Salute

Il sistema sanitario è malato ma lo si può guarire

L’ennesima stangata dei premi di cassa malati è arrivata, la peggiore di sempre. Al posto della politica delle pomate ci vuole un intervento chirurgico radicale per eliminare tutto il tessuto necrotico e marcio.  
Tantissimi sono gli interessi dei molteplici attori nel nostro complesso sistema sanitario e tutti giurano che fanno tutto soltanto per la nostra salute, bene considerato il più importante.

 

Allora facciamo tutto per tutelarlo? Chi riesce a restare in buona salute in un ambiente malsano, fatto di lavori precari e stressanti, che sovente porta a consolarsi con sigarette, alcol e persino con calmanti su ricetta medica. Aria inquinata, rumore assordante, cibo scadente e troppo poco movimento ci rendono “utenti” del sistema sanitario, che viene considerato un mercato nel quale si ha già pagato in anticipo (e non poco, visto l’ammontare dei premi delle casse malati). Strano mercato però, dominato, più che altro nel suo reparto privato (vedasi l’esempio dei “centri medici” che spuntano ovunque come dei funghi velenosi) spesso più dall’offerta che dalla domanda. Un confronto USA-Canada parla chiaro: più la sanità si trova in mani private, più costa.


Come uscire da questo sistema malato? Propongo delle misure efficaci, che però piacciono ben poco a chi ha i suoi forti interessi particolari nel “mercato della sanità”: abbassare drasticamente i prezzi dei farmaci, sempre più cari, come avviene nei paesi che ci circondano e creare un’impresa pubblica per fabbricare i medicamenti generici che sempre più spesso mancano perché non generano abbastanza profitto: misure che non piacciono all’industria farmaceutica – 20-25% di profitti – e alla sua potentissima lobby nel parlamento federale. Eliminare il 25-30% degli interventi non necessari: piace poco a chi li offre dietro lauto guadagno. Passare dall’assurdo pagamento all’atto che incita a elargire l’offerta sanitaria a un regime di paga adeguata e fissa, per tutti i medici. Considerare meglio il ruolo importante dei medici di famiglia, che stanno diventando una specie rara.


Una cassa malati unica e pubblica con dei premi secondo reddito e sostanza deve e può investire in prevenzione e riabilitazione come lo sta facendo la Suva. È trasparente e controlla ancora di più che la Suva “i fornitori di prestazioni”, cioè medici, cliniche, ospedali e “Big Pharma”. Evita di dover sussidiare un terzo dei premi e fa risparmiare molto ai tanti che non hanno diritto a sussidi. In attesa della nostra nuova cassa malati va elargito il cerchio dei beneficiari di sussidi e vanno limitati i premi al 10% del reddito. Prepariamoci sin d’ora alla battaglia contro i cassamalatari e i loro zelanti lobbisti in parlamento che difenderanno a suon di milioni le loro laute prebende. Basta! Ora si cambia!

Pubblicato il

12.10.2023 09:35
Beppe Savary-Borioli
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