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Il terzismo dilagante, nella politica ma non solo

La tendenza ad assumere posizioni accomodanti si traduce sempre più in un modo di fare politica inconcludente e mediocre. Una metamorfosi che sancisce l’immobilismo

Seppelliti i terzini, calcisticamente parlando, ci rimangono i terzisti, politicamente parlando. Anche se la vittoria dei laburisti in Gran Bretagna e la rinascita all’ultimo momento di un Fronte popolare che sbarra la strada alla destra estrema in Francia sembrano invertire una tendenza data sempre crescente e vittoriosa. Come lo rimane invece in Svizzera e in particolare in Ticino. Ma chi è ‘sto terzista?

 

Scriveva un amico giornalista francese, ironizzando: “Il povero signor K. una mattina si svegliò e si trovò trasformato in un grosso bacherozzo. Il mio incubo era di svegliarmi trasformato in terzista”. È chiaro il riferimento al racconto di Kafka con appiglio ovvio ("La metamorfosi"); è però geniale  la sostituzione del bacherozzo con il termine terzista, parola che non esiste in italiano ma alla quale si può attribuire  la trasformazione (metamorfosi) di realtà comportamentali.

 

Il terzista è uno che non è né di qui né di là. Potremmo definirlo l’uomo del però, che si sente rappresentante della ragione equilibrata o dell’oggettività mummificata. Se è intellettuale (spesso oriundo di sinistra) spacca il capello in due per dimostrare che quell’opinione critica o quell’azione o modo di opposizione o di contestazione, soprattutto se promossa da persone in vista, è senza senso, ideologica, roba da sprovveduti, non tien conto di questo o di quello, non è pragmatica come dovrebbe esserlo per ogni buon svizzero.

 

Dal punto di vista semantico le espressioni preferite dal tersista saranno: d’altronde, d’altra parte, del resto o altri trucchetti dialettici che si usano per rivoltare le frittate. Se è cittadino comune comincerà il suo dire con espressioni ormai standardizzate, tipo: “non hanno tutti i torti, benché…” , “non sono per niente xenofobo, però…”, “sono fortemente democratico, ma certe volte la democrazia…”, “non condivido il modo, ma…”, “va bene la solidarietà, ma ne approfittano troppi, soprattutto stranieri”, “certo che la destra sbaglia, ma la sinistra non ha spesso sbagliato o esagerato?”, “non si può negare che il problema del clima esista, i disastri son lì da vedere, anche se alluvioni ci sono sempre state, ma poi si esagera, si va troppo in là e si manda l’economia alla malora”, “non voglio pronunciarmi, tuttavia…”

 

Il terzista è un animale politico in larga  diffusione, anche perchè serve negli affari, nutrito da un giornalismo che lo mimetizza (se non sei terzista rischi di perdere abbonati). Per averlo dalla loro anche i partiti tradizionali o persino le stesse istituzioni politiche finiscono per giocare la sua stessa partita, quella del terzismo o del  centrismo o dell’anguilla inasaponata, con risultati deleteri. Ora, lo si accetti o no, il terzismo che si camuffa da centrismo, se da un lato esprime com’è moda la volontà di negare un corso legale all’ideologia (ma è proprio un guaio l’ideologia se poi è sostituita dall’inettitudine o dalla imbecillità?), appare sempre più il luogo  ideale per pronunciare la dissoluzione della politica o il luogo in cui si accetta semplicemente che l’immobilismo… Continui. Fosse almeno la forma propria del conservatorismo dei nostri tempi, ma non è neppure quello.

 

 

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Pubblicato il

12.07.2024 14:24
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