Inerti in eccesso

Oggi chiamiamo inerti tutti i materiali senza vita provenienti da scavi, demolizioni, trasformazioni, perforazioni di montagne e colline. E stiamo correndo il rischio, esagerando un po', di venirne sotterrati. Mai come ora abbiamo intaccato la crosta terrestre con una velocità ed un'intensità, che solo le macchine sempre più potenti e redditizie di cui disponiamo,  consentono. Ho letto su un giornale che a Locarno sorgerà presto un edificio di 20 mila metri cubi di cui più di 7 mila sotto terra e soltanto gli altri 12 mila fuori. Le scavatrici andranno a mordere in antichissimi e profondi strati geologici che i nostri umani predecessori con i loro miseri pala e piccone neanche potevano immaginare di sfiorare. A Chiasso qualche anno fa una macchina straordinaria aveva sgranocchiato un intero palazzo di cinque piani, triturando muri, davanzali, vetri, pavimenti; sicché non era neanche valsa la pena di preparare l'edificio per la demolizione spogliandolo, come si usava, delle componenti minori. Tanto la macchina divorava tutto e sputava fuori camionate di detriti. Appunto. Ma poi dove mettiamo tutta questa roba? Spesso intubiamo riali e riempiamo vallette. Oppure colmiamo luoghi dove prima abbiamo estratto pietre, ghiaia e sabbia. A Ginevra tutte le cave di ghiaia scavate in zone pianeggianti nell'aperta campagna sono state nuovamente riempite in anni recenti. Ma ora cominciano ad apparire, qua e là, colline di inerti al disopra del cosiddetto piano di campagna. Si vadano a vedere il grande mucchio cresciuto presso il fiume Gaggiolo, a Stabio, o l'enorme catasta che sta sorgendo dalle parti di Mezzovico, a sinistra dell'autostrada per chi sale verso nord. In fin dei conti modifichiamo senza dar troppo nell'occhio (almeno a prima vista) la forma originaria dei luoghi. Ma non solo. A Lugano il fondo del lago davanti alla città è notoriamente "piatto" come una grande spiaggia sommersa. Ed allora i copiosi materiali di scavo del cantiere del Palace hanno potuto essere gettati sul fondo lacustre così da formare montagnole ed avvallamenti, molto favorevoli, a detta degli specialisti, per la riproduzione dei pesci che prima non trovavano nel golfo cavità e rilievi adatti per questa bisogna. Sarà!
V'è da dire che gli organi dello Stato si danno da fare per trovare delle soluzioni. Per intanto sembra che ce l'abbiano fatta ma cosa avverrà nei prossimi anni? Cerchiamo di immaginare cosa uscirà dalla galleria di Cornaredo, da un'eventuale e sempre sospirata galleria Bioggio-Ponte Tresa, dai nuovi svincoli di Mendrisio, dalla indesiderata superstrada Stabio-Gaggiolo, dai lavori di Alp-Transit a sud del Monte Ceneri, dalle costruzioni di case e palazzi che non accennano a rallentare (solo per una casetta unifamiliare si scavano in media 400 metri cubi),dalle demolizioni che tuttora imperversano, dalle opere di canalizzazione, dai lavori di trivellazione alla ricerca di nuove fonti energetiche, dal potenziamento degli acquedotti, eccetera, eccetera. La massa di inerti sarà enorme ed il paese sarà percorso di continuo, in tutte le direzioni, da autocarri diretti alle discariche, con il loro strascico di rumori, di polveri, di intralci alla circolazione, di pericolo per i pedoni dei paesi attraversati. Taluni vedono in questa abbondanza di materiali la possibilità di formare in futuro nuove spiagge sui laghi, nuovi "quai" urbani, nuove piazze pubbliche sopra le vallette di un tempo, nuove aree piane per posteggi,  impianti sportivi o coltivazioni hors-terre. Basta inventare, progettare, creare un nuovo disegno del territorio più geometrico e più antropico, meno naturale e più "culturale". Io, sinceramente, mi fido poco. L'eccesso di inerti è il frutto di una rapina del territorio e non credo che dalle rapine possano nascere dei doni. Frutti avvelenati sì.  

Pubblicato il

07.11.2008 13:30
Tita Carloni