Lotta al dumping e battaglia per il diritto al salario minimo. Sono le rivendicazioni del movimento sindacale svizzero per la Festa dei lavoratori che il 1° maggio prossimo sarà celebrata come tradizione in varie località del paese. Rivendicazioni che in una realtà economica come quella ticinese sono particolarmente sentite, soprattutto dalle donne, che saranno al centro dei festeggiamenti previsti a Lugano.
E saranno alla testa di una colorata manifestazione che culminerà in quella stessa Piazza della Riforma "occupata" domenica scorsa dalla Lega dei ticinesi di Giuliano Bignasca dopo il trionfo nelle elezioni politiche cantonali. Anche per questo la festa dei lavoratori assumerà quest'anno un valore molto particolare: «Sarà come sempre un momento di riflessione e di lotta, ma anche un'occasione per affermare con forza che il problema del Ticino non sono i frontalieri e che questo cantone avrebbe bisogno di qualcosa di diverso delle politiche xenofobe, promosse da un imprenditore che assume solo frontalieri», spiega Saverio Lurati, segretario regionale di Unia e presidente dell'Unione sindacale svizzera (Uss) Ticino e Moesa. Del resto, aggiunge Lurati, «se durante le operazioni di voto ai seggi Unia ha raccolto più di 8.500 firme a sostegno dell'iniziativa popolare per un salario minimo per tutti di quattromila franchi al mese, vuol dire che il sindacato e la sinistra hanno ancora qualcosa da dire in questo cantone. Qualcosa di diverso di quanto afferma la Lega dei ticinesi, perché il nostro obiettivo è quello di scongiurare una guerra tra poveri, difendendo la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori attraverso un giusto riconoscimento del valore del loro lavoro». A maggior ragione in un contesto particolarmente critico come quello ticinese, dove il fenomeno dello sfruttamento della manodopera è in evidente crescita. E lo è «per colpa di quella parte di padronato becero che si annida nelle file dell'Udc, del Partito liberale radicale, di quello popolare democratico e in parte anche della Lega», afferma Lurati. «Il 1° maggio sarà un'occasione per riflettere tutti insieme sui cambiamenti in atto nel mercato del lavoro, in particolare sulla crescente precarizzazione e sul ricorso sistematico a tutti gli strumenti possibili immaginabili per spostare il rischio aziendale dell'imprenditore sulle spalle del lavoratore. E anche per sottolineare l'esigenza di porre un freno allo strapotere della finanza e alla destra xenofoba, pena il rischio di ritrovarsi in situazioni drammatiche paragonabili a quelle dell'Europa alla vigilia delle guerre mondiali. È evidente che nel mondo del lavoro negli ultimi anni ci si è avvicinati sempre di più alle condizioni che vigevano all'inizio del secolo scorso, quando il padrone aveva il pieno controllo sui lavoratori. Lavoratori che, allettati da una pseudo-ricchezza e indebitatisi oltre misura, oggi sono diventati dipendenti da gente che li utilizza a loro piacimento». La rivendicazione di un salario minimo (oggetto dell'iniziativa popolare promossa a fine gennaio dall'Uss per la quale è in corso la raccolta delle 100 mila firme necessarie) diventa dunque prioritaria per combattere la discrimi- nazione dei lavoratori e, soprattutto, delle lavoratrici. Come dimostra la scelta del movimento sindacale ticinese di dare voce soprattutto alle donne in occasione della Festa del 1° maggio: saranno infatti le rappresentanti delle varie federazioni a pronunciare i discorsi ufficiali e l'unico uomo a salire sul palco di Piazza Manzoni a Lugano sarà l'ospite d'onore, il co-presidente di Unia Andreas Rieger. Si tratta di lanciare un chiaro messaggio in vista della grande giornata nazionale per la parità salariale del 14 giugno. Spiega Saverio Lurati: «Se in questo cantone le donne hanno trovato spazio nel mondo del lavoro è solo perché l'economia aveva bisogno di loro. Altrimenti le avrebbero lasciate fuori. E oggi che sono una parte importante della forza lavoro, professionalmente preparate e più abituate degli uomini a faticare, vanno perlomeno remunerate allo stesso modo degli uomini. Le discriminazioni ancora oggi esistenti non sono semplicemente più sopportabili. Così come l'idea che le donne non debbano occupare alte cariche dirigenziali nonostante la loro capacità ad assumersi delle respon- sabilità». È dunque «a tutte le cittadine e cittadini del cantone» che l'Uss e le sue federazioni rivolgono l'invito a partecipare alle manifestazioni di questo Primo maggio. «Anche per dimostrare che se un partito come la Lega dei ticinesi ha successo, non significa ancora che le lavoratrici e i lavoratori si siano consegnati nelle mani di questa forza politica», conclude Saverio Lurati.
La festa è anche musica Come è ormai tradizione da alcuni anni, in Ticino i festeggiamenti per la festa dei lavoratori del 1° maggio si terranno nelle strade e nelle piazze della capitale economica del Cantone. Sarà una lunga giornata, che si aprirà in tarda mattinata con un corteo lungo le vie cittadine che inizierà in via Campo Marzio e si concluderà in Piazza Manzoni, a due passi dal Municipio. Lì si terranno i discorsi ufficiali delle militanti e delle rappresentanti delle federazioni dell'Unione sindacale svizzera, a cui seguirà l'intervento del copresidente nazionale di Unia Andreas Rieger. Dopo il pranzo in piazza, verso le 15 prenderà avvio la parte musicale che si concluderà attorno alle 22. Sul palco della centralissima piazza luganese saliranno quattro gruppi musicali: • In The Dead Car: Nato nel 2008 a Barcellona per mano del frontman Mary Kcripta e del batterista Fabio Colombo (entrambi di origine svizzera), il gruppo si compone oggi di cinque elementi che amano definirsi «la vera band crazy folk della Svizzera e della Spagna». Dopo l'uscita del primo album tre anni fa, hanno iniziato ad esibirsi in pubblico nei due paesi , guadagnandosi in poco tempo un discreto seguito di pubblico grazie ad una musica «sempre più cabarettistica, circense e gitana». • I Luf: Originari della Val Camonica, si definiscono «collettivo musicale di buone speranze» e propongono una musica «intrisa di folk e bagnata di rock». Una musica vivace e dalla grande comunicativa in cui si incontrano la vitalità del rock e i ritmi della tradizione. Con i loro testi in dialetto riescono a trasmettere lo spirito della tradizione della loro terra in chiave sempre attuale. Composta di nove elementi, la band di "lupi" si contraddistingue anche per un forte impegno sociale. • Malagang: Vengono da un paesino delle Marche e sono il prodotto della fusione di due formazioni, i Gang e i Malavida. Propongono un genere combat ska punk cercando di «dare voce a tutti gli esclusi, agli emarginati, agli ultimi», «...per gridare l'urgenza di essere vivi e riprendere possesso della propria esistenza». • Africa Unite: Gruppo musicale reggae nato a Pinerolo (Torino) nel 1981 considerato tra i più longevi d'Italia, che ha preso il nome dell'omonima canzone di Bob Marley, il celebre artista giamaicano scomparso proprio in quell'anno e a cui si sono sempre direttamente ispirati. Dal debutto discografico nel 1987 a oggi hanno sfornato una dozzina di album, oltre a raccolte e compilation. L'ultimo lavoro, "Rootz" è del 2010 e viene definito dal gruppo stesso «l'album del ritorno alle origini» per le sonorità roots reggae e i suoi testi di denuncia.
Programma del 1° maggio a Lugano ore 10.30: Ritrovo via Campo Marzio ore 11: Corteo fino a Piazza Manzoni ore 12: Discorsi ufficiali ore 13: Pranzo ore 15: Inizio dei concerti ore 19: Cena ore 22: Fine della manifestazione |