Il sesso al tempo dello stress

È un segnale, un brutto segnale: sono in aumento gli uomini e le donne che lamentano problemi nella loro sfera sessuale, affettiva. Non a caso negli ultimi tempi proliferano le rubriche sul tema, sempre molto gettonate e… lette. C’è poco da meravigliarsene: i ritmi lavorativi sempre più pressanti, la competitività, la flessibilizzazione, la stessa precarietà del mercato del lavoro spesso si traducono in ansie che inevitabilmente finiscono col condizionare la vita delle persone. Anche quella più intima, come quella sessuale. Con la psicoterapeuta e sessuologa Linda Cima-Vairora abbiamo cercato di approfondire il tema. Perché spesso le donne e gli uomini che investono molte delle loro energie nella realizzazione professionale, ne investono poche nella loro vita sessuale? Banalmente si potrebbe rispondere che non resta tempo, non vi è più uno spazio per l’intimità. Il passare molto tempo sul posto di lavoro mette sovente in pericolo le relazioni esterne (coppia e famiglia), esistono troppe situazioni e priorità che prendono il sopravvento; questo è quanto nella realtà accade e come molto spesso lo si giustifica. E`sicuramente molto importante organizzare il proprio tempo, ma spesso non ci si riesce a causa di meccanismi interni. Il vissuto lavorativo più che condizionare la vita sessuale, molto spesso la sostituisce. Ci sono però persone molto impegnate che vivono comunque la sessualità, anzi più che viverla, la consumano come furtivi spuntini durante brevi pause di lavoro, sovente attraverso avventure extraconiugali perché magari chi li aspetta a casa, sentendosi trascurato, chiude il proprio corpo all’amore. E non dobbiamo dimenticare che il tipo di attività o la posizione (ruolo) sul lavoro possono facilitare l’incontro. Secondo una ricerca americana (a San Francisco nel 1985 – periodo di maggior libertà sessuale) il 70 / 80 per cento delle persone avevano rapporti sessuali nell’ambito (contesto) lavorativo, mentre una ricerca più attuale, del 2001, (nel frattempo l’America è diventata più moralista e puritana) parla del 31 per cento. E che dire delle relazioni che nascono sul posto di lavoro? Degli studi dimostrano pure che delle persone aventi una storia d’amore che funziona sul posto di lavoro migliorano sia la qualità sia il rendimento dell’attività lavorativa. Ma le persone troppo impegnate, più che non vivere la sessualità, non sanno investire in modo equilibrato l’oggetto d’amore e quindi la relazione. E le avventure passionali, vissute sicuramente con una certa intensità, se non avranno possibilità di crescita, perché si ha un partner a casa che aspetta o perché rispondono a bisogni semplicemente narcisistici, saranno dei fuochi di paglia o porteranno ad un certo punto relazioni abitudinarie e di semplice consumo, come purtroppo tante attività nella nostra società consumistica. Ma sarà difficile che un muratore, un operaio o una commessa possano sublimare la propria vita sessuale attraverso la propria vita lavorativa, sempre più dura e non di certo fonte di granché di soddisfazioni. Certo, se il tipo di vita è altamente frustrante. Ci sono comunque delle persone con uno standard di vita semplice che sanno vivere in modo equilibrato i vari aspetti della propria vita, investendo in modo maturo la propria relazione sessuale e affettiva, come possono esserci dei professionisti di successo che vivono le loro relazioni affettive e sessuali in modo veramente disastroso. Si dice che il pensiero sia nemico dell’eros. Questo significa che il disquisire troppo di sesso tra partner spegne il desiderio? Una buona comunicazione, come detto precedentemente, può migliorare le proprie abilità sessuali, la qualità del piacere dal lato tecnico, ma l’origine del desiderio è inconscia e quindi non la si può certo comprendere e raggiungere disquisendo. Anche se si prende come teoria di riferimento la sessuologia, le componenti dell’erotismo non possono ridursi a livello di disquisizioni (si veda l’importanza del fantasma erotico, delle fantasie ecc.). Un articolo apparso su La Repubblica – dove si cita un’indagine dell’Abacus (istituto di sondaggi italiano) – riporta che «è proprio sotto le lenzuola che una coppia su tre entra in crisi, fornendo come scusante lo stress e le preoccupazioni legate al lavoro». Così come molti uomini per le loro defaillance sessuali incolpano il lavoro e il troppo stress: sono davvero queste le ragioni principali della disarmonia sessuale? O non sono piuttosto l’alibi per coprire altre cause meno facili da accettare? Penso di sì. Il lavoro può mascherare quello che sono i veri problemi o dare la possibilità di sublimare e quindi di mantenere un “apparente equilibrio”. Ma quasi sempre le situazioni sono più complicate e se desideriamo smuovere il disagio instauratosi si deve poter andare più in profondità nella comprensione dello stesso. Quali categorie di persone con problematiche sessuali si rivolgono a lei? Al di là delle svariate disfunzioni sessuali, in modo particolare donne di tutte le età per la difficoltà di vivere una vita sessuale e affettiva appagante. La donna ammette più facilmente le proprie difficoltà, si mette più facilmente in discussione. Noi donne, sia dal lato culturale che psicologico sappiamo e possiamo fare questo meglio degli uomini senza sentirci troppo minacciate nella nostra identità. Per quel che riguarda più specificamente i disturbi che si manifestano con la sessualità, se si ha il coraggio di affrontarli e alla base il rapporto è solido, a volte si risolvono abbastanza facilmente, altre volte si trovano delle soluzioni/compromesso accettabili per entrambi, come per altri problemi della vita. Le rubriche sulla sessualità sono sempre più richieste. E i giornali ricevono sempre più lettere di persone che chiedono aiuto al/la sessuologo/a. Tutto questo parlarne è da intendere come un cattivo o un buon segnale? Un buon segnale il parlarne, un cattivo segnale l’aspettarsi o dare delle semplici ricette; purtroppo alcuni professionisti alimentano questo modo di affrontare i problemi vendendo facili illusioni. Ma…esiste una ricetta per una vita sessuale soddisfacente e armoniosa? Sicuramente esiste la possibilità di poter vivere una vita di coppia (affettiva e sessuale) soddisfacente, per raggiungerla occorre una dose di maturazione (accettando il passaggio dall’innamoramento all’amore maturo, le varie stagioni della vita con gli svariati problemi che si possono presentare) che ci permetta di abbandonare il mito di Aristofane, cioè il mito della “completezza”, “dell’avere il tutto”. Ci manca e ci mancherà sempre qualcosa e di questo dobbiamo prenderne atto... e come faremmo a desiderare se avessimo “il tutto”? Tutti e sempre abbiamo un certo stress della vita, non dobbiamo permettere che la frustrazione e la mancanza di comunicazione domini; quando due persone non possono parlarsi e parlare delle loro difficoltà, delusioni e desideri c’è poca speranza che i propri bisogni e desideri siano soddisfatti nella relazione. Quando ci sono delle difficoltà, importante è ammetterne l’esistenza, trovare il tempo per parlarne e se la comunicazione all’interno della coppia non basta, farsi aiutare da chi di competenza. Comunque, a mio parere, non esistono delle facili ricette né in sessuologia né in psicoterapia, occorre un sano e costante impegno nell’incontro con noi stessi e con l’altro.

Pubblicato il

23.12.2005 01:30
Maria Pirisi