Come se non bastassero i problemi veri, c'è chi si diletta ad inventarne di nuovi. Il più straordinario dei "non problemi" recenti è quello dei minareti. Ma sant'Iddio, c'è forse nostalgia dei tempi in cui cattolici e protestanti combattevano contro i rispettivi campanili? Certo, una specie di comignolo bianco, esile e lungo, collocato sopra un capannone industriale che serve da moschea non fa un bel vedere dal punto di vista architettonico. Ma se pensiamo invece a minareti come quello della Koutoubia, la moschea principale di Marrakech, ebbene quelli sono doni per l'umanità, come molti campanili e chiese, ovunque siano. Un altro non problema, uno che riguarda i richiedenti l'asilo (ci basterebbero quelli reali…) è stato proposto con insistenza in Ticino negli ultimi mesi. Dopo aver detto peste e corna dei centri per richiedenti l'asilo, ora si sono messi a difenderli contro una presunta novità, il collocamento di una parte dei richiedenti in appartamenti. Straordinario: la vera novità è esattamente il contrario, il trasferimento dagli appartamenti ai centri collettivi dei richiedenti la cui domanda d'asilo è stata respinta e che devono lasciare il territorio appena in possesso dei documenti necessari. Il trasferimento dai centri agli appartamenti, invece, è sempre stata la regola. I rifugiati sono dapprima accolti nei centri di registrazione federali, poi collocati per qualche mese in centri collettivi cantonali (in Ticino, gestiti dalla Croce Rossa), infine, se la procedura si prolunga o è concessa l'ammissione provvisoria (che dura anni!), trasferiti in appartamenti (gestiti da Sos Ticino). Le ragioni sono finanziarie, di adeguatezza, di sicurezza. Il soggiorno in un alloggio collettivo esige molto personale per l'organizzazione, sorveglianza e assistenza e costa il 50 per cento in più di quello in appartamenti, modestissimi e gestiti da pochi operatori (1 su 100 ospiti, contro 1 su 10 nei centri). Non è poi appropriato tenere a lungo le persone negli spazi ristretti e concentrati dei centri: uomini e donne di etnie diverse, che in parte lavorano, molti con bambini che frequentano le scuole. Infine la sicurezza. Il collocamento in appartamenti distribuiti sul territorio favorisce l'integrazione sociale e professionale, evita le incomprensioni e risse fra etnie costrette a convivere in spazi limitati, rende meno facile il contagio di comportamenti inappropriati e l'organizzazione di reti di spacciatori, responsabilizza di più le persone che gestiscono il proprio alloggio e bilancio familiare. Ricordiamo, per concludere, le cifre chiave: ci sono in Ticino 740 ammessi provvisoriamente, in appartamenti; 350 richiedenti in procedura, 200 nei centri e 150 in appartamenti. Infine, 170 richiedenti respinti, in attesa di partire: 100 sono nei centri e 70 negli appartamenti, ma questi saranno trasferiti, con eccezioni, nei centri. |