«Infine una chicca: dalla Camera di Commercio e dall'Aet che dicevano di sostenere l'iniziativa, ci sono arrivate in totale la bellezza di 17 firme!».
Mattino della domenica 6 maggio. Al presidente della Lega Giuliano Bignasca occorrerebbe chiedere chi all'Azienda elettrica ticinese gli ha assicurato appoggio nell'iniziativa di defiscalizzazione che pare essere riuscita. La grave affermazione è passata inosservata. Finora anche i commentatori dei media cantonali hanno schivato l'argomento che tuttavia impone una riflessione per le pesanti conseguenze che un sì popolare comporterebbe. Il canton Ticino è il terzo cantone più leggero fiscalmente della Confederazione dopo Zugo e Svitto (indice globale del carico fiscale 2005). Ma Zugo e Svitto hanno territori modestissimi, non accidentati, con scarsa popolazione e si appoggiano ad infrastrutture e servizi di altri cantoni (quali ospedali e università). Assicurare un servizio pubblico decente costa molto di più in un cantone isolato e periferico come il nostro, a differenza delle regioni dell'Altipiano. Dei tre cantoni che l'anno scorso hanno fatto registrare un disavanzo di gestione corrente siamo quello messo peggio (137 milioni contro i 18 del Giura e i trecentomila franchi di Appenzello esterno). È vero tuttavia che il debito pubblico pro capite in Ticino è ancora assai modesto, per cui alcuni campanelli d'allarme come quello suonato da Adriano Cavadini (CdT 4 maggio) appaiono un po' fuorvianti poiché parziali. Tuttavia è vero che il conto cantonale segnala un rosso abbastanza profondo e questo in tempo di alta congiuntura. Ebbene, davanti ad un disavanzo in parte strutturale cosa fa la Lega? Chiede di abbassare ulteriormente le imposte a banche e società (ennesima riduzione dell'aliquota sugli utili, stavolta di oltre il 16 per cento, da nove punti a sette e mezzo) e di procedere ad uno sgravio lineare per le persone fisiche (5 per cento come per l'analoga iniziativa accolta nel febbraio 2000). Gli sgravi lineari avvantaggiano quasi esclusivamente gli alti redditi. Per un cittadino del ceto medio risparmiare 100 franchi all'anno di imposte quando le accresciute partecipazioni ai servizi o la loro abolizione gliene costeranno un multiplo si rivela né più e né meno che una fregatura. L'iniziativa della Lega farà mancare al Cantone oltre 80 milioni di franchi all'anno: alle scuole, agli ospedali, alla tutela ambientale, alla sicurezza e via dicendo. Se si pensa alla fatica con cui si sta cercando di raggiungere un bilancio in pareggio, imposto dalla Legge sulla gestione finanziaria dello Stato, si capisce il danno che la demagogia e il populismo (per carità non certo appannaggio della sola Lega) possono arrecare alla comunità. Tanto più sorprendente è poi questa operazione di erosione dello Stato sociale laddove si pensi che la medesima Lega si oppone (e si è opposta, trovandosi sul medesimo fronte della sinistra) ai tagli nel sociale o alle riduzioni nell'aiuto al pagamento dei premi di cassa malati. È vero che il debito pubblico ticinese non è preoccupante, ma le cose non si risolvono gonfiandolo ancora più in fretta e in misura crescente.

Pubblicato il 

11.05.07

Edizione cartacea

Rubrica

Nessun articolo correlato