La decima revisione della legge sull’assicurazione vecchiaia e superstiti (Avs) è entrata in vigore nel gennaio 1997 ed i suoi ultimi effetti sono stati messi in atto all’inizio di quest’anno. I suoi contenuti erano talmente innovatori (sostituzione della rendita per coniugi con un sistema indipendente dallo stato civile; bonus educativo; rendita per i vedovi; aumento graduale dell’età di pensionamento delle donne da 62 a 64 anni) che si è dovuto rinviare all’undicesima revisione la soluzione di altri grossi problemi e lo sviluppo di alcune premesse già poste. L’undicesima revisione dell’Avs, di cui si occuperà la prossima settimana il Consiglio nazionale in una sessione speciale, toccherà quindi quattro aspetti importanti, strettamente collegati l’uno all’altro:
• rendere finanziariamente sicura l’Avs,
• parificare l’età di pensionamento tra uomo e donna,
• introdurre il pensionamento flessibile (possibilità di riscossione
anticipata delle rendite),
• parificare il trattamento di vedovi e vedove.
Le divergenze di opinione su tali questioni sono piuttosto accentuate. Il Consiglio federale ha presentato oltre un anno fa la sua proposta al parlamento. Nel frattempo la Commissione per la sicurezza sociale e la sanità del Consiglio nazionale ha esaminato a fondo il corposo dossier ed ha apportato una serie di correzioni alla proposta del governo, cui si sono aggiunti quasi una cinquantina di emendamenti di minoranza. Il progetto finale che la Commissione presenta in aula è stato definito con 9 voti a favore, 6 contrari e 7 astenuti. E questo la dice lunga su quanto divergenti siano le opinioni e su quanto acceso sarà il dibattito parlamentare. Per capire quali siano i punti controversi, occorre dividere per temi i contenuti della revisione legislativa. La prima questione è l’età di pensionamento, che dev’essere parificata tra uomo e donna. Poiché con la decima revisione l’età di pensionamento delle donne è stata portata gradualmente da 62 a 64 anni, si pone il problema se abbassare quella dell’uomo a 64 o alzare quella della donna a 65. L’abbassamento del limite d’età degli uomini costerebbe troppo, mentre l’innalzamento di un anno del limite femminile, a partire dal 2009, farà risparmiare ogni anno 422 milioni di franchi. Con questo denaro il Consiglio federale vorrebbe ammortizzare gli svantaggi sociali del pensionamento flessibile. Poiché chi sceglie di andare in pensione anticipata (uno o due anni prima, gli uomini; a partire da 62 anni d’età, le donne) subisce una decurtazione della rendita, i 422 milioni risparmiati dovrebbero servire a coprire i costi di una decurtazione minore per chi ha un reddito modesto. La Commissione sicurezza sociale del Nazionale propone invece di impegnare a tale scopo 718 milioni di franchi. Inoltre, la decurtazione massima prevista a vita per gli uomini (6,8 per cento per ogni anno anticipato) verrebbe ridotta al 5,4 per cento, dato che la più lunga aspettativa di vita offre più tempo per il recupero della somma anticipata. La rendita per le vedove è quella che finora ha fatto discutere di più. Il Consiglio federale prevede che questo vitalizio termini, come per i vedovi, anche per le vedove quando i figli hanno raggiunto i 18 anni d’età. Con questa soppressione il governo intende risparmiare 786 milioni di franchi all’anno. La Commissione del Nazionale propone di mantenere il vitalizio per le donne che beneficiano già di una rendita. Ciò significa che il risparmio si ridurrebbe a 510 milioni; e tuttavia, ancora metà delle vedove perderebbe la rendita. Adeguamento delle rendite al rincaro. Attualmente lo si fa ogni due anni, secondo un indice misto che si basa per metà sul carovita e per metà sull’evoluzione dei salari. L’undicesima revisione dell’Avs prevede che l’adeguamento si faccia ogni tre anni, sempre che il costo della vita sia cresciuto del 4 per cento e utilizzando un indice che consideri per tre quarti il costo della vita e per un quarto l’evoluzione dei salari. Risparmio previsto: 150 milioni. La sinistra chiede che l’adeguamento resti biennale e che l’indice misto si basi esattamente sul contrario di quanto vuole la destra: per un terzo sul carovita e per due terzi sulla dinamica salariale. Le somme risparmiate, sin qui indicate ed altre minori, devono servire a risolvere durevolmente i problemi finanziari dell’Avs. Ma sono troppo esigue per bastare, dato l’invecchiamento progressivo della popolazione. La Commissione del nazionale vorrebbe destinare all’Avs l’intero gettito di quella parte dell’Iva a ciò destinata, mentre la Confederazione ne trattiene attualmente il 17 per cento. Inoltre, si dovrebbe aumentare l’Iva di un punto e mezzo percentuale per assicurare all’Avs un’entrata stabile di 4 miliardi di franchi all’anno. La sinistra preferirebbe invece una forma di finanziamento misto, alla quale partecipi anche una parte dell’oro eccedentario della Banca nazionale.
Abbiamo chiesto a Colette Nova, segretaria del’Unione sindacale svizzera responsabile del dossier Avs, un suo parere politico su questa controversa riforma:
Colette Nova, Berna vuole destinare all’Avs il 13,33 per cento delle entrate complessive dell’Iva. L’Unione sindacale svizzera ritiene adeguata o insufficiente questa forma di finanziamento?
Per principio l’Uss preferisce il prelievo percentuale sui salari, ma è anche d’accordo sul percento d’Iva come parte di un finanziamento misto. A questo scopo va però utilizzato l’intero gettito di questo percento d’Iva, che non deve quindi servire a coprire anche i vuoti nelle casse federali provocati dai regali fiscali chiesti dai borghesi in favore dei ricchi. Quindi, va bene il prelievo Iva, ma solo quando sarà necessario. E lo sarà più tardi di quanto il Consiglio federale asserisca nel suo irrealistico catastrofismo.
Quale altra forma di finanziamento vi sembra dunque proponibile?
L’Uss ha buone proposte alternative, facilmente realizzabili, che bastano per i prossimi dieci anni, cioè rendono superfluo l’aumento dell’Iva: metà del terzo punto percentuale dell’AD (assicurazione contro la disoccupazione), più il 17 per cento attualmente incassato dalla Confederazione del punto percentuale "demografico" dell’Iva, più la rendita dell’oro della Banca nazionale non necessario al Fondo Svizzera solidale.
La Federazione svizzera delle associazioni di pensionati e di autodifesa considera l’adeguamento delle rendite Avs/Ai ogni tre anni, invece che ogni due, un "relitto delle precedenti misure di risparmio della Confederazione", inacettabile ora che sono in discussione "regali fiscali ai più ricchi". Chiede inoltre il mantenimento dell’attuale indice misto (basato sul carovita e sull’evoluzione dei salari) di determinazione dell’incremento delle pensioni. L’Uss condivide queste rivendicazioni?
Naturalmente. È fuori discussione. Anzi, ancor meglio sarebbe la piena dinamizzazione, ovvero una modifica dell’indice misto che tenga conto per due terzi dell’evoluzione dei salari e per un terzo di quella dei prezzi.
Nel caso delle rendite per vedove, la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale ha apportato dei miglioramenti rispetto al progetto del Consiglio federale. Come giudica l’Uss questi miglioramenti?
Ancora inaccettabili: si dovrebbero risparmiare 500 milioni sulle spalle di metà delle vedove, vale a dire quasi 40 mila donne!
Ma per ammortizzare le conseguenze sociali del pensionamento flessibile la Commissione vuole stanziare 800 milioni di franchi invece dei 400 proposti dal Consiglio federale. Non può essere questa la soluzione giusta per rendere sopportabile la flessibilizzazione dell’età di pensionamento?
Certo, è un passo nella giusta direzione, fatto sotto la pressione dei risultati della votazione popolare del 4 novembre scorso (46 per cento e 7 cantoni a favore dell’iniziativa sull’età di pensionamento). Ma è ancora troppo poco.
Nel complesso, quali sono i punti forti e quali quelli deboli di questa undicesima revisione dell’Avs?
Di negativo c’è lo smantellamento (rendita vedovile, età di pensionamento delle donne, rallentamento del meccanismo di adeguamento delle rendite al carovita). Di positivo ci sono le maggiori entrate ed una migliore flessibilizzazione. Per un bilancio definitivo è però troppo presto: la verifica di cassa viene fatta alla fine. Il passaggio nella Commissione sociale del Consiglio nazionale è soltanto la prima di molte tappe.
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