Immigrati leghisti in Svizzera

«Se abbiamo vinto è anche grazie all'onda lunga del successo della Lega Nord in Italia». Giuliano Bignasca, il presidente a vita della Lega dei ticinesi spiega così la forte avanzata del suo movimento alle recenti elezioni comunali. Come in Italia, è nei quartieri popolari che la Lega stravince. A Lugano, nei rioni di Molino Nuovo, Pregassona e Viganello, la Lega dei Ticinesi è di gran lunga il primo partito; un elettore su tre vota Lega. Una volta i lavoratori votavano a sinistra, oggi votano Lega, sia quella del Nord che quella del Ticino. Per capire, senza alcuna pretesa scientifica, quanto ci sia di simile o di diverso tra i due partiti separati dal confine, siamo andati ad incontrare degli elettori della Lega Nord, lavoratori frontalieri, attivi nell'edilizia. Uno squarcio per comprendere il successo del movimento leghista. E la sconfitta della sinistra.

In un cantiere edile del luganese, nell'orario di pausa pranzo. Nella baracca, seduti attorno al tavolo, una quindicina di operai si apprestano a mangiare. Sono tutti frontalieri, residenti nel nord Italia. Qualcuno è originario del sud, ma vive da anni appena oltre il confine con la Svizzera. La gran parte di loro ha votato Lega Nord, il partito di Umberto Bossi che alle recenti elezioni ha fatto il pieno dei voti nell'Italia settentrionale. «Certamente» risponde qualcuno più fiero di altri di essere leghista. Sapete spiegarmi il motivo di tanto successo elettorale? «Immigrazione e sicurezza»; senza ombra di dubbio rispondono compatti. «Violentano, ammazzano e gli danno pure la medaglia». La delinquenza sembra dilagare in Italia, da qui l'esigenza di una maggiore severità nei confronti di chi sgarra. «In Italia non c'è legge, c'è solo impunità». Ma i delinquenti non sono solo gli stranieri, sotto accusa anche la classe politica nazionale. «Prendi Mastella. Quello gode di una protezione speciale» aggiunge un altro «È un mercenario, si fa i soldi e degli altri se ne frega» «E poi lo assolvono» rincara un altro. In Italia c'è dunque un senso di impunità dilagante.
«I politici se ne vanno in giro con la scorta e l'auto blindata, ma i invece cittadini chi li protegge?». E dell'alleanza Bossi-Berlusconi, cosa ne pensate? «Speriamo funzioni» qualcun'altro invece è scettico, crede che non durerà a lungo. C'è chi si ricorda degli inizi della carriera politica di Bossi, di quando tuonava contro Berlusconi, chiamandolo mafioso e ladro. «Ormai le stiamo provando tutte. Vediamo se va anche questa» conclude un altro. Ma secondo voi, faranno gli interessi dei lavoratori? «Un ricco non ha mai fatto gli interessi dei poveri» risponde uno dal tono sicuro, mentre gli altri annuiscono con il capo. E come la mettiamo allora con gli interessi degli operai, domandiamo. Secondo i presenti, il sindacato rimane la soluzione migliore per tutelare i lavoratori, che però devono restare uniti. Qualche critica all'operato dei sindacati si alza dal tavolo, ma il giudizio nei loro confronti è sostanzialmente buono. Ad esempio, nell'ultima lotta per la difesa del contratto dell'edilizia, secondo i presenti, i sindacati si sono comportati molto bene.
Torniamo però alla vittoria delle Leghe. Il secondo elemento del successo elettorale della Lega Nord che pare determinante a sentire questi lavoratori è il federalismo, l'autonomia delle regioni come in Val d'Aosta o Trentino alto Adige. Segue l'argomento del "meno tasse", anche se qualcuno si dice scettico: «togliere l'Ici (Imposta comunale immobili, ndr.), togliere il bollo, e togli qui e togli là. Eppoi come la finanzi questa Italia che già sta andando in malora?». In conclusione, l'argomentario delle due Leghe che le ha portate al successo è completo. Immigrati, sicurezza, autonomia locale e "meno tasse". Nella baracca campeggia il manifesto della Lega Nord che più di tutti ha fatto furore: quello dove c'è disegnato un indiano del nord america, affiancato dalla scritta: «Hanno subito l'immigrazione, ora vivono nelle riserve». Lo stesso cartellone usato dalla Lega di Bignasca. «Sanno solo copiare» risponde un muratore quando glielo si fa notare. Quando facciamo presente che spesso la Lega dei Ticinesi e Bignasca dalle colonne del suo giornale "Il Mattino della domenica" attaccano gli stranieri, frontalieri compresi, si arrabbiano: «e chi lavora nei cantieri poi in Svizzera? Quanti svizzeri lavorano nella sua impresa?» Un secondo rincara: «digli al Bignasca di fare un giro in questo cantiere che gli spieghiamo qualcosa…» Sanno di essere loro gli stranieri in questo caso: «quando c'è la crisi, siamo i primi a perdere il posto di lavoro. Paghiamo la disoccupazione qui in Svizzera e poi non ne abbiamo diritto. Quelli meno tutelati siamo noi, poi arrivano i domiciliati e infine gli svizzeri». E ancora: «Guarda la differenza di trattamento che c'è stata per gli operai delle Officine di Bellinzona e quelli dell'Officina Franzi, dove sono tutti frontalieri».
A questo punto però, dovete aiutarci a capire: se la Lega dei Ticinesi insulta gli stranieri non va bene, se lo fa la Lega Nord, sì? Facciamo inoltre notare che in Italia ci sono tanti stranieri che si guadagnano il proprio pane onestamente, lavorando duro. Ad esempio, proprio nell'edilizia italiana, una gran parte dei lavoratori sono extracomunitari. Per i nostri interlocutori, il nodo della questione stà proprio lì. Se c'è lavoro, non c'è nessun problema con lo straniero. Ma bisogna che abbiano il permesso di soggiorno e quando si decide di espellerli, lo si faccia davvero. «Voi in Svizzera fate così, no?»
Elettori di un partito dichiaratamente repressivo contro gli immigrati, ed emigranti quotidiani a loro volta in Svizzera per guadagnarsi il pane. Elettori di un partito alleato al governo con il più grande capitalista italiano, e ben coscienti di appartenere alla classe dei lavoratori e per questo organizzati sindacalmente per difendere i loro interessi. Questa la realtà, complessa, su cui riflettere.

Pubblicato il

25.04.2008 03:00
Francesco Bonsaver
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