Il tabù del debito

Annullare il debito! È questo l’imperativo che i nostri governanti, a tutti i livelli istituzionali (Comuni, Cantoni e Confederazione), si sono messi in testa. I deficit di bilancio, che si trasformano in seguito in un aumento del debito pubblico, spaventano sempre di più chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica. E spaventano a tal punto da far dimenticare che la gestione delle finanze pubbliche non è uguale a quella di un’azienda privata. Soprattutto in un periodo di crescita contenuta dell’economia, se non di recessione. In questi casi, senza scomodare le politiche di deficit spending di keynesiana memoria, un allentamento dei cordoni della spesa farebbe solo del bene al sistema economico in costante stagnazione da quasi un decennio. Infatti, tassi di crescita tra l’1 e il 2 per cento sono quasi ininfluenti ai fini del reddito dei cittadini. Nonostante ciò, l’abbattimento del debito pubblico e l’obiettivo del pareggio dei conti pubblici sono diventati dogmi da perseguire ad ogni costo, anche a scapito delle politiche sociali. È vero che un eccessivo indebitamento dello Stato distoglie risorse finanziarie, altrimenti destinabili, per pagare il cosiddetto servizio del debito. In pratica gli interessi passivi. Appunto! Un eccessivo indebitamento. Ma la Confederazione non è eccessivamente indebitata. Anzi, ha finanze praticamente sane da far invidia ai nostri vicini dell’Unione europea. Non inganni il risultato estremamente negativo del 2002 dei conti pubblici. A fronte di minori entrate correnti per 3,3 miliardi di franchi, vi è stata un’entrata straordinaria di 3,7 miliardi di franchi proveniente dalla vendita di azioni Swisscom. Per valutare l’entità dell’indebitamento svizzero si può paragonare il rapporto tra il debito e il prodotto interno lordo, oggi pari al 25 per cento, a quello dell’Ue. In sostanza, il nostro, è di meno della metà di quello che i paesi aderenti alla moneta unica (Euro) si sono dati per far convergere le rispettive economie. In questi paesi il rapporto debito/Pil deve “tendere” al 60 per cento. In Svizzera, invece, anche il 25 per cento è considerato troppo elevato e per tale motivo ci siamo inventati (in Ticino si stanno studiando) strumenti più o meno automatici di freno alla spesa o all’indebitamento pubblico. Strumenti ancorati nella Costituzione federale e che rendono inevitabili, apparentemente, scelte di politica economica draconiane. In questo modo tagli alla spesa sociale sono resi ineluttabili. Tanto li ha voluti il popolo…

Pubblicato il

21.02.2003 00:30
Generoso Chiaradonna