La mano invisibile

Non c’è proposta seria, su problema concreto, talmente concreto che non si può negare, che non finisca immancabilmente, su piano nazionale e cantonale, per essere bollata subito di “ideologica”, di “troppo estrema”, costosa, antieconomica, burocratica e, come ultimo colpo fatale, di dannosa per il consumatore, le famiglie, il cosiddetto cittadino medio.

 

È con questi argomenti, in cui è specializzata l’Udc, che sono state seppellite tante iniziative e che si rischia, ad esempio, di seppellire anche la legge sul clima in prossima votazione: basterebbe dare un’occhiata alla costosa pubblicità giuntaci in casa (News energetiche!) per rendersene conto. Il discorso non può però fermarsi all’Udc che riesce spesso a immobilizzare tutto (e che mette in difficoltà il suo consigliere federale che ha voluto all’Ambiente, costretto a fare retromarcia per coerenza governativa). Il discorso si allarga dal caso bollato a un interrogativo generale: qualche causa di tutto questo ci dev’essere dall’“altra parte”; degenerazione della politica, imbambolimento della ragione e della cultura, trionfo dell’indifferenza, demolizione per ripugnanza sistematica di tutto quanto può appena sapere di “comunitario” o statuale (ente pubblico, servizio pubblico, magistratura, scuola pubblica ecc.)?

 

Scriveva qualche tempo fa un amico giornalista della vicina Repubblica: «Il povero signor Josef K. una mattina si svegliò e si trovò trasformato in un grosso bacherozzo. Il mio incubo è di svegliarmi una mattina trasformato in terzista ». È chiaro il riferimento al racconto di Kafka con appiglio ovvio (la metamorfosi); è però geniale la sostituzione del bacherozzo con il termine terzista, parola che non esiste in italiano ma alla quale si può attribuire la trasformazione (metamorfosi) di realtà comportamentali.

 

Il terzista è uno che non è né di qui né di là. Potremmo definirlo l’uomo del però, che si sente il rappresentante della ragione equilibrata o dell’oggettività mummificata. Dal punto di vista semantico le sue espressioni preferite saranno: d’altronde, d’altra parte, del resto o altri trucchetti dialettici che si usano per rivoltare le frittate. Se è cittadino comune comincerà il suo dire con espressioni ormai standardizzate, tipo: «Non hanno tutti i torti, anche se...», «non sono per niente xenofobo, però...», «sono fortemente democratico ma certe volte la democrazia è intralcio...», «non condivido il modo, ma...», «certo che anche la destra sbaglia, però la sinistra...», «non voglio pronunciarmi, tuttavia...», «non si può negare che il problema climatico esista, ma si esagera: morire di fame e al buio per salvare ambiente e clima o salvare dapprima noi stessi e quel benessere che abbiamo duramente conquistato?».

 

Il terzista è un animale politico che campeggia, serve negli affari, nutrito da un giornalismo acchiappatutto che lo mimetizza (se non sei terzista perdi abbonati). Per averlo dalla loro anche i partiti tradizionali o persino le stesse istituzioni politiche giocano la sua stessa partita, quella del terzismo o del centrismo o della corda insaponata. Ora, lo si accetti o no, il terzismo che si camuffa da centrismo, se da un lato ha sempre come accusa principale “questo è ideologico” (ma è proprio un guaio l’ideologia se poi è sostituita dall’inettitudine e dalla imbecillità?), appare sempre più il luogo ideale per pronunciare la dissoluzione della politica.

Pubblicato il 

25.05.23
Nessun articolo correlato