«Presentiamo comunque il nostro controprogetto perché vogliamo andare fino in fondo alle cose, noi non ci tiriamo indietro», così ci ha detto il presidente del Partito socialista (Ps) cantonale Manuele Bertoli sul motivo per il quale il Ps continua a insistere sull’idea di un’alternativa all’iniziativa del Movimento per il socialismo “I soldi ci sono”. Controprogetto che i socialisti hanno voluto presentare comunque ieri alla stampa «per coerenza e per mostrare che il dialogo noi l’abbiamo cercato» anche se i giochi sembrano ormai fatti. La prossima settimana il Gran Consiglio ticinese deciderà infatti se sottoporre al popolo insieme all’iniziativa Mps un altro controprogetto, quello agli antipodi di Udc e Lega che combatte l’aumento delle entrate previsto dal preventivo 2005, mentre il possibile sostegno parlamentare all’alternativa targata Ps sembra esiguo. Se nessun controprogetto sarà sul tavolo per l’8 maggio resterà quindi unicamente l’iniziativa “I soldi ci sono” che, secondo un sondaggio pubblicato nell’ultimo numero del domenicale il caffè, sembra avere speranze per poterla spuntare. E il fronte di sostegno all’iniziativa, che vuole portare dal 10 al 13 per cento l’imposta sull’utile netto e dall’1,5 al 3 per mille l’imposta sul capitale sociale delle persone giuridiche, si allarga. L’Unione sindacale svizzera, con in prima fila il socialista Werner Carobbio, si è da poco aggiunta alla battaglia serrando le fila per la corsa finale: «perché quella dell’Mps è l’unica possibilità rimasta per poter intervenire sulle entrate e non solo sulla spesa visto che la maggioranza non ha neppure voluto entrare nel merito della discussione. I ticinesi devono capire che questo Consiglio di Stato ci sente da un solo orecchio e che se non si agisce sull’altro piatto della bilancia verranno tagliate ancora le prestazioni sociali». Ma non era meglio che i vertici del Ps avessero deciso subito per il sostegno a “I soldi ci sono” (vedi intervista sotto)? Intanto l’altro fronte, quello della maggioranza del Governo e le associazioni padronali urlano alla catastrofe qualora l’iniziativa di Giuseppe (Pino) Sergi e compagni dovesse passare. Delocalizzazioni a gogò, pesanti ripercussioni per le piccole e medie imprese, perdita della concorrenzialità fiscale di un Ticino fra le regioni più convenienti per le imprese di tutta Europa. Da ultimo ma non meno importante: una massiccia perdita di posti di lavoro. Fa paura, specialmente agli elettori. Come verrà portata avanti la campagna per il doppio sì? Si potrà convincere – e in meno di 2 mesi – che i ticinesi non rischiano il posto di lavoro? «Sono tutte bufale e balle del Governo che ricatta la popolazione – ci ha detto il leader dell’Mps Pino Sergi nell’intervista in pagina –. Ora abbiamo anche i dati forniti direttamente dalle statistiche ufficiali che fanno traballare questi castelli di menzogne». Werner Carobbio ha deciso in questi giorni di scendere in campo per sostenere l’iniziativa dell’Mps “I soldi ci sono”. Come mai? Non è solo una mia decisione personale, si tratta di una scelta della sezione Ticino e Moesa dell’Unione sindacale svizzera. Noi crediamo che il risanamento delle finanze non passa solo dal lato della spesa ma anche da quello delle entrate. Con il preventivo 2005 c’è stato un leggero ritocco, si è aumentata in maniera transitoria l’imposizione delle persone giuridiche ma è una misura insufficiente e che i partiti borghesi vogliono subito far rientrare. Fino a poco tempo fa dichiarava di preferire l’idea di un controprogetto al sostegno all’iniziativa. Cosa le ha fatto cambiare idea? Non era una questione di preferenze. Se l’obiettivo era quello di aumentare le entrate era giusto essere disponibili a trovare una soluzione mediana attraverso un controprogetto, ma come sappiamo questa volontà non c’è mai stata. Non si è neppure voluto entrare in materia. Di fronte a questo atteggiamento non resta che appoggiare un’iniziativa che solleva un problema reale e che propone delle misure concrete. Non è troppo tardi per scendere in campo? No, se la votazione si terrà come sembra l’8 maggio abbiamo ancora un mese mezzo per fare campagna. C’è chi dice che con il mancato sostegno da subito all’iniziativa “I soldi ci sono” il Ps ha perso una chiara occasione per profilarsi. Lei cosa ne pensa? A mio parere non è così. I socialisti hanno voluto trovare una convergenza con liberali e pipidini per affrontare seriamente i problemi del Cantone, ma ci è stato risposto picche. Il fatto che abbiamo cercato il dialogo non voleva certo dire di escludere a priori il sostegno all’Mps. Trovo che il Ps si sia profilato correttamente: da un lato abbiamo mostrato la volontà di trovare delle larghe convergenze e dall’altro, anche se per il momento la decisione è unicamente dell’Uss, quello di batterci per l’iniziativa per arrivare al bandolo della matassa. Il Consiglio di Stato, la maggioranza della Commissione tributaria e gli ambienti economici battono il chiodo sul rischio di una perdita massiccia di posti di lavoro qualora l’iniziativa Mps dovesse passare in votazione popolare. Con un “sì” i ticinesi non si giocheranno il posto di lavoro? No, non se lo giocheranno. Le imprese che vengono in Ticino non scelgono il nostro cantone unicamente per motivi fiscali. Non è sicuramente l’elemento determinante. Le faccio l’esempio di Carrefour che ha da poco rilevato Cattori, non credo proprio che prima di fare la loro scelta abbiano pensato alla votazione dell’8 maggio. Inoltre non è un segreto che nel periodo degli sgravi la disoccupazione è aumentata. Dov’è la coerenza? Gli spauracchi della disfatta economica inquietano la popolazione senza arrivare al nocciolo della questione: non gli si dice a chiare lettere che meno entrate significa meno prestazioni. I ticinesi hanno capito che l’equazione del governo non sta in piedi. È la realtà dei fatti che mostra che la maggioranza politica non vuole trovare soluzioni, in mente ha solo “meno Stato”. Una posizione ideologica mascherata dietro a piccoli zuccherini prontamente da ritirare appena si volta la faccia. Per il 2006 si prospettano altri tagli, questa è la volontà che sta dietro a parole come “revisione dei compiti dello Stato”. In un sondaggio presentato domenica dal settimanale il Caffè favorevoli e contrari all’aumento delle imposte per le persone giuridiche si equivalgono. Chi l’avrà vinta? Difficile dirlo. È evidente però che l’iniziativa ha le sue possibilità e questo per tre motivi. Il primo è che la gente capisce che non si possono affrontare i problemi del Cantone senza guardare l’altro piatto della bilancia, cioè quello delle entrate. Inoltre credo che gli utili record annunciati per il 2004 da diverse imprese, fanno arrabbiare molta gente che si sente cantilenare sempre il solito ritornello del “momento difficile”. Infine credo che i ticinesi si sono accorti che non c’è stato alcun tentativo da parte del fronte borghese di trovare una soluzione mediana attraverso un controprogetto. Questo evidentemente rafforza la posizione dell’iniziativa “I soldi ci sono”, è l’unica alternativa che rimane. Dire sì al preventivo e anche a questa iniziativa che vuole incidere sulle entrate è una risposta coerente ai problemi sul tavolo. In una recente riunione del Comitato del Ps cantonale si è parlato della necessità di instaurare un dialogo con l’economia. Come mai i socialisti non riescono a fare conoscenza con gli ambienti economici del Cantone? È un problema reale che esiste, e non da oggi, per la sinistra. Questo non significa però che una parte dell’economia non capisca che quando c’è da rimboccarsi le maniche devono farlo tutti. Si parla di catastrofe per le piccole e medie imprese ticinesi qualora l’iniziativa passasse, ma in realtà questa incide solamente sulle grandi aziende come banche e assicurazioni che negli anni scorsi hanno beneficiato degli sgravi. Beneficiato di sgravi ma anche licenziato e fatto sempre più pressione sul personale. La gente sente sulla propria pelle queste contraddizioni stridenti e voterà di conseguenza. Giuseppe Sergi i sondaggi vi danno un margine che potrebbe assicurarvi la vittoria. Ce la farete? Sono del parere che ce la giocheremo fino alla fine. Le nostre possibilità aumentano anche grazie ad un fronte che si allarga sempre più. Possiamo vincere con una sinistra unita. Lo stesso sondaggio mostra che possiamo conquistare salariati e cittadini di tutti i partiti. Avete poco meno di 2 mesi per convincere la popolazione ticinese che con la vostra iniziativa “I soldi ci sono” non mettete e repentaglio l’economia del Cantone e il loro posto di lavoro. In quale modo pensate che riuscerete a convincerli? Cercheremo di portare degli argomenti validi, l’abbiamo già fatto. Questi ultimi giorni però ci hanno portato nuovi interessanti dati e direttamente dalle statistiche del Cantone. Gliene riporto solo uno che sbaraglia la mitica idea che difende il fronte borghese: cioè quella che con l’aumento dell’imposta sul capitale le piccole e medie imprese ticinesi sarebbero andate in rovina. Non è affatto così, su 19’355 mila imprese tassate sul capitale in Ticino più della metà pagherà fra 0 e 150 franchi aggiuntivi all’anno. A queste si sommano 5 mila imprese che avranno un aggravio di 1’500 franchi, 125 franchi al mese. Solo 397 grandi imprese, quelle che hanno veramente approfittato degli sgravi, e che hanno un capitale sociale superiore a 5 milioni di franchi, pagheranno cifre maggiori. Non ci si venga ora a dire che roviniamo il tessuto economico cantonale, basta con le bufale e le balle. Ora ci sono i dati a darci ragione e sono sotto agli occhi di tutti gli elettori. Se la vostra iniziativa venisse approvata non ci sarà alcuna fuga di imprese dal Ticino? Le imprese vengono in Ticino perché “delocalizzano” da noi. Siamo noi il terreno di conquista. Le aziende si spostano qui per i bassi salari. Spendono il 20-30 per cento in meno per rapporto al resto della Svizzera: in Ticino ci sono i salari più bassi della Confederazione. Questa è la vera ragione per la quale sono da noi, perché risparmiano pesantemente sul costo del personale, e non certo per la concorrenzialità fiscale. In Ticino si è sempre cercato di fare promozione economica intervenendo su singoli settori, ora invece c’è lo sgravio indistinto per tutti anche se fanno utili miliardari e licenziano. Il Consiglio di Stato, le associazioni padronali e la maggioranza del Parlamento crede che state portando avanti una battaglia ideologica “contro tutto e tutti” e che in realtà non vi interessano le sorti delle finanze cantonali. È così? Le sorti delle finanze cantonali le ha rette proprio la maggioranza di cui lei parla. Sono davvero interessati alla salute finanziaria del Cantone? Se è così i risultati sono penosi. Vogliono tirare la corda, mostrare che siamo in situazione di vita o di morte per ricattare il cittadino e ottenere ciò che vogliono: sempre meno per la collettività e sempre di più per alcuni privilegiati. Quando si parla di concorrenzialità fiscale l’Mps storce il naso. Siete davvero convinti che la leva fiscale non ha importanza nell’era della globalizzazione? La concorrenzialità fiscale per funzionare presuppone che ci sia sempre uno più scemo di te. Cioè che se il Ticino fa pagare meno imposte alle imprese per ammaliarle non facciano così anche gli altri. A guadagnare da questa lotta fratricida sono coloro che hanno già molto e non il cittadino comune. Lo sgravio per i ricchi è da nababbo, per gli altri sono briciole che non servono neppure a compensare gli aumenti dei premi cassa malati. La competizione fiscale è una corsa al ribasso in cui i salariati ci perdono sempre. La beffa ulteriore, come succede in Ticino, è che i governanti poi vanno ancora a risparmiare sui loro dipendenti perché è l’unico modo che trovano per contenere i costi. La formula magica meno imposte più profitti, maggiori investimenti e quindi più occupazione non funziona e non ha funzionato da noi checché dicano quelli del Dfe. La catena si ferma a maggiori profitti. Andate a vedere cosa è successo negli anni di sgravio, il numero dei senza lavoro è aumentato. Banche e assicurazioni licenziano per avere fette sempre più grosse e le ottengono sulle spalle dei lavoratori. Il lavoro che si faceva in 4 ora si deve fare solo in 2, sennò di là c’è la porta. Prima parlava di misure di sgravio mirate per l’economia. Quindi l’idea dello sgravio non le dà così fastidio… Se c’è un interesse generale per la popolazione e se le imprese che approfittano dell’agevolazione fiscale creano veramente qualcosa per la società non ho niente in contrario. Esiste la legge sull’innovazione economica in Ticino, costato però che nonostante che siano stati usati i soldi del contribuente non si è in realtà creato granché per lui. Gli strumenti ci sono, ma si deve usarli come si deve. Parlate spesso di “sfruttamento della classe operaia”, di un “padronato irresponsabile e senza scrupoli alla ricerca del profitto a tutti i costi”. Sono messaggi ancora attuali quelli della “lotta di classe”? Certo che lo sono. Diavolo, si guardi intorno e vedrà che la lotta fra le classi è attuale più che mai. Tutti i giorni si toglie dignità al lavoro e si mette sull’altare il capitale e chi lo detiene.

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18.03.05

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