Il 16 maggio non sarà forse il giorno del Giudizio, quando gli empi saranno precipitati nelle fiamme dell’inferno e i virtuosi accolti in paradiso. Ma, certamente, alcuni verranno confinati in purgatorio, a meditare sui loro peccati e a ravvedersi. Il voto del 16 maggio è di quelli che contano. Con il nostro voto, dovremo rispondere a cinque domande importanti. Vediamole. Vogliamo togliere altri quattro miliardi alle casse federali, cantonali e comunali affinché i benestanti (non il ceto medio o i meno fortunati) possano cambiare l’auto – aumentandone, ovviamente, la cilindrata – realizzare finalmente il sogno della piscina nel giardino di casa, fare una capatina da Harrod (Londra) per il prossimo shopping natalizio? Quanto ai tagli necessari per compensare i minori introiti fiscali, ebbene, a quelli ci penseranno poi Rudolf Merz, Christoph Blocher e i loro accoliti nei vari cantoni. Vogliamo, per partecipare al “contenimento” della spesa sociale (la solidarietà sociale costa, è vero, costa!), cogliere l’occasione per dilazionare l’adattamento delle rendite Avs al rincaro (ogni tre anni, non più ogni due), ridurre quelle delle vedove, avallare la forte riduzione (per tutta la vita) delle rendite di chi deve rassegnarsi al pensionamento anticipato perché espulso dal mercato del lavoro prima dell’età di pensionamento, ritardare a 65 anni il diritto delle donne all’Avs? Vogliamo evitare, quando domani spenderemo 100 franchi, di riversarne 1,80 in più (aumento dell’Iva) per assicurare il finanziamento dell’Avs e garantire agli invalidi le rendite e le misure d’integrazione sociale e professionale? Noi non siamo invalidi, vero, e qualche santo provvederà se un giorno noi lo fossimo, o i nostri figli… Per risparmiare, basta stanare i falsi invalidi, come pure i falsi disoccupati, i falsi rifugiati, i falsi ammalati, i falsi poveri. In fondo, noi vogliamo solo veri occupati, sani e ricchi! Vogliamo, per sostenere i redditi dei contribuenti agiati, rendere più difficile l’accesso ai sussidi per i premi dell’assicurazione malattia? Grazie alle maggiori franchigie e partecipazioni ai costi, i premi potrebbero già scendere da soli, senza bisogno di sussidi! Vogliamo – finalmente! – che i docenti si diano una mossa e smettano di lavorare solo 23 o 24 ore la settimana? E non vengano a dirci che ne lavorano altre 20 per preparare le lezioni e per correggere i compiti e gli esperimenti degli allievi! Cinque domande, cinque risposte coerenti. Diciamo no al peggioramento dell’Avs, al “contenimento” dei sussidi ai premi dell’assicurazione malattia e all’aumento delle ore di lavoro degli insegnanti, ma evitiamo però di dire sì alla riduzione dell’imposta federale diretta e no all’aumento dell’Iva. Insomma, rinunciamo a volere la classica botte piena e la moglie ubriaca. Perché in tal caso, anche noi saremo confinati nel purgatorio, nell’attesa del giorno del Giudizio…

Pubblicato il 

07.05.04

Edizione cartacea

Rubrica

Nessun articolo correlato