e le Nazioni Unite si sono evolute sulla base di tre linee direttive: seguire le attività dell’Onu; aderire alla Corte internazionale di giustizia e alle istituzioni specializzate; facilitare l’insediamento delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali in Svizzera. L’adesione della Svizzera all’Onu fu nuovamente oggetto di discussione negli anni Sessanta. Nel febbraio del 1967 il parlamento chiese al Consiglio federale un rapporto in merito. Il governo rispose con tre differenti rapporti, presentati rispettivamente nel 1969, nel 1971 e nel 1977, dai quali si evinceva che, se fosse divenuta membro dell’Onu, la Svizzera avrebbe potuto mantenere la propria neutralità anche senza un’esplicita riserva sullo statuto. Di conseguenza, nel 1981 il Consiglio federale presentò al parlamento il messaggio sul progetto di adesione. Il 16 marzo 1986 popolo e cantoni rifiutarono l’adesione all’Onu. Dopo quella bruciante sconfessione, il governo pose la questione Onu in secondo piano, dando la precedenza ad altri problemi di politica estera, quali l’adesione alle istituzioni monetarie e finanziarie di Bretton Woods (accettata in votazione popolare nel maggio 1992) ed i rapporti con l’Unione Europea. La bocciatura popolare, nel 1994, della proposta di mettere a disposizione dell’Onu dei "caschi blu" svizzeri, fu un altro colpo alla nostra politica di cooperazione internazionale. Ma nella prima metà degli anni Novanta vennero anche depositate ben quattro mozioni parlamentari che chiedevano l’adesione all’Onu. Con l’approvazione delle Camere, il Consiglio federale le accettò tuttavia sotto forma di postulato (cioè di semplice raccomandazione). La discussione sull’adesione all’Onu è tornata d’attualità negli anni più recenti. L’iniziativa è stata dapprima assunta nel giugno 1997 da due consiglieri nazionali socialisti: Remo Gysin e Andreas Gross. Il primo depositava una mozione affinché venissero avviati i preparativi di adesione all’Onu; il secondo presentava un postulato per chiedere al governo un nuovo rapporto sulle relazioni tra la Svizzera e le Nazioni Unite. Un anno dopo, nel luglio 1998, veniva pubblicato il rapporto richiesto che si concludeva con questa affermazione: "Il Consiglio federale ribadisce la sua intenzione di realizzare l’obiettivo strategico dell’adesione all’Organizzazione delle Nazioni Unite non appena sarà possibile a livello politico". A creare tale occasione politica ha provveduto pochi mesi dopo un comitato indipendente per il lancio di un’iniziativa popolare "per l’adesione della Svizzera all’ONU". È la stessa iniziativa che, depositata il 6 marzo 2000 con quasi 125 mila firme valide, approda ora al parlamento ed è alla base dell’attuale dibattito su questo tema. Nel frattempo, il governo non soltanto ha messo l’adesione all’ONU nella lista degli obiettivi del programma di legislatura 1999-2003 ed ha dato il suo pieno consenso all’iniziativa popolare, ma nel giugno dell’anno scorso ha avviato un’ampia consultazione sul tema. Il risultato di tale consultazione ha evidenziato che l’adesione della Svizzera all’Onu è ampiamente condivisa. Tutti i governi cantonali, tranne Appenzello Interno che ha deciso di non prendere posizione, hanno appoggiato l’intenzione del Consiglio federale. Tra i partiti politici nazionali, soltanto l’Udc si è dichiarata contraria all’adesione. Delle maggiori organizzazioni economiche (padronali e sindacali), tutte si sono espresse a favore, con la sola eccezione dell’Unione dei contadini che ha rinunciato a prendere posizione. Tra 51 altri enti ed associazioni consultati, soltanto l’"Azione per una Svizzera neutrale e indipendente" (guidata da Christoph Blocher) ha dato una risposta negativa. Interessante è notare che parecchie persone e istituzioni sono a favore dell’adesione come espressione della solidarietà della Svizzera con la comunità internazionale. Con questa motivazione si è distinto il consenso espresso da numerose organizzazioni per le donne, giovanili e di aiuto allo sviluppo. Le principali riserve contro l’adesione — espresse soprattutto nell’ambito di formazioni politiche (partiti e gruppi d’interesse) — concernono le ripercussioni sulla neutralità, i costi dell’adesione ed una critica alla struttura e alle competenze dell’Onu. Ma nel messaggio al parlamento con cui il Consiglio federale raccomanda di accettare l’iniziativa, il governo ha definito in modo chiaro i nove argomenti in favore dell’adesione della Svizzera all’ONU. Primo: le Nazioni Unite sono l’unica organizzazione veramente universale e con la sua adesione la Svizzera sottolinea la sua volontà di partecipare solidalmente alla politica internazionale e di influire sui mutamenti mondiali che la coinvolgono. Secondo: gli obiettivi dell’Onu corrispondono agli obiettivi della politica estera svizzera. Terzo: le relazioni tra la Svizzera e l’Onu sono già intense, quindi i tempi sono maturi per l’adesione, perché impegnarsi in tutti gli ambiti senza partecipare agli organi principali è una cattiva politica. Quarto: aderendo, la Svizzera può tutelare i propri interessi nella soluzione di questioni globali. Quinto: l’adesione conferisce un più ampio margine d’azione internazionale alla Svizzera in quanto stato neutro (cioè può fare la sua politica neutrale con mezzi migliori). Sesto: migliorerebbero le condizioni quadro dell’economia elvetica attiva a livello globale. Settimo: la Svizzera avrà influenza sulla configurazione futura del diritto internazionale. Ottavo: migliorano le possibilità di tutelare gli interessi della Ginevra internazionale. Nono: con diverse riforme l’Onu si sta sforzando di eliminare le proprie debolezze e si prepara ad affrontare nuovi compiti. Ora tocca al parlamento decidere. Dopo il Consiglio degli Stati, sarà la volta del Consiglio nazionale discutere l’iniziativa nella prossima sessione autunnale. L’intenzione del Consiglio federale è di sottoporre l’iniziativa al voto popolare già nel corso del 2002 o al massimo nel 2003. Un po' di storia L’organizzazione delle Nazioni Unite, fondata a San Francisco il 26 giugno 1945 è costituita oggi da 189 paesi, quasi la totalità degli stati sovrani esistenti al mondo. L’organo decisionale supremo è l’Assemblea Generale, composta da tutti i paesi membri che vengono rappresentati da non più di cinque delegati ciascuno. La Svizzera e la Città del Vaticano vi sono ammesse unicamente come osservatori. Dall’Assemblea Generale — che adotta "risoluzioni" vincolanti per i paesi membri — emanano il Segretariato (con compiti organizzativi ed operativi), il Consiglio di sicurezza (composto da 15 membri, di cui 5 fissi, con il compito di assicurare "un’azione pronta ed efficace da parte delle Nazioni Unite""), il Consiglio economico e sociale, il Consiglio di amministrazione fiduciaria e la Corte internazionale di Giustizia. Di quest’ultima, la cui adesione è aperta anche a stati non membri dell’Onu, fa parte anche la Svizzera. Dall’Assemblea Generale e dal Consiglio di sicurezza dipendono diversi comitati e altri organi sussidiari. Ma il vero motore delle attività dell’Onu è il Consiglio economico e sociale. Da esso dipendono non soltanto fondi, programmi, istituti e altri organi sussidiari, alla maggior parte dei quali la Svizzera partecipa con contributi volontari; ma anche una dozzina di organizzazioni specializzate, alcune delle quali di grandissima importanza, quali la Fao (per la lotta alla fame), l’Unesco (per l’istruzione, la scienza e la cultura), l’Oms (per la sanità), l’Oil (lavoro). Il budget ordinario dell’Onu per il 2000 era di 1,3 miliardi di dollari, di cui 1,1 miliardi coperti dai contributi dei membri. Il budget per le operazioni di mantenimento della pace, sempre nel 2000, si aggirano intorno ai 2,1 miliardi di dollari, ivi comprese le spese per i tribunali internazionali. Sulla base delle cifre del 2000, se la Svizzera aderisse all’Onu dovrebbe versare una quota percentuale dell’1,215 del totale dei budget dell’Onu citati. In pratica, 13 milioni di dollari di contributo al budget ordinario, più 26 milioni di dollari per le operazioni di pace, meno i 4 milioni che paga attualmente quale osservatore. In totale, 35 milioni di dollari che equivalgono a 52,5 milioni di franchi all’anno.

Pubblicato il

22.06.2001 01:00
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