In Ticino, ha fatto discutere soprattutto per il grossolano errore nel titolo: “lungo di lavoro” anziché “luogo di lavoro”. Il volantino arrivato in tutte le case per propagare il No alla legge sul clima – in votazione il prossimo 18 giugno – è un inedito condensato di notizie false sul cambiamento climatico. Trenta righe di pura follia complottista. Nel testo si legge, ad esempio, che «il graduale riscaldamento in atto da circa duecento anni, dopo cinquecento anni di freddo», favorirebbe «la crescita delle piante e la produzione di cibo» e non rappresenterebbe «alcuna minaccia». Che lo dicano agli abitanti della Romagna, per citare solo l’esempio più vicino e recente della distruzione generata dalle antropiche bizze del clima. Nel dipingere lo scenario apocalittico che causerebbe un Sì alla legge in votazione, gli autori del testo fanno riferimento all’«allarmismo» generato da «miliardari americani che traggono enormi profitti dalla paura». Chissà se il riferimento è al magnate George Soros, diventato una specie di mostro finale per qualsiasi teorico del complotto? Votando Sì – si conclude – «in inverno congeleremo» e diventeremo più poveri copiando «ogni assurdità dei tedeschi». Il volantino è firmato da un misterioso “Comitato Salviamo la Svizzera come luogo di lavoro”, basato nel comune di Stäfa, sulla Goldküste zurighese. Il nome non è nuovo: il comitato è già stato attivo in precedenti campagne dove si era distinto per argomenti farlocchi inviati a tutti i fuochi della Svizzera. Il foglio A4 non è firmato. A fondo pagina vi è soltanto un conto bancario. Caso mai qualcuno volesse di sua sponte sostenere la campagna. Un’operazione del genere – l’invio in tutta la Svizzera di un foglio a quattro da parte della Posta – costa infatti all’incirca 600.000 franchi. Ma chi c’è dietro a questa iniziativa? Per capirlo occorre partire dalla ridente Stäfa. Qui vive Kurt Zollinger, ex presidente della locale sezione dell’UDC. L’uomo ha confermato ai giornalisti svizzeri tedeschi di aver organizzato la spedizione, sottolineando però che il partito non ha contribuito finanziariamente all’operazione. Kurt Zollinger è ben introdotto nelle alte sfere del partito di maggioranza relativa: gode infatti di un accredito parlamentare rilasciato da uno dei tenori del partito, il consigliere nazionale Roger Köppel, direttore ed editore del giornale di destra Weltwoche. Stäfa in questi giorni divenuto tristemente celebre per l’annullamento di una “giornata sulle questioni di genere” programmato dalla locale scuola media. Il consigliere nazionale UDC Andreas Glarner aveva chiesto il licenziamento della direzione della scuola. Il suo post aveva suscitato una bufera sui social che si è spinta fino a minacciare pesantemente il personale insegnante. Da qui la cancellazione dell’evento. Questa settimana lo stesso Glarner ha twittato «Anche da Stäfa arrivano notizie sensate». Il riferimento è al volantino complottista sul cambiamento climatico: un politico dal suo curriculum non poteva certo non apprezzare. La vicenda del volantino del Comitato Salviamo la Svizzera come luogo di lavoro ha occupato la stampa confederata. Dal Tages Anzeiger, a le Temps, passando per Watson, varie testate hanno messo in luce la vicinanza tra l’«oscuro comitato che predice l’apocalisse in caso di Sì» e l’Udc. Il partito di maggioranza relativo in Svizzera, guidato dal ticinese Marco Chiesa, si è già distinto per una campagna condita di bufale e menzogne. Non è la prima volta. Ufficialmente, però, nessuno si è spinto ai livelli di delirio raggiunti con il volantino in arrivo da Stäfa. Il lavoro sporco sporco va subappaltato agli utili idioti della galassia udicista. Il volantino cita uno studio del politecnico di Losanna per corroborare le sue tesi. Una portavoce dell’ateneo ha preso posizione dichiarando che, «tolte dal contesto» le informazioni così date «perdono il loro carattere scientifico e non contribuiscono in alcun modo alla formazione dell'opinione pubblica». Non si tratta certo dell’unica scorrettezza. La campagna dei contrari alla legge sul clima ha utilizzato il logo dell'associazione degli inquilini per pretendere che, se accettato, il testo in votazione porterà all’aumento massiccio degli affitti. L'associazione degli inquilini ha dovuto anch’essa prendere posizione: «Che sfacciataggine: la campagna per il No insinua a nostro nome che gli affitti aumenteranno a causa della legge sulla protezione del clima. Ma stanno aumentando a causa delle rendite illegali dei proprietari di casa e del tasso di interesse di riferimento. Noi diciamo chiaramente sì alla legge sul cambiamento climatico». Quella della Svizzera come “lungo di lavoro” è una vicenda seria, che mina il dibattito democratico e mette in luce un altro grave problema della Svizzera: l’opacità dei finanziamenti delle campagne politiche. |