Il teatrino del G8

Sempre più arroccato, sempre più isolato in zone impervie. Stiamo parlando del G8, il vertice dei sette paesi più industrializzati della terra e la Russia. Quest’anno è stato organizzato dal 26 al 27 giugno nel piccolo villaggio montano di Kananaskis, nell’Alberta canadese. Un G8 eccezionalmente corto (sbrigativo?) che punterà su lotta al terrorismo, cooperazione con l’Africa e rafforzamento della crescita economica mondiale. Un grande evento mediatico, senza dubbio. Sì, ma cosa è stato risolto dall’ultimo, sciagurato G8 che si è tenuto l’estate scorsa a Genova? Al di là di tanti lodevoli propositi e roboanti dichiarazioni di principio i problemi mondiali rimangono pressappoco i soliti e di anno in anno, puntualmente, tornano ad increspare lievemente le fronti dei grandi. Consumate le sontuose portate dei banchetti di rito cosa rimarrà di tante buone intenzioni? Fuori dall’esclusivo convegno la gente sembra sfiduciata. Lo dimostra il crescente numero dei manifestanti che al G8 ci vanno non invitati. Ed ecco che anche quest’anno ci si affanna in nome della sicurezza. Sul piatto delle discussioni in agenda per questo G8 spunta un argomento che, guarda caso, è diventato l’ossessione fobica del presidente americano George W. Bush: la lotta al terrorismo. E gli altri dietro belli addomesticati. In nome della sicurezza è facile arrivare a scelte rigide: manifestanti e terroristi pari sono. Allora si sceglie un luogo isolato, lo si blinda, i controlli si esasperano. Lo insegna il passato. Ricordiamo tutti Genova e la sua vittima, peraltro liquidata con una dubbia perizia balistica. A chi giova? I grandi non vogliono sentire le rimostranze del popolo? Delle sorti di chi discutono nel loro ritiro? Di quelli là fuori, presumibilmente. E i manifestanti, dal canto loro, hanno capito che gli appuntamenti come il G8 sono un’occasione concreta per far sentire a chi li governa le proprie proteste. Proteste che nelle intenzioni degli organizzatori dovranno essere in forma nonviolenta. Tuttavia, viste le premesse, di sicuro i potenti della terra saranno sordi al dissenso che comunque verrà espresso. Allora ci chiediamo: chi rappresentano questi signori se intendono solo le proprie ragioni?

Pubblicato il

21.06.2002 00:30
Sabina Zanini
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