In fila indiana sul Piano di Magadino

Ho appena espresso il mio "no" alla Variante 95 e quando questo articolo apparirà il "popolo sovrano" avrà già determinato il destino del Piano di Magadino. Ieri, incolonnata sulla Contone-Quartino a 25 all'ora riflettevo sulle ragioni degli opposti schieramenti pro e contro la variante mentre lo stesso popolo sovrano faceva la fila con me. C'erano molte auto con targhe d'oltralpe e mi chiedevo se per loro, questo andare a passo d'uomo fosse davvero un motivo per fargli scegliere un'altra destinazione. Di solito uno non mette più piede in un posto perché non lo trattano bene o perché non è contento di quello che si trova davanti agli occhi quando si sveglia al mattino. E penso a certi gerenti e cameriere che quando entri nel loro ristorante ti guardano senza un sorriso e ti vien da chiedere se forse stai disturbando, e quando osi parlare ti senti rispondere "un momento!" con lo stesso tono con cui ti lasci andare all'insulto.  Penso anche a questo paesaggio che cambia così in fretta. Crescono colline dove c'era la  pianura. Tonnellate di rifiuti, sacchi grigi pieni di roba che sono il nostro surplus avariato. Discariche sempre più ingombranti. E si vogliono costruire ancora nuovi centri commerciali. Così, ci dicono, potremo confrontare i prezzi. Faremo il giro di sei o sette shopping-center, naturalmente in auto, per acquistare le patatine chips dove costano dieci centesimi di meno. La concorrenza è l'anima del commercio. Poco male se è la morte di tutto il resto. Sono sempre in coda. Verso le sei di sera – mi dico – il traffico è congestionato in mezzo mondo. Si sta in fila, magari si bestemmia fra i denti, ma ormai è così. Si accetta. La gente ha forse smesso di andare a Grancia perché è un inferno uscire dai parcheggi?
Mi dispiace molto di più per chi abita nei dintorni e deve respirare un'aria pestilenziale che per noi consumatori sempre più ingordi.  Mi cade l'occhio su un piccolo ulivo in vaso. Verrà dalla Puglia? C'è molta richiesta di ulivi e palme… fanno tanto "mediterraneo". Sorridiamo quando gli svizzeri tedeschi che hanno casetta in Ticino la prima cosa che fanno è piantare una palma. Ma non sono gli unici: il paesaggio tropicale è ambito ovunque, dalla Sardegna alla Grecia. Così nei bar sulle spiagge si bevono mojito e caipirina mentre si ascoltano ritmi latinos.
Le palme piantate nella sabbia molto spesso sono misere e spelacchiate ma sono palme, fanno "tropical", l'immagine-simbolo del relax e del lusso. Vuoi vedere che le troveremo anche nel nuovo mega-centro-vacanze di Andermatt, sotto una cupola riscaldata, infilzate nella sabbia attorno alla vasca con l'idromassaggio?   
Finalmente la fila di auto si muove più spedita. Anche stasera arriverò a casa. Ho coperto una distanza che chi abita nelle città fa giornalmente seduto in metropolitana. Perché non possiamo farlo anche noi?

Pubblicato il

05.10.2007 15:00
Cristina Foglia
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