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Giustizia

In tribunale lo schiaffo di Valcambi a Swissaid

La raffineria ha sporto denuncia per una pubblicazione di un rapporto. Per l’ONG si tratta di una "SLAPP", una procedura volta ad intimidirla.

Un gigante della raffinazione dell’oro e un’ONG. Sono questi i due protagonisti di una vicenda giudiziaria giunta oggi, 7 maggio 2025, in un’aula di un tribunale regionale del Canton Berna. Al centro della diatriba vi è un rapporto sul commercio dell’oro pubblicato nel 2020 da Swissaid, tuttora disponibile online. L’inchiesta è contestata da Valcambi, una delle più importanti raffinerie del mondo, basata a Balerna.

 

La «Coalition of SLAPPs in Europe» (CASE) ha classificato la causa intentata da Valcambi contro Swissaid come SLAPP, un termine che in inglese significa schiaffo, ma che è anche un acronimo di Strategic lawsuit against public participation (traducibile in italiano con “azione legale strategica contro la partecipazione pubblica”). Le SLAPP sono in sostanza quelle azioni legali tese a intimidire l’avversario e a reprimere la libertà di espressione. Azioni di questo tipo sono in aumento in Svizzera, dove uomini d’affari e multinazionali hanno sempre più nel mirino l’operato delle ONG e dei giornalisti.

 

Il caso di Valcambi contro Swissaid è emblematico: lo studio sull'oro tratta un tema di interesse pubblico che riguarda un'azienda internazionale; il caso è diretto contro un’ONG che, come i media, sono considerati il cane da guardia delle democrazia; la disparità di mezzi tra i due attori in campo è inoltre notevole.

 

>>LEGGI ANCHE: Ormai è una moda schiaffeggiare ONG e giornalisti

 

Il rapporto in questione ha messo in luce la relazione d’affari di Valcambi con dei partner opachi negli Emirati Arabi Uniti, come la società Kaloti, il cui nome è stato associato in passato a delle pratiche di approvvigionamento problematiche e a casi di riciclaggio. Kaloti è stata sospettata ad esempio di importare illegalmente oro proveniente in particolare dalle zone di conflitto in Sudan.

 

A seguito della pubblicazione dell’inchiesta, Valcambi ha presentato una denuncia penale per concorrenza sleale contro l'autore del rapporto e contro ignoti. Parallelamente, ha avviato una procedura di conciliazione. Non essendo stato raggiunto un accordo, Valcambi ha quindi avviato un procedimento civile per violazione della personalità e della protezione dei dati. «Sembra che la raffineria voglia esercitare la massima pressione su Swissaid e sull'autore del rapporto», ha afferma to Markus Allemann, direttore di Swissaid.

 

Oltre all’enorme tempo che Swissaid e l’autore del rapporto hanno dovuto dedicare a questa causa, vanno considerate tutte le spese giudiziarie. Per Markus Allemann, «in questo caso, una grande azienda sta esercitando pressioni su una ONG per impedirle di divulgare informazioni sulle sue pratiche commerciali problematiche». Per il direttore di Swissaid «l'azienda ha adottato misure molto aggressive, iniziando con minacce di azioni legali se la ONG non avesse ritirato il suo rapporto». Allemann sottolinea come l’ONG ha dato all'azienda la possibilità di rispondere alle accuse prima di pubblicare il rapporto. Tuttavia, la raffineria ha fornito solo risposte parziali.

 

Per Valcambi, l'accusa di procedura intimidatoria è «del tutto assurda». «Non abbiamo alcuna intenzione di intimidire Swissaid, ostacolare il suo lavoro o metterla a tacere. Rispettiamo il suo lavoro, ma non i metodi utilizzati», ha affermato al le Courrier Simone Knobloch, direttore operativo della multinazionale. Valcambi ritiene che Swissaid abbia agito in modo scorretto: «Il rapporto è stato redatto in modo superficiale e scorretto. Questo danneggia la nostra reputazione e, ovviamente, non può essere tollerato. È inaccettabile che Valcambi sia al centro dell'attenzione per fatti inesistenti».

Pubblicato il

07.05.2025 15:41
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