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Istanbul, la città che non dorme
di
Enrico Ärmlein
Istanbul, 9 novembre 2002 Istanbul è il ponte simbolico tra Occidente ed Oriente, la punta estrema dei Balcani; una metropoli caotica rumorosa inquinata, un polo d’attrazione per artisti, economisti, commercianti, turisti. Nella città si ritrovano tutte le etnie e le religioni della regione: Curdi, Bulgari, Ortodossi, Sciiti, Greci ecc. Una città multietnica per eccellenza! La città non dorme mai, c’è sempre traffico e rumore. «Lavoro di giorno e di notte, senza sosta, in città ci sono troppi tassisti. Per fortuna la gente ricca esce a tutti gli orari e riesco a guadagnare abbastanza per mantenere la mia famiglia», ci dice Ahmed il nostro tassista. A partire da mezzanotte le strade di Taksim si riempiono di giovani, figli della classe agiata. Sul Bosforo le discoteche all’aperto – in autunno – pullulano di studenti, manager, commercianti. «La musica varia sempre ma preferiamo quella occidentale tecno e chili», ci rivela Akram un frequentatore accanito di questi locali. Un gruppo turco che mischia tecno e musica orientale si chiama Harem, ha già pubblicato ben 3 Cd. Tarkan è un altro cantante conosciuto ormai in tutto il mondo. Altre cassette made in Turkey si trovano anche nei piccoli botteghini e bancarelle sparsi qua e la a Eminonu e nei grandi bazar del centro o suk di periferia. «Cerchiamo di tirare avanti come si può, se ci becca la polizia ci confisca tutto e ci rilascia dopo averci minacciato e picchiato» ci spiega uno studente curdo venuto ad Istanbul da un villaggio vicino alla frontiera irachena. Nella periferia della città la situazione non è facile, molti abitanti della metropoli non sanno come sbarcare il lunario, la crisi ha colpito anche il ceto medio: con 180 mio di lire Turche (circa 180 franchi) al mese sulla strada Bagdad a Kadikoy si possono comprare solo un paio di scarpe. «La situazione economica e politica non è sicuramente delle migliori per i Turchi», ci rivela Kaya un soldato dell’esercito di guardia davanti a Topkapi uno dei Palazzi del Sultano più belli. Anche Osman, un ragazzo cresciuto a Francoforte si lamenta della situazione insostenibile «Lo Stato continua a indebitarsi all’infinito, i politici ci hanno e stanno rubando tutto». Il 3 di novembre si sono svolte le elezioni e i Turchi hanno eletto un nuovo Parlamento. A caccia di fama era in lotta lo zar dei mass media: Cem Uzan – uno degli uomini economicamente più potenti – si è presentato candidato. I canali del gruppo mediatico Star (in mano al suo clan) trasmettono delle trasmissioni e immagini – purtroppo vere – della situazione economica catastrofica turca, affiancandole con l’arrivo trionfante di Cem Uzan. Lo stesso si poteva leggere nel suo giornale Star – tipo Blick – dove si ritrovano nel dettaglio le ricette epocali di Uzan che permetteranno di risanare e salvare il paese. Grazie al suo potere economico e mediatico, praticamente ha già in mano mezza Turchia ma non è riuscito – come in un altro paese democratico europeo – a prendere in mano il potere e a cambiare le sorti della Turchia. Ha vinto, come noto, una sorta di democrazia cristiana di stampo islamico.
Pubblicato il
15.11.02
Edizione cartacea
Anno V numero 34
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