L'elezione di Ueli Maurer in Consiglio federale non sposta più a destra il governo svizzero: sui temi politici di fondo Samuel Schmid (come del resto Eveline Widmer-Schlumpf) non gli è molto distante. Essa però pone un serio problema di credibilità a chi un anno fa estromise l'ala più populista, razzista e reazionaria dell'Unione democratica di centro (Udc) dal Consiglio federale (1) e ora vi elegge senza problemi uno dei suoi "migliori" rappresentanti. D'altro canto l'elezione di Maurer risolve un grosso problema all'Udc. E, paradossalmente, potrebbe dare una mano anche al Partito socialista (Pss).
Maurer è stato presidente dell'Udc svizzera per 12 anni, dal 1996 al marzo scorso. In questo periodo l'Udc ha più che raddoppiato il suo elettorato, passando da quarto a primo partito del Paese. Ma soprattutto si è spostata sempre più a destra, praticando una politica e una retorica razziste e misogine, sprezzanti verso gli avversari politici, discriminanti nei confronti dei diversi, socialmente spietate e perfidamente corporativistiche a tutto vantaggio di una ristretta cerchia di privilegiati. Maurer ha condotto questa politica con estrema coerenza, tollerando sempre anche le derive più stomachevoli di qualche suo collega di partito ma soffocando rigorosamente il dissenso interno.
Perché questa è la cultura politica di Maurer e dell'ala dell'Udc che egli incarna: significativo e sconcertante che all'hearing con il Pss, quando gli è stato chiesto un pensierino sui 60 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani, non abbia saputo balbettare un concetto di senso compiuto. Come abbiano potuto cedere alla prova di forza dell'Udc e votare adesso per Maurer quei parlamentari liberali e democristiani che un anno fa elessero Widmer-Schlumpf è un mistero. Sta di fatto che in questo modo soprattutto il Partito liberale radicale (Plr) torna a fare il servo muto dell'Udc, gettando al vento l'occasione che aveva di profilarsi come rispettabile rappresentante del mondo padronale. Questo però è un problema del Plr.
Ad immagine dello stesso Maurer, la sua risicatissima elezione permette all'Udc di tirare un grosso sospiro di sollievo. Perché, a dispetto dei proclami, l'Udc all'opposizione soffriva molto e non ci sapeva stare. Da un lato perché il suo elettorato più fedele ha iscritto nel Dna i valori tradizionali della Svizzera, fra i quali la concordanza, la condivisione di responsabilità, il rispetto dell'avversario politico. Dall'altro perché l'Udc in campo economico è perfettamente integrata negli apparati di potere e sempre più prende in mano le leve del comando lasciate libere dal Plr. Com'è possibile allora essere di fatto alla guida del Paese, ma non essere in governo? Significativi la difficoltà dell'Udc a posizionarsi sulla votazione dell'8 febbraio sulla conferma degli Accordi bilaterali con l'Unione europea e il suo consenziente silenzio sui 70 miliardi dati in pasto a Ubs, un tema che qualunque partito d'opposizione degno di questo nome avrebbe cavalcato con gran godimento.
Infine la sinistra, che per un soffio non è riuscita a ripetere il colpaccio di un anno fa e ad eleggere un rappresentante dell'Udc attento ai valori fondamentali di uno Stato di diritto. A parziale consolazione diciamo che Maurer, confinato a passare in rassegna soldatini messi su un rango e a presenziare a manifestazioni sportive, potrà per ora fare danni limitati. Ma soprattutto la sua presenza in governo permetterà al Pss di sganciarsi più facilmente a sinistra: con tutta la destra ora di nuovo ben rappresentata in governo gli obblighi derivanti dalla collegialità saranno meno pressanti. E quando si fa fatica a piazzare le proprie idee sul mercato politico, avere un avversario ben identificato e profilato può aiutare molto.

1) ritiratosi mercoledì dopo il primo turno dell'elezione in governo, l'ex consigliere federale Christoph Blocher, estromesso un anno fa, è definitivamente uscito dalla scena politica nazionale.

Pubblicato il 

12.12.08

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