L’Asia alternativa ha vinto la scommessa

Concepito per “asiatizzare” il Forum sociale mondiale (Fsm) e universalizzare così il processo avviato a Porto Alegre, l’incontro di Mumbai ha già centrato i suoi primi obiettivi. Con la sua complessità e la sua ricchezza, le sue contraddizioni e la sua simbologia, l’India ha vinto la scommessa e l’Asia avrà a partire da oggi in Mumbai un punto di riferimento geografico e altermondialista. Le 13 lingue ufficiali dell’Fsm lo dimostrano: hindi, marathi, tamil, bengalese, malayalam, coreano, bahasa, indonesiano, thai, giapponese... inglese, francese e spagnolo. La supremazia dell’identità È stata la stessa apertura, la sera di venerdì 16, a servire da termometro e a scuotere gli scettici, fra i quali alcune organizzazioni locali e contadine indiane che non hanno creduto nella validità di un Forum concepito in questo modo (alcune di loro hanno ripiegato in un forum parallelo e minoritario, “Mumbai resistenza 2004”, che si è svolto di fronte alle installazioni che hanno ospitato quello ufficiale). Dall’inizio una marea umana ha fatto traboccare le ampie strutture del Nesco Ground, un’antica fabbrica abbandonata riconvertita in «città della solidarietà e senza frontiere», secondo P.K. Das, il giovane architetto militante che l’ha disegnata. Da allora tutto sembrava piccolo in uno spazio grande quanto diversi stadi di football messi uno accanto all’altro e che sembrava un quartiere popolare recintato. La marea umana andava e veniva senza tregua, percorrendo le stradine del Nesco Ground al ritmo inarrestabile di canti e danze delle più svariate regioni del continente, dal folklore pachistano ai monaci tibetani, passando da gruppi tribali con arco e frecce... quasi tutti con striscioni o distintivi dell’Fsm. In questo modo, anche se il loro numero supera largamente quello previsto di 100 mila, i partecipanti sembravano ancor di più – il doppio o il triplo – perché il viavai è stato incessante. Dietro al ritmo, agli schiamazzi costanti e ai colori vivaci, c’è un movimento umano dal volto asiatico che va oltre il semplice folklore o lo show mediatico. È l’irruzione di un’altra forma di concepire l’Fsm che si formalizza a Mumbai: quella che privilegia l’incontro con gli altri a partire da una forte identità culturale propria; quella che non accetta di essere mediatizzata da nessuno; quella che riconosce l’estrema diversità di popoli e lingue (solamente in India con il suo miliardo e 100 milioni di abitanti si parlano 15 lingue ufficiali e più di mille dialetti). Un’identità culturale che esige un esercizio etnologico per capire la dimensione politica; che afferma che un altro mondo è possibile... a partire dalla diversità; che sostiene che la globalizzazione uniformizzante la si combatte con un altermondialismo costruito dallo spazio locale, dal basso verso l’alto, dalla propria posizione al consenso, dal vissuto quotidiano all’alternativa macro. I nuovi protagonisti La presenza delle donne in questa quarta edizione dell’Fsm è stata significativa: le si vedeva circolando nelle stradine del Nesco Ground; lavorando in qualità di volontarie nell’organizzazione; garantendo la traduzione; e quasi nella stessa proporzione degli uomini fra i moderatori e i relatori delle principali conferenze e degli atti di apertura e di chiusura del Forum. Significativo è stato anche il carattere marcatamente popolare delle migliaia di persone che si sono date appuntamento nella capitale economico-finanziaria del paese. Se le organizzazioni nazionali dei “Dalits” (intoccabili, senza casta) prevedevano di partecipare con 30 mila delegati, la gran parte del resto dei partecipanti – una maggioranza sul totale – era composta di rappresentanti di popolazioni tribali o di settori in basso alla scala sociale indiana e dei paesi vicini. In proporzione, i “bianchi” erano pochi; i meticci latinoamericani ancora meno e gli africani, con appena 300-400 delegati, sono stati i più assenti. Non meno impressionante era l’enorme quantità di gruppi, organizzazioni e movimenti fra i più diversi (politici, tribali, caste basse o senza casta, sette e religioni, omosessuali-lesbiche, di difesa delle minoranze e dei diritti umani, dei bambini, eccetera). Si tratta di un ventaglio socioculturale, generazionale e settoriale imponente quanto la folla che invadeva il Nesco Ground. Una quantità e una varietà che va ben oltre il gruppo di otto organizzazioni brasiliane che avevano indetto il primo Fsm nel 2001; che supera ampiamente la rappresentatività del Consiglio internazionale dell’Fsm; e che obbligherà a ripensare il futuro del Forum stesso a partire da nuove coordinate e parametri partecipativi che in questa edizione di Mumbai hanno vissuto una vera e propria moltiplicazione. Le già visibili sfide del futuro Se si cercava di rendere massiccia la partecipazione al Forum e di “asiatizzare” il processo nato a Porto Alegre, niente di meglio che questo atterraggio dell’Fsm in India. Adesso, però, sarà fondamentale proporre nuove metodologie nella forma, nell’essenza e nel funzionamento del Forum per poter digerire senza problemi “l’esplosione di Mumbai”. Le sfide immediate già cominciano a profilarsi e da una loro corretta risoluzione dipenderà la sostenibilità stessa del salto qualitativo che si sta vivendo. In primo luogo, la tutt’altro che nuova questione di come tradurre quantità in qualità, molteplicità in sintesi, partecipazione massiccia in conclusioni sintetizzabili e socializzabili. Nessuno per ora sembra avere una risposta chiara. In secondo luogo, come far sì che il prossimo Porto Alegre 2005 assicuri la partecipazione così marcata e massiccia dei settori sociali più marginalizzati e sfruttati, com’è stato il caso a Mumbai? Come permettere che i nuovi volti protagonisti di questo incontro altermondialista continuino ad essere protagonisti? E in terzo luogo, come riuscire in futuro a far sì che dall’autoctono – quasi tribale, locale – si sistematizzino le nuove proposte alternative affinché un altro mondo sia realmente possibile? Al di là delle sfide, appare inconfutabile che il processo nato a Porto Alegre, dopo soli tre anni di esistenza, si profila già come uno spazio alternativo di riferimento mondiale. Uno spazio che potrebbe indebolirsi solo per dissidenze interne – e in India si è corso per la prima volta questo rischio – oppure per cooptazione ideologica. Per ora l’Fsm vive, cresce e rompe tutti gli schemi delle espressioni politiche tradizionali, rafforzando ogni anno, ad ogni incontro, una nuova cultura politica universale.

Pubblicato il

23.01.2004 03:00
Sergio Ferrari