Inseguendo la volpe

A Villeneuve sorge un centro commerciale Fox Town dove non si lavora di domenica. Buon cuore dei padroni? Affatto. Dopo un ricorso inoltrato dal sindacato Sei una sentenza del Tribunale federale ha stabilito che il centro non può stare aperto di domenica. Del resto la nuova Legge sul lavoro è molto severa su questo punto. Come si spiega dunque l’eccezione del Fox Town di Mendrisio che gode del benestare del sindacato? Gabriele Milani, sindacalista del Sei, contestualizza la questione: "il Centro Fox Town è stato aperto nel 1996, in un periodo occupazionale particolarmente precario nel Mendrisiotto. In questo senso l’abbiamo visto come un’opportunità occupazionale". Inoltre il Sei in quel periodo era forte di un’altra conquista: i supplementi salariali per il lavoro domenicale e notturno ancorati al Contratto colletivo di lavoro (Ccl). Spiega ancora Milani: "era in discussione la revisione della Legge sul lavoro, dove si proponeva di togliere questi supplementi. Abbiamo lanciato il referendum contro tale modifica della Legge. Lo abbiamo vinto ma anche se avessimo perso i supplementi sarebbero rimasti visto che erano sanciti dal Ccl". Questo spiega perché allora il sindacato non si era opposto al lavoro domenicale. Eppure, si rammarica Milani "col senno di poi devo ammettere che siamo stati troppo poco rivendicativi dal punto di vista salariale. Chi lavorava di domenica aveva diritto a dei supplementi in termini di denaro ma i salari rimanevano comunque bassi". Nonostante a cinque anni dall’apertura del centro commerciale siano stati ottenuti degli adeguamenti salariali, siamo ancora ben lungi dall’obbiettivo che si sono posti i sindacati. Per ovviare alle manchevolezze del Ccl il Sei ha elaborato coi lavoratori la bozza di un nuovo contratto, che presenterà nei prossimi giorni. Conferma Milani: "provvederemo a disdire l’attuale Ccl. Annunciamo che il punto forte del nuovo contratto sarà l’aspetto salariale. Il contratto prevede una durata di 4 anni. In questo lasso di tempo i salari dovranno essere aumentati di 600 franchi (più il carovita). Questo allo scopo di raggiungere l’obbiettivo di un minimo di 3000 netti al mese anche per i lavoratori non qualificati". Il problema pecuniario è ben presente a tutti e non si fa fatica a capirne la centralità. L’adeguamento dei salari è una concessione che il Fox Town dovrebbe agevolmente concedere ai suoi dipendenti. Sì, perché è cosa nota il centro commerciale ha realizzato una cifra d’affari considerevole. "Appunto", continua Milani, "le persone attualmente impiegate sono circa 300. È certamente vero che la riuscita del progetto imprenditoriale deve molto alla collaborazione dei lavoratori, disposti a lavorare sette giorni alla settimana". Perché dunque i dipendenti del Fox Town non potrebbero beneficiare pure loro dell’indotto economico che contribuiscono a creare? Ma anche lo sforzo in termini di tempo dev’essere anch’esso adeguatamente regolamentato. Il nuovo Ccl non ha trascurato nemmeno questo punto: "per quanto concerne gli orari di lavoro tra le rivendicazioni del Sei ci sono: una settimana di vacanza supplementare, la riduzione del tempo di lavoro (da 42 a 40 ore settimanali), due domeniche libere al mese e 12 giorni festivi infrasettimanali". Sul solco di una migliore regolamentazione del tempo di lavoro il sindacato chiede anche una chiara definizione dei piani di lavoro. Dice Milani: "le lavoratrici e i lavoratori hanno il diritto di sapere per tempo qual è il piano di lavoro per il mese successivo". C’è un altro punto che sta molto cuore al sindacato: il fenomeno del lavoro interinale. Una tendenza che va affermandosi in diversi ambiti del mondo del lavoro ma che nel caso particolare sarà contrastata. Infatti può affermare con buona soddisfazione Milani: "il lavoro su chiamata è vietato". Quanto al lavoro ad ore prestato dal cosiddetto personale ausiliario si noti che "gli impiegati a tempo parziale sono soggetti allo stesso contratto di quelli impiegati a tempo pieno". V’è un accordo dei sindacati su questi punti? Se il sindacato Ocst, insieme ad altri, tentenna sull’opportunità di dare subito la disdetta del Ccl attualmente in vigore, il Sei non ha dubbi: "occorre un segnale forte. Per sottolineare la necessità di portare delle modifiche sostanziali al vecchio contratto".

Pubblicato il

18.05.2001 03:00
Sabina Zanini
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