Il sindacato si riscopre verde

Fare sindacato oggi significa avere un occhio attento all'ambiente. Non solo perché un ambiente sano fa bene a tutti o perché forme di produzione meno inquinanti sono meno pericolose anche per chi ci lavora. Uno sviluppo ecologicamente sostenibile è fondamentale soprattutto perché garantisce posti di lavoro migliori e più qualificati e perché è meno esposto alle bizze di un mercato che sempre più ragiona sul corto termine. Ecco perché oggi, al secondo giorno del Congresso di Unia a Lugano, un posto importante nelle discussioni sulle strategie future del sindacato l'avrà il documento di posizione "Conversione ecologica". Il documento parte dalla premessa che «non possiamo lasciare il nostro futuro unicamente nelle mani del mercato; è indispensabile indurre la politica e l'economia a promuovere uno sviluppo sostenibile». Fra i sette punti del programma di conversione ecologica di Unia spiccano: investire nell'efficienza energetica e nelle energie rinnovabili; limitare l'uso dei veicoli privati e promuovere il trasporto pubblico; riduzione complessiva delle emissioni di Co2; disattivazione delle centrali nucleari; politica industriale attiva per creare nuove opportunità. Ne abbiamo parlato con Andreas Rieger, copresidente di Unia.

Fino a pochi anni fa anche i sindacati confidavano nella crescita. Essa era la miglior garanzia per il pieno impiego e l'aumento reale degli stipendi. Andreas Rieger, a cosa bisogna credere oggi?
Nell'attuale sistema economico una certa crescita del Prodotto interno lordo (Pil) è possibile. Purtroppo però questa crescita si dimostra ciclicamente molto variabile, dato che il sistema è molto instabile. Ma la crescita è anche necessaria per soddisfare tutti quei bisogni che nel mondo non sono ancora per nulla soddisfatti. E perché continuano ad esserci dei miglioramenti della produttività. Se la crescita è maggiore dei miglioramenti della produttività, ne risulta una maggiore occupazione oppure una riduzione dei tempi di lavoro. Infine la crescita è necessaria anche per attuare una riconversione in senso ecologico dell'economia. Le recessioni non hanno mai giovato all'ambiente: in questi periodi anzi si adottano per lo più delle misure antiecologiche per cercare di uscire dalla crisi.
Nelle tesi di Unia sulla riconversione ecologica è ricorrente una chiara sfiducia nei confronti del mercato. Non si tratta delle solite ricette, formulate con termini nuovi?
Il mercato si orienta al profitto a breve termine, questo è oggi più chiaro che mai. Lo sviluppo sostenibile passa o attraverso il servizio pubblico (ad esempio nei trasporti in comune) oppure dai chiari limiti che la politica mette al mercato (è il caso dei valori limite delle emissioni di prodotti inquinanti nell'ambiente).
I Verdi proseguono nella loro sicura avanzata mentre il Partito socialista (Pss) è sempre più in difficoltà: con la "scoperta" dell'ecologia Unia si sta cercando dei nuovi alleati anche sul piano politico?
Unia conosce l'ecologia già da tempo. Negli anni '80 l'allora sindacato Sei pubblicò il suo primo programma di riconversione ecologica, che si basava su un'edilizia sostenibile anziché sulla massimizzazione del cemento e del profitto. Negli anni '90 il Sei e il Pss sostennero attivamente il bonus agli investimenti, che promosse l'isolazione degli edifici. Questa misura fu appoggiata politicamente dalla Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic). Oggi sono nuovamente necessarie operazioni di questo tipo.
Ma con un documento come questo sulla riconversione ecologica è anche facile contraddirsi. Unia vuole ad esempio organizzare i camionisti. Come può riuscirci se nel contempo si esprime contro il traffico stradale?
I camionisti di certo non sono neppure felici quando in giornate di lavoro troppo lunghe se ne stanno fermi in colonna e guadagnano troppo poco. Il bisogno di trasporti crescerà ancora nei prossimi anni. Se di questi traffici se ne manderà di più sulla ferrovia, i camionisti continueranno comunque ad avere abbastanza lavoro. E se negli agglomerati il traffico sarà meno congestionato dalle automobili dei pendolari perché l'offerta della rete ferroviaria suburbana sarà stata estesa, allora anche i camionisti perderanno meno tempo in colonna.
Così però non rischiate di insinuare insicurezza fra i vostri associati? Cosa deve pensare un lavoratore edile che guadagna il suo pane quotidiano costruendo nuove strade?
Noi non vogliamo che le strade oggi esistenti vadano in malora. Già solo per la loro manutenzione ci vuole più lavoro, non meno.
Queste tesi non sono un po' marginali rispetto al "core business", il nucleo centrale dell'attività di un sindacato? Non c'è il rischio che Unia voglia fare troppo, trascurando così l'essenza del suo lavoro sindacale?
Un compito centrale del sindacato è il mantenimento sostenibile di posti di lavoro in un ambiente che permetta di condurre una vita sana. Se riusciamo a riconvertire in senso ecologico l'economia, allora creiamo anche più posti di lavoro e nuove prospettive nell'industria, nell'artigianato e nell'edilizia. E nel contempo l'aria diventa anche un po' più pulita. Questo è sindacalismo "hard core"!

Pubblicato il

10.10.2008 01:30
Gianfranco Helbling
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