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Il vittimismo di Meloni e la sua simpatia per i criminali

Dopo la liberazione e il rimpatrio su un aereo di Stato di Almasri, nonostante nei suoi confronti penda un mandato di cattura internazionale, la premier italiana si scaglia contro la magistratura e grida al complotto anziché assumersi le proprie responsabilità

All’anagrafe risulta come Njeem Osama Almasri, per gli amici semplicemente Osama. E di amici il generale libico ne ha tanti, a Tripoli che lo accoglie come eroe dei due mondi così come a Roma che lo libera con tutti gli onori e lo riporta in patria con un aereo dei servizi segreti italiani. È amico dei servizi, anche di quelli inglesi e statunitensi. È un uomo speciale, da tenersi buono perché è lui che gestisce le carceri micidiali in cui vengono detenuti, torturati, violentati o semplicemente uccisi gli uomini donne e bambini che tentano di raggiungere le coste settentrionali del Mediterraneo su qualsiasi carretta del mare, pur di fuggire da guerre, violenze, dittature, fame, sapendo che una volta salpati rischiano di morire in mare tra le onde e l’indifferenza complice dell’Italia e dell’Europa. Perché partono? Perché potrebbero anche non morire, mentre restando nel loro paese sarebbero già morti. È lui il generale che decide quanti soldi un uomo sotto tortura o una donna o un bambino violentati devono farsi inviare dalla famiglia in Sudan o in Costa d’Avorio per essere “liberati” e messi in condizione di annegare su un barcone sfasciato. È nei suoi confronti che il Tribunale dell’Aia ha spiccato un mandato di cattura internazionale. Così, al termine della partita della sua amata Juventus, dei diligenti funzionari della Digos l’hanno arrestato come erano tenuti a fare. Anzi, non dovevano farlo perché quel torturatore è il referente primo del governo Meloni a cui diamo soldi e mezzi per impedire la partenza dei boat people, e quel che ne fa dei povericristi che a migliaia finiscono tra le sue grinfie è un affare che non ci riguarda. Così, con il beneplacito dei ministri Piantedosi e Nordio, del sottosegretario Mantovano delegato alla sicurezza della Repubblica e, soprattutto, di Giorgia Meloni, il criminale è stato liberato, messo su un nostro aereo e rimandato a organizzare nuove torture, stupri, omicidi e, segnatamente, a limitare le partenze dei migranti verso l’Italia.

 

Giorgia Meloni e il suo manipolo di servitori se ne fottono tanto dei diritti umani quanto dei mandati di cattura internazionali, del resto non fa la stessa cosa l’amico Trump dall’altra parte dell’Atlantico? Del resto, lo stesso trattamento riservato ad Almasri sarebbe garantito al genocida Netanyahu, qualora il presidente israeliano su cui pende un altro mandato di cattura internazionale decidesse di venire nel Belpaese. Parola del governo. Sennonché, in Italia, ci sono ancora delle leggi e dei giudici e così è successo che in seguito alla denuncia di un cittadino, Li Gotti - già dirigente dell’Msi, poi sottosegretario con il centrosinistra in quota Di Pietro, poi molto altro ancora -, il procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi si è trovato nelle condizioni di mandare una comunicazione, che non è un avviso di reato, a Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano per informarli che la giustizia è in attesa delle decisioni del tribunale dei ministri sulla richiesta di apertura d’indagine per favoreggiamento e peculato per la liberazione del generale. Su un aereo di Stato.

 

È il complotto, dice Meloni mostrando un avviso di reato che invece è solo una comunicazione perché senza un’autorizzazione non è possibile neppure avviare un’indagine per capire se la denuncia è da prendere in considerazione o da cestinare. Sono le solite toghe rosse (il procuratore “incriminato” in realtà appartiene alla corrente più di destra della magistratura), è la vendetta dei giudici contro la riforma della giustizia e la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante. Meloni esplode, rovescia la frittata, racconta la favoletta secondo cui avrebbe rimandato a Tripoli il ricercato dall’Aia (che in assenza di una decisione dovuta del ministro Nordio sarebbe stato rimesso in libertà) perché rappresentava un pericolo per l’Italia. In realtà, se fosse stato consegnato al tribunale internazionale sarebbe stato un pericolo per lei perché i libici si sarebbero vendicati lasciando i migranti prigionieri liberi di partire. Fa la vittima, Giorgia Meloni, non si difende ma attacca e accusa chi secondo lei vorrebbe impedirle di difendere l’Italia e gli italiani dall’invasione di corpi estranei, i migranti, e più in generale di governare, per esempio di continuare a trasferire in Albania corpi salvati dalle onde per tentare di ributtarli nelle guerre, nelle dittature, nella fame. I nemici di Meloni, insieme ai migranti (e ai poveri, agli operai, agli studenti), sono le ONG che tentano di salvare vite umane, le opposizioni politiche, e, naturalmente, la magistratura, Corte dell’Aia compresa.


Sull’immigrazione le opposizioni non possono stare serene. Non è forse stato firmato dal PD Minniti, ministro dell’interno del governo Gentiloni, il protocollo d’intesa con la Libia del post-Gheddafi, poi rinnovato da tutti i governi che sono seguiti, fino a Meloni? Eppure, per una volta le sgangherate e litigiose opposizioni sono riuscite a muoversi insieme, la tracotanza del governo e la gravità dell’atto liberatorio di un criminale di quella risma vanno oltre ogni sopportabilità. Il merito di questa ritrovata (per quanto?) unità va dato innanzitutto alle ONG che hanno denunciato all’opinione pubblica italiana e internazionale il criminale Almasri, spiegando il suo ruolo e le sue colpe. E onore al merito all’Alleanza Verdi Sinistra che in una conferenza stampa – presenti tutte le opposizioni – ha dato la parola ad alcune tra le vittime di Almasri che hanno raccontato le violenze subite in carcere direttamente dal generale libico. Sarà per questo che fioccano in rete le minacce di morte contro Fratoianni, segretario di Sinistra italiana?

 

Meloni dice “non sono ricattabile”, in realtà è incatenata al lavoro sporco del generale libico, dipende dalla sua capacità (e volontà) di impedire le partenze dei migranti. I suoi paggetti Salvini e Tajani reggono lo strascico della donna sola al comando e Arianna commossa lancia un grido accorato: “Avanti sorella mia, sei il nostro orgoglio”.

 

La denuncia di Li Gotti è stata utilizzata dai ministri Nordio (giustizia) e Piantedosi (interni) per cancellare l’audizione in Parlamento in cui avrebbero dovuto spiegare il comportamento tenuto dal governo nel casus belli: c’è un’indagine in corso (falso!), si impone il segreto istruttorio. Di conseguenza le opposizioni hanno interrotto i lavori e fino a quando il governo, ai suoi massimi livelli, non risponderà del suo operato i lavori parlamentari non riprenderanno. È vero che il Parlamento conta sempre meno perché il governo sta concentrando tutto il potere nelle sue mani, anche quello legislativo e nelle sue intenzioni quello giudiziario, ma c’è un limite a tutto. Salvo decidere che la democrazia è una perdita di tempo e se ne può fare a meno.

Foto Reuters

Pubblicato il

31.01.2025 15:39
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