Parità

Il 7 febbraio del 1971 due elettori svizzeri su tre hanno accettato alle urne il diritto delle donne di votare e candidarsi alle elezioni a livello nazionale. Sono passati esattamente 50 anni e  il progetto multilingue Omaggio 21 vuole ricordare e dare un riconoscimento a tutte le donne (e gli uomini) che nell’arco di 100 anni hanno lottato per le pari opportunità e l’indipendenza femminile, impegnandosi per una società più libera. A loro sono dedicate una mostra nel centro storico di Berna con 52 ritratti di donne di tutti i cantoni (dal 7 febbraio al 30 giugno 2021 in Herrengasse, Münstergasse e Münsterplatz) e una proiezione panoramica che però è stata rinviata a data da convenire a causa della pandemia in corso.

Le donne in Svizzera non lottarono solo per i loro diritti di voto e di elezione, ma si impegnarono nei settori più disparati, dimostrando coraggio e perseveranza. La conquista dei diritti politici per loro fu il risultato di numerose battaglie e di un grande lavoro intellettuale, non una conseguenza degli sconvolgimenti seguiti alle guerre e al caos di un paese distrutto, né a crisi politiche (come in diversi paesi europei), né tantomeno al regalo di qualche politico o giudice: fu una lotta lunga e difficile fino all’ultimo.

Dapprima, nel XIX secolo, le donne tentarono di liberarsi dalla tutela maschile attraverso le petizioni, ma venivano spesso derise e trattate con sarcasmo. Fu presto evidente che erano necessarie leggi più favorevoli alle donne per conquistare condizioni migliori a lungo termine. Così, essendo di fatto escluse dalla politica, iniziarono a intervenire sulla legislazione dall’esterno (scrivendo lettere ai politici, pubblicando articoli sui giornali, tenendo discorsi e agendo sul codice civile,…).

Nel 1900 si resero conto che per riuscire nel loro intento dovevano assolutamente ottenere il diritto di voto e di elezione: era necessario serrare i ranghi e agire su tutto il territorio nazionale organizzandosi in associazioni mantello. Così sono stati istituiti dei comitati locali che avevano tra gli obiettivi più importanti il miglioramento dell’istruzione per le donne, la protezione delle madri e dei bambini, il diritto all’indipendenza economica e l’eliminazione di ostacoli ed esclusioni all’esercizio di una professione.
Al fianco di queste donne che lottavano per i loro diritti, ci sono stati anche alcuni uomini che le appoggiavano: cittadini che chiedevano la parità e politici coraggiosi che lanciarono iniziative impopolari a favore delle istanze femminili (rischiando anche di perdere il loro mandato).
Nel 1928, dopo anni di lotte infruttuose e stanche del fatto che la mentalità dei loro concittadini uomini non cambiasse, le donne manifestarono a Berna, sfilando con la celebre lumaca, simbolo della lentezza snervante della politica maschile.

Al termine della seconda guerra mondiale, non ricevendo alcun riconoscimento per gli sforzi e i servizi resi alla nazione durante il conflitto, le donne giunsero alla conclusione che era necessario ricorrere ad altri mezzi se volevano raggiungere il loro obiettivo: dimostrare di essere all’altezza degli uomini non era stato sufficiente. Così, quando alla fine degli anni ’50 furono chiamate a partecipare obbligatoriamente al servizio civile, le attiviste vi si opposero, pretendendo che venissero loro riconosciuti i diritti politici.
Grazie a questo rifiuto ottennero l’indizione di una votazione federale nel 1959, nella quale non fu però raggiunta la maggioranza di Popolo e Cantoni.

Dei successi vennero comunque registrati a livello di singoli Cantoni (Vaud, Neuchâtel e Ginevra), così le donne decisero di concentrarsi sulle conquiste dei diritti a livello cantonale e comunale. I primi successi arrivarono nella seconda metà degli anni ’60, mentre a livello nazionale Consiglio federale e Parlamento pretendevano di firmare la convenzione europea dei diritti dell’uomo (che richiedeva la parità dei diritti nazionali tra uomini e donne), con la riserva che non includesse anche le donne. Era il 1969.

A questo punto, da sinistra a destra, tutte le donne svizzere si opposero fermamente a questa pretesa inducendo, dopo aspre trattative, Consiglio federale e Assemblea federale a presentare un nuovo testo da sottoporre a votazione nazionale il 7 febbraio 1971. Finalmente le donne ottennero il diritto di voto e di elezione a livello federale, una realtà che fino ad allora riguardava solo otto dei ventidue cantoni elvetici.

Pubblicato il 

07.02.21
diritti politici, donne, parità
Nessun articolo correlato