L'Europa che servirebbe

Lei è per o contro l’Europa? È una delle domande preferite da giornalisti e sondaggisti. Una domanda che così posta risulta però troppo semplice, perché la risposta dipende a quale ambito della politica dell’Unione europea (Ue) pensa l’interrogato: alla politica sull’asilo, a quella in materia di austerità o al programma di mobilità studentesca. Restare nell’Ue o uscirne? È un’altra domanda ricorrente: dopo il disastro Brexit in Gran Bretagna sono sempre meno i fautori di un abbandono dell’Ue. In particolare, molti nazionalisti e la destra dura di diversi paesi non lo sono più: in Italia il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini vorrebbe addirittura assumere la guida dell’Ue allo scopo di attuare tra l’altro una politica ancora più ostile nei confronti di musulmani, africani e altri.


Più o meno Europa? Un’altra domanda del tipo “o l’uno o l’altro”, della quale è rimasta prigioniera soprattutto la sinistra europea. Alcuni auspicano più competenze e un bilancio forte per l’Ue, mentre altri vogliono sottrarre competenze a Bruxelles nel nome della sovranità nazionale. Ma anche questo interrogativo non specifica cosa si intenda veramente. Cioè: vogliamo un’Europa dei mercati liberalizzati o un’Europa sociale, sostenibile e democratica? Nella misura in cui l’Ue promuove soprattutto un mercato interno senza restrizioni e vuole risolvere i problemi economici con politiche di risparmio brutali, sempre più gente è euroscettica. Diverso è il discorso se l’Ue rafforza i diritti sociali e combatte il dumping, se investe nella tutela dell’ambiente e in posti di lavoro. E se in questo contesto apre alla partecipazione delle persone alle decisioni. Solo così un’Ue forte può essere utile alla gente e aiutarla a capire che questioni quali il cambiamento climatico o la tassazione di colossi come Google possono essere affrontate solo a livello transnazionale.


A combattere per un’Europa sociale ci sono oggi in prima fila i sindacati insieme ad altre forze progressiste. La Confederazione europea dei sindacati rivendica «un’Europa giusta per i lavoratori», indicando così anche a chi deve servire. A questa battaglia ci siamo uniti anche noi in Svizzera. Quando qui lottiamo per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori, non compiamo un atto “contro l’Ue”. Siamo parte di una medesima lotta: dentro e fuori l’Unione.

Pubblicato il

03.04.2019 19:13
Roland Erne