Il vuoto nelle falegnamerie

Senza regole, tra pressione estere e assunzioni d'interinali, il costo per i lavoratori sarà altissimo. Ma anche le aziende pagheranno un forte tributo

Il rifiuto padronale di concedere il prepensionamento ai falegnami ha fatto saltare l'accordo sul rinnovo del Contratto collettivo di lavoro. Le responsabilità e le conseguenze di un vuoto contrattuale in un settore da tempo sotto pressione. Senza regole, la concorrenza leale tra imprese non sarà garantita e i lavoratori pagheranno il prezzo più alto.
 
Oltre a una prevedibile crescita della pressione sul mercato cantonale delle ditte estere, anche l'assunzione oggi fortemente limitata di interinali, potrà diventare la regola per abbassare i costi della manodopera. Un falegname qualificato, col ccl, aveva garantita una retribuzione annuale minima di poco superiore ai 65mila franchi. La stessa persona, guadagnerà da interinale 12'500 franchi in meno. 
 
A dicembre, l'associazione dei fabbricanti di mobili e serramenti ha sottoposto alle sue affiliate, le falegnamerie svizzero-tedesche e ticinesi, due oggetti in votazione negoziati coi sindacati. Il primo, la proposta del nuovo Ccl, è approvato, mentre l'introduzione del prepensionamento è stata bocciata. I sindacati accusano l'associazione padronale dei falegnami di non essere stata ai patti, avendo disgiunto l'approvazione del nuovo Ccl e il prepensionamento, quando era stato concordato che fossero parte di un unico pacchetto. L'associazione padronale sostiene invece che non vi fosse mai stato un accordo nel legare Ccl e prepensionamento. In assenza di documentazione scritta che provi l'esistenza o meno dell'accordo, chi ha ragione? Proviamo a rispondere al quesito, attenendoci ai fatti e alla logica. 
 
Il nuovo Ccl è peggiorativo, leggermente, per i dipendenti. L'orario settimanale di lavoro è stato aumentato di trenta minuti. I due giorni di ferie ai dipendenti aggiunti, non coprono interamente l'aumento orario sull'arco di un anno. Oltre a questo aspetto, vi sono altri elementi "sensibilmente" peggiorativi per i dipendenti nel confronto col Ccl precedente. 
 
Ragionando a mente distaccata, è possibile che i sindacati abbiano negoziato un accordo peggiorativo del Ccl senza la contropartita del prepensionamento? «La risposta può essere solo una: no» spiega risoluto Igor Cima, responsabile del settore artigianato in Ticino. «Sono dieci anni che i falegnami ticinesi aspettano il prepensionamento. I colleghi romandi ne beneficiano da oltre dieci anni, con estrema soddisfazione e nessuna ripercussione negativa per aziende o lavoratori. Nel caso specifico, sono una decina d'anni che le parti sottoscrivono l'impegno nel trovare una soluzione per la pensione anticipata. Ogni volta, però, la parte padronale lo rinviava. Nelle trattative dello scorso anno, invece, si era finalmente riusciti con la delegazione padronale a trovare un'intesa sul modello di prepensionamento, unitamente al nuovo Ccl. L'accordo di pacchetto unico reggeva sul rapporto di fiducia tra le delegazioni negoziatrici. Una fiducia mal riposta, dato che poi il padronato ha giocato sporco sottoponendo i due elementi in votazione separata. Si sono comportati come davanti a un buffet: prendo quel che mi piace, il nuovo Ccl, mentre il resto, il prepensionamento, no grazie». 
 
Ora il ramo è privo di contratto, una situazione estremamente pericolosa soprattutto per una regione come il Ticino, confrontata con la forte concorrenza italiana. Il ramo falegnameria è di gran lunga in testa nella classifica di notifiche di lavoratori distaccati ricevute in Ticino. 
 
Lo è storicamente e si è confermato anche nell'anno segnato dalla pandemia con due mesi di blocco d'attività, con quasi 7mila lavoratori notificati nel 2020. Ben 1.300 in più dei metalcostruttori (secondo ramo classificato per notifiche), mentre seguono ben distanziati gli altri settori. L'associazione interprofessionale di controllo, l'organismo incaricato di verificare il rispetto dei 23 Ccl obbligatori a sud delle Alpi, aveva constatato nel solo ramo delle falegnamerie oltre un quarto delle infrazioni rilevate in tutti i rami. 
 
Una pressione estera innegabile nel ramo, che rischia di diventare un vero tsunami nel breve futuro. Senza Ccl, la concorrenza italiana non sarà obbligata a rispettare le condizioni di lavoro, salari in primis. 
«Senza Ccl, non succederà granché, almeno sul breve termine» sostiene invece la sezione ticinese dell'associazione professionale in un suo recente scritto sulle conseguenze della bocciatura del prepensionamento e il vuoto contrattuale conseguente. Qualche riga successiva, concede alcuni cambiamenti: «I lavoratori attuali non subiranno una diminuzione di stipendio, tuttavia è probabile che i nuovi assunti avranno stipendi inferiori agli attuali». Chi conosce le dinamiche del mondo del lavoro, sa che una riduzione degli stipendi d'entrata porta inevitabilmente a una progressiva erosione di tutti i livelli salariali. 
 
Ma la concorrenza sleale, arriverà anche dall'interno. Nel Ccl vigeva un importante limite d'impiego dei lavoratori interinali nelle imprese. Ora, senza Ccl, chiunque potrà aprire una nuova ditta in Ticino assumendo solo interinali. Il minimo salariale obbligatorio sarà quello del Ccl interinali, ben inferiore a quello dei falegnami. Ad esempio, un falegname qualificato con quattro anni di esperienza potrà esser retribuito 22,28 franchi da interinale, quando prima percepiva 26,70. Ancor peggio sarà per un manovale falegname ventiquattrenne, che passa dai 23,05 franchi l'ora a 16,79 da interinale.
 
 
«Non ci vorrà molto tempo affinché tutte le ditte ticinesi, per rimanere concorrenziali, dovranno scendere coi salari» commenta Cima. «Il settore delle falegnamerie in Ticino, nel caso di vuoto contrattuale, presenta tutte le caratteristiche per diventare un caos generalizzato, dove a perderci drammaticamente saranno aziende e soprattutto lavoratori, confrontati a un'impennata di dumping salariale generalizzato».
 
Per evitarlo, salvo un improbabile ripensamento padronale, sarà necessaria una mobilitazione importante dei lavoratori. «La storia lo insegna. È solo con la forza della mobilitazione se gli edili sono riusciti a conquistare il prepensionamento o se i gessatori ticinesi hanno respinto l'attacco all'ultimo rinnovo contrattuale di quattro anni fa, riuscendo a migliorarlo». Appena la pandemia lo consentirà, inizieranno le tappe preliminari dell'organizzazione dei lavoratori in vista della mobilitazione collettiva.

Pubblicato il

21.01.2021 15:10
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