Il vuoto italiano

Vi ricordate la campagna ambientalista in difesa del polmone della terra, quella foresta amazzonica mangiata pezzo per pezzo dalle fameliche multinazionali? "Quest'anno abbiamo perso l'Austria", era il messaggio disperante. Potremmo utilizzare lo stesso criterio per raccontare in l'Italia ai tempi del Berlusconi ter. Questo mese abbiamo perso la Sardegna, affrettiamoci a visitare le sue meravigliose coste prima che l'imperatore di Arcore e della Costa Smeralda provveda a cementificarle. Insieme all'isola più bella abbiamo perso il Partito democratico: Veltroni se n'è andato dopo aver collezionato una sconfitta dopo l'altra, affondando prima le navicelle che già imbarcavano acqua alla sua sinistra, quindi picconando il suo stesso partito, per statuto equidistante tra capitale e lavoro. Per conquistare un centro egemonizzato dalla destra il Pd ha reciso le ultime radici del suo albero, ha fallito al centro e ha perso la sinistra. Meglio dire che ha perso i residuali consensi tra i lavoratori. Lo dice anche il voto sardo: la destra ha stravinto proprio negli ultimi insediamenti operai, devastati dalla crisi economica e dalle mancate risposte politiche all'emergenza sociale da essa provocata. Tra gli ex minatori del Sulcis, tra i chimici e i meccanici del Sassarese e del Nuorese a cui non è sufficiente la tutela della foca monaca, ormai le foche monache sono gli operai in via di estensione. Il Pd s'è ristretto come una t-shirt di plastica in lavatrice e quel che resta sta implodendo sui temi etici, sulle ronde contro rom e migranti, sul rapporto con la Cgil e il conflitto sociale. Pensando alle elezioni europee molto più che alle cariche della polizia contro gli operai dell'Innse o della Fiat di Pomigliano. Mentre Berlusconi ribalta il paese a colpi di razzismo, classismo e subalternità vaticana, Veltroni ha passato il cerino al suo scudiero democristiano, Enrico Franceschini. Ai romani era andata ancora peggio, quando per assumere lo scettro del Pd l'indomabile Walter consegnò la capitale al fascista Alemanno.
Tutto cambia in peggio, mentre centinaia di migliaia i precari hanno perso il lavoro restando senza protezione alcuna e i più "fortunati" vivono con un salario dimezzato dalla cassa integrazione. Resta la Cgil, colpita dall'attacco di governo e padroni e dal salto della quaglia di Cisl e Uil, saltate sul carro dei vincitori e firmatarie dall'accordo separato che controriforma il sistema contrattuale. Isolata, insieme a milioni di lavoratori che continuano a riempire le piazze del Belpaese, come i 700 mila metalmeccanici e pubblici che il 13 febbraio hanno riempito una piazza San Giovanni straordinaria, vitale, determinata. Una piazza priva di rappresentanza politica. Il Pd è in rotta e le sinistre, come i polli di Renzo, si beccano tra loro per conquistare uno o due europarlamentari.

Pubblicato il

27.02.2009 15:00
Loris Campetti