La lettura dei giornali in luogo pubblico è ogni giorno di più esperienza impegnativa e pericolosa. Oltre ai rumori molesti, radio e tv, i bar – alcuni bar – sono sempre più una raccolta minacciosa di figure lombrosiane targate Lega in presenza delle quali è pericoloso fare commenti ad alta voce, soprattutto verso sera quando, complice il tasso alcolico, vengono azzerati i freni inibitori. Al bar, di questi tempi, va di moda la massima ostilità mentale nei confronti dell’Italia. L’Italia sarebbe il Paese all’origine di tutti i mali del Cantone. Sto riferendo discorsi da bettola, naturalmente, e quindi un po’ estivi, per i quali non è indispensabile – pare – usare le facoltà mentali di cui madre natura (e a volte padre cultura) ci ha dotati. All’ora dell’aperitivo serale i bar si trasformano in aule giudiziarie. Chi non è con me è contro di me. Predominano la chiusura nei confronti dell’Expo milanese e l’auspicio manifesto che la Fiera internazionale abbia a fallire. Seguono, a ruota, il blocco delle frontiere – che è il tema attorno al quale ai leghisti si aggiungono gli intellettuali della “Gazzetta” – e la chiusura notturna di certi cancelli di confine, con la conseguente sospensione degli accordi bilaterali con l’Europa sulla libera circolazione delle persone. Siamo messi bene. A ridimensionare questi ragionamenti, su certi quotidiani ticinesi si parla spesso di “clima avverso nei confronti dell’Italia”, con un uso dell’eufemismo che è da manuale. (Quanto poi l’eufemismo riesca davvero ad attenuare il peso dell’odio e dei livori crescenti nei riguardi dell’Italia è tutto da vedere.) Ora, se è vero che bisogna preoccuparsi dell’estinzione di certe specie animali, si pensi a certe tartarughe marine pena l’attentato alla biodiversità, c’è anche il pericolo che si estinguano l’intelligenza umana e la sensibilità delle persone, con un danno irreparabile alla condizione dell’homo sapiens sapiens. Prendiamo il campo dei concetti di generosità in tutte le sue declinazioni – altruismo, solidarietà, aiuto al Terzo Mondo eccetera. Se si presta orecchio a certa opinione pubblica, sono davvero tempi grami. “Noi stiamo bene così. Perché andare a impegolarsi nei guai altrui? Ciascuno padrone a casa sua.” Gli atteggiamenti di chiusura di questo nostro Paese contro cui si battono vanamente ogni anno i consiglieri federali in veste di oratori della Festa nazionale, non esitano a sconfinare nell’autolesionismo. Con una crescita esponenziale dei Tafazzi. (Tafazzi, per chi non ricordasse, è quella figura di personaggio comico masochista, in calzamaglia nera, utilizzato da Aldo, Giovanni e Giacomo, che ricava piacere colpendosi l’inguine con una bottiglia in forma di clava.) Come si fa per esempio a voltare le spalle a Expo? Come è possibile gufare affinché una manifestazione di questa portata sia votata all’insuccesso? Non si ride delle disgrazie altrui, mi ha insegnato mia madre, senza dimenticare di aggiungere: “Ride bene chi ride ultimo”.
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