«Dedicato a quanti non hanno smesso di cercare nei loro sogni, nei cieli notturni, nelle storie antiche, nelle lunghe attese, nella voglia di festa il senso di questo strano gioco nel quale ci troviamo, tragici commedianti, a recitare». Firmato: Daniele Finzi Pasca, autore e regista di «Visitatio». Apre porte dimenticate l’ultimo spettacolo coprodotto dal Teatro Sunil e Carbone 14. Le porte dell’inesprimibile fatto di ricordi, allusioni, sensazioni evocate da presenze che per un momento attraversano la nostra strada. Ecco una traccia, forse sfocata, di «Visitatio» che sarà di scena al Teatro Sociale di Bellinzona dal 27 al 30 novembre (ore 20.45), prima tappa europea di una tournée che ha già toccato con successo il Canada e il Messico. Un paese quest’ultimo al quale il Teatro Sunil è legato da un profondo legame di cooperazione e simpatia. Qui, la compagnia gode di una grandissima popolarità, tanto che i suoi spettacoli puntualmente restano in cartellone per mesi («Icaro» è andato in scena per nove mesi consecutivi!). Ed ora il nuovo spettacolo che in Canada ha unito nell’entusiasmo critica e pubblico. Per saperne di più abbiamo sentito lo stesso autore e regista Daniele Finzi Pasca. Lei ha scritto che «Visitatio» non è una ma tante storie. Di cosa parlano e quale filo le tiene unite? Il tema centrale è costituito dalle «visite» che tutti abbiamo nella vita, incontri con strani messaggeri che possono raggiungerci attraverso i sogni o sotto forma di strani incontri, a volte casuali. Persone sconosciute le cui parole, a volte, toccano le corde del profondo, della nostra intimità e le fanno vibrare. Interrompono per un attimo il flusso del presente per porgerci un messaggio che ha l’aria di venire dal futuro. Chi più chi meno, ma credo che tutti abbiamo fatto questo tipo di esperienza. E noi cerchiamo di raccontarla utilizzando un tipo di narrazione che si avvale del linguaggio onirico. Ed ecco il collante delle storie: il sogno. Ognuno ha un dialogo con se stesso fatto di salti temporali, di immagini che si concatenano l’una con l’altra. I sogni, appunto, dipendono da una strana grammatica, molto personale, che ognuno utilizza per comunicare con il profondo. Lo spettacolo non definisce queste esperienze ma ne fa sentire il sapore e l’odore. Il tutto filtrato anche attraverso le diverse culture che confluiscono in «Visitatio»... Certo, ci sono attori che provengono dal Sudamerica, dal Canada (anglofoni e francofoni) e noi due ticinesi (io e Maria Bonzanigo che ha composto le musiche). Ed una rappresentante, Ana, di una cultura che definirei transnazionale, la cultura dei down. «Senza i suoi fantasmi il teatro non è tale». Sono parole sue: può sciogliere il senso di questa frase? Garcìa Lorca parlava del «duende», queste figure a cui gli attori anelano e che permettono loro di impregnarsi, fondersi col personaggio che interpretano. Personaggi vissuti come esseri dotati di una loro realtà che ci popolano e che uno ha bisogno di incontrare ed incorporare. Se tutto questo è vero, possiamo dedurne che i teatri - dove gli attori evocano queste presenze - sono i luoghi dove vi è una maggiore densità di queste anime perse, in cerca di un corpo in cui potersi calare. Per comprendere queste cose, più che la razionalità sembra sia l’intuizione a poter essere d’aiuto. È così? Nel teatro si parla spesso di energia... di cose che a cercare di semplificarle o spiegarle succede che o si confonde o si è confusi. Non resta allora che la certezza dell’incertezza. Il sogno, il volo (penso ad «Icaro») - così forti nelle sue opere - per sfuggire all’insostenibile pesantezza della realtà o per compenetrarla con elementi che l’alleggeriscano? Intendiamoci: di quale realtà parliamo? Sono una o molteplici? Pirandello ce lo ha ricordato: quanti siamo? Uno, nessuno, centomila... E così per la/le realtà. Passando un terzo della vita dormendo, c’è da chiedersi allora se quando sogniamo siamo nella realtà oppure ne siamo fuori. Per noi la realtà è composita: per comprenderla e viverla uno salta attraverso tutte le possibilità che ci sono. In Icaro si indagava la fuga attraverso un processo creativo che non sfuggiva la realtà ma la completava. Dieci anni dopo «Visitatio», più che essere un canto alla fuga attraverso il sogno, è la libertà del sogno. È uno spettacolo in cui la forza del linguaggio onirico può librarsi in pieno. Il dubbio, in questa società di false certezze è spesso considerato come fragilità da nascondere. Lei sembra invece volerne mostrare tutta la sua forza, farci capire che il dubbio è apertura, movimento... Il dubbio è direttamente connesso con la possibilità di rimanere ironici. Poiché la stessa ironia trae alimento dal dubbio. Senza, ci ritroveremmo privi di uno degli strumenti più profondi di analisi della realtà. Ed è anche per questo che penso che senza comici, l’universo che Dio ci ha dato sarebbe totalmente incomprensibile. «Visitatio», con la regia di Daniele Finzi Pasca e con le musiche originali di Maria Bonzanigo. Coproduzione: Teatro Sunil e Carbone 14. Prevendita biglietti: 091/825.48.18.

Pubblicato il 

23.11.01

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