In dirittura di arrivo

La riforma sull’Assistenza sociale non comporta aumenti della spesa. Anzi, è possibile che il coordinamento delle prestazioni Laps e il riordino dei compiti tra Cantone e Comune possa portare ad una lieve riduzione di spesa. Comunque, si suppone, non sia questo il principale obiettivo della riforma… Le finalità della Legge sono due: l’adeguamento della vecchia Legge sull’assistenza alla nuova legge quadro, Laps (Legge sull’armonizzazione e coordinamento delle prestazioni sociali) e la ridefinizione del ruolo del Comune nell’ambito del sostegno sociale. Quali erano i punti più deboli del sistema precedentemente in uso di erogazione di prestazioni sociali e assistenziali che sono stati migliorati dalla riforma? Il miglioramento introdotto dalla riforma si traduce in una maggiore certezza giuridica e una maggiore standardizzazione delle prestazioni. Questo permette di ridurre al minimo l’intervento più o meno discrezionale di chi decide se erogare una certa prestazione. Il margine di “arbitrio” nell’assegnazione dell’assistenza è più forte rispetto ad altre prestazioni sociali poiché resta la possibilità di aiuti speciali supplementari da aggiungere alle prestazioni di base. Aiuti speciali che rispondono a bisogni molto personalizzati. Inoltre la legge quadro definisce più precisamente diversi concetti quali, ad esempio, la definizione di cosa sia un’economia domestica (unità di riferimento per calcolare il fabbisogno) oppure la definizione più esatta delle prestazioni di base (qui si fa riferimento alla convenzione intercantonale della Conferenza svizzera dell’azione sociale). Tra gli obiettivi della riforma dello Stato sociale c’è anche la “realizzazione d’una forma di reddito minimo vitale per la popolazione più a rischio di povertà”. Può spiegare il concetto? Non è un concetto nuovo. Non c’è un reddito minimo garantito tramite un’unica prestazione. L’obiettivo è di assicurare un minimo vitale tramite il coordinamento delle diverse prestazioni evitando di raggiungerlo solo con l’assistenza. Quest’ultima è la prestazione più sussidiaria rispetto alle altre ed è anche, come già detto, quella più soggetta ad un certo “arbitrio” nella sua erogazione. Inoltre questa prestazione rimane sempre connotata in senso negativo. La scorsa fine settimana è stata accolta in votazione popolare la revisione della Legge sull’assicurazione disoccupazione (Ladi). Tra le altre cose la revisione prevede una diminuzione delle indennità di disoccupazione. Diminuendo i giorni di disoccupazione si rischia automaticamente il travaso nell’assistenza sociale? Se la congiuntura è cattiva o pessima e le possibilità di riassumere i disoccupati sono scarse è abbastanza ovvio che, se i giorni indennizzati dall’assicurazione contro la disoccupazione diminuiscono, i lavoratori non faranno in tempo in quei giorni a ritrovare un lavoro stabile e retribuito convenientemente. Perciò rischiano maggiormente di dover passare a richiedere prestazioni cantonali, tipo l’assistenza sociale. È anche vero che quando la congiuntura è buona un periodo molto lungo di assicurazione contro la disoccupazione può avere talvolta delle controindicazioni. Nel senso che può indurre i disoccupati a rinviare il momento di una scelta quanto alla reintroduzione nel mercato del lavoro. Non è detto che ciò accada necessariamente ma spesso le scelte non sono molto allettanti a certi livelli di qualifica o in certe regioni e questo rischia di procrastinare il momento cruciale della decisione di accettare un lavoro che magari non corona i propri sogni. La cosa è provata: più si dilazione questo momento, più è difficile reinserirsi. Una gran parte dei reinserimenti avvengono nei primi sei mesi di disoccupazione. Se la disoccupazione comincia a cronicizzarsi si corre il rischio dell’esclusione definitiva. Altro tema d’attualità. Sono stati presentati recentemente i Preventivi per il 2003. Sono pianificati importanti contenimenti alla spesa pubblica. D’altro canto l’Ufficio federale di statistica (Ust) ha rivelato che il 10 percento della popolazione vive al di sotto della soglia della povertà. Questo potrebbe incrementare la domanda nell’ambito delle prestazioni sociali. Come vi destreggiate con questi tagli? Nel settore specifico dell’assistenza non ci sono stati tagli tali da pregiudicare il dovere di assistere le persone nel bisogno (dovere ancorato nella Costituzione federale e cantonale). Al contrario a partire dal prossimo mese di gennaio le prestazioni di base dell’assistenza dovrebbero aumentare del 2 percento perché così è stato concordato a livello intercantonale nella Conferenza svizzera dell’azione sociale. Infatti da diversi anni le prestazioni assistenziali non venivano adeguate al rincaro. Con la riforma verrà rafforzato il ruolo del comune: in che modo? La riforma organizzativa nell’ambito delle prestazioni sociali cantonali è già stata dibattuta dal Gran consiglio in giugno quando è stata riveduta la Legge quadro. Il nuovo modello organizzativo prevede che vi saranno in periferia 13 comuni che per altrettanti bacini allestiranno degli sportelli per conto del Cantone. Sportelli collegati ad una banca dati centrale sui beneficiari di prestazioni sociali. I cittadini che vogliono richiedere una delle otto prestazioni sociali coordinate dalla Laps si rivolgeranno agli sportelli. La loro richiesta di prestazioni viene trasmessa via Internet direttamente alla sede centrale competente per decidere in materia. Una procedura che accelera i tempi di attesa dal momento in cui si inoltra una domanda a quello in cui si riceve il responso sulla decisione relativa all’erogazione della prestazione. Affinché il sistema funzioni bene il Comune deve assolvere un compito importante: informare il cittadino sulle prestazioni e sulle condizioni per accedervi. Nei comuni abbiamo fatto un’informazione capillare per sensibilizzarli e abbiamo organizzato dei corsi di informazione per i funzionari comunali preposti alle politiche sociali. Si fornisce anche del materiale per permettere al cittadino di conoscere agevolmente i propri diritti in materia di prestazioni sociali. Tutto ciò permetterà di snellire la burocrazia, velocizzare l’inoltro delle domande. E di rendere più chiara e trasparente la procedura. Il comune in materia di sostegno sociale conserva altre competenze che ha già oggi. È il caso degli aiuti puntuali per persone che non vogliono una prestazione assistenziale ricorrente. I comuni possono gestire autonomamente dei fondi sociali che permettono di evitare quell’altra procedura comunque piuttosto laboriosa. Il comune gestisce altresì le misure attive: può collaborare col cantone per programmi d’occupazione temporanea che permettano il reinserimento nell’attività produttiva. Programmi pensati per persone che beneficiano di assistenza sociale ma che si trovano in età potenzialmente lavorativa e che faticano a reinserirsi tramite i normali canali dell’Ufficio regionale di collocamento (Urc). Un’ultima osservazione: i comuni, a partire dal 1 gennaio 2001 sono esonerati dal partecipare a qualsiasi spesa cantonale in materia di assistenza sociale.

Pubblicato il

29.11.2002 02:00
Sabina Zanini
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