Incontri in valle

Nella mie passeggiate solitarie in valle trovo spesso l'Angelina, una piccola donna magrissima che porta lunghi grembiuli azzurri come quelli che piacevano a mia madre. È accompagnata da un cagnetto che si chiama Jago. «Con la vecchiaia è diventato impostore» dice Angelina, «è sordo e non abbaia più». Mentre lei pulisce il sentiero, Jago prende il sole.
Poco lontano da qui c'è la casa di Aldo, ottantaquattro anni, che mi racconta un po' della sua vita: suo padre morto di una pleurite presa scendendo al piano sotto la pioggia per andare al lavoro e lui che diventa manovale a quattordici anni, a quindici centesimi l'ora. Percorre di corsa i sentieri fino a Chiasso, arriva al cantiere e si arrampica sulle impalcature. Così, nelle mie passeggiate in luoghi familiari, una nuova figura verrà a farmi compagnia: il ragazzo scoiattolo di Bruzella che porta malta e mattoni ai muratori e la sera, per il ritorno a casa, trova a Fontanella un cavallante sceso dal paese a far ferrare il mulo, che lo fa salire sul suo carro dalle sponde alte.

Mercoledì sera, cantine di Mendrisio. Con alcuni amici vedo un documentario televisivo sulla vita di Peter Jacomelli detto Jaco: un bleniese emigrato a Richmond, dove lavorò per tutta la vita in un ristorante rinomato. Ora il ristorante è diventato un banale Mac Donald's.
Jaco ha novantanni. Vive ancora in Inghilterra, ma un po' di lui è rimasto a Semione. Stasera, qui con noi, commenta le immagini che rievocano la sua esperienza nell'esercito inglese durante la seconda guerra mondiale. Un ricordo: in Sicilia, dopo un attacco nazista che fece una carneficina, Jaco e altri dovettero sparare ai cadaveri dei soldati rimasti morti sul campo di battaglia, per poterli seppellire; perché i cadaveri si erano gonfiati come otri .
«Sono di una generazione che ha visto solo guerra e miseria», dice Jaco.

Domenica, Lattecaldo, convegno della sinistra. Un minuto di silenzio per Tiziano, portato via a tradimento dalla morte. Poi Aurelio dà la parola al candidato al Nazionale, uno di quelli venuto «a portare lo scompiglio in valle»: a scompigliare la mentalità di chi accetta le ingiustizie.
Il candidato tira fuori i suoi fogli e legge. Ricorda i primi socialisti della valle, che si trovavano a Scudellate, il paese su vicino al cielo, a stringere un patto di solidarietà tra di loro. Alcuni venivano da Erbonne, appena oltre la frontiera. La maggior parte erano emigranti, andavano a La Chaux-de-Fonds, a Zurigo e d'inverno, tornati al paese, si trovavano all'osteria. Muratori, gessatori. Qualche contadino, un postino, uno stradino. Mescolavano le speranze e le nazionalità. Tra di loro c'era anche Aldo, che oggi è il compagno più anziano presente al convegno.
Il candidato lo cita, lo guarda nel suo angolo, dove se ne sta a prendere il sole di settembre. Ma lui non capisce. È sordo come il cagnetto Jago.

Pubblicato il

21.09.2007 12:30
Alberto Nessi