Italia

La frana di Ischia, una delle isole più belle e meta di quel turismo che insieme all’edilizia ha contribuito a salvare le penne all’Italia, è l’ennesima metafora di un paese sommerso dal fango dell’abusivismo, umiliato da una economia predatoria di lavoro e territorio con la subalternità della politica. Tra frane e alluvioni, un paese bellissimo ma fragile rischia di soccombere perché non si trovano i soldi per risanare fiumi e montagne desertificate, mentre intere regioni sono state cementificate e i torrenti interrati per aumentare lo spazio da regalare alla speculazione. Decenni di illegalità e condoni in nome di un improbale “abusivismo di necessità”, governati dalle mafie e dagli annessi interessi politici hanno reso il territorio un colabrodo. Il pesce puzza dalla testa, l’illegalità comincia dai governi ma via via corrompe il corpo sociale diventando di massa. A pagare sono i più poveri, privi di protezioni e tesoretti con cui provare a ripartire. Vivere nel terremoto e nel fango non è uguale per tutti.

 

Non occorre studiare l’Amazzonia spianata da Bolsonaro per scoprire i danni dell’economia di rapina sulla natura, uomo compreso. Basti guardare alla Liguria dove franano anche i cimiteri, a Senigallia sommersa dall’acqua, a Casamicciola o a quel che ne resta, ai guasti del post-terremoto sull’Appennino. Il 94% del territorio è a rischio idrogeo-logico, i controlli non si fanno, al sud le case abusive sono in maggioranza, le demolizioni ordinate dalla magistratura restano lettera morta perché i sindaci non vogliono perdere voti. Si scelgono i condoni e le sanatorie, che hanno valore legale ma non ripristinano la sicurezza idrogeologica.


Piove governo ladro? Semmai, piove governi ladri perché quella che raccontiamo non è storia di oggi, ma oggi la distruzione del bene comune ha un’accelerazione. Gridare al fascismo che si arrampica fino al governo è giusto ma non basta, se non a tacitare la coscienza di una sinistra orfana di orizzonte e visione. Più utile sarebbe opporsi alle politiche classiste, e talora sì, anche fasciste del governo Meloni. Più utile sarebbe porre argini al saccheggio del territorio, smascherare chi si sciacqua la bocca con le parole ambiente e transizione ecologica ma è pronto a cementificare quel che resta del belpaese.

 

La prima manovra del governo Meloni è contro i poveri

Non si trovano i soldi per mettere in sicurezza monti, mari, boschi, fiumi ma alla prima manovra il governo investe sul cemento (e le trivellazioni in mare): altri soldi per un’opera inutile, dannosa e osteggiata dalla popolazione come la tav Torino-Lione in val di Susa, bucando montagne piene di amianto e si ripristina il fantasma del ponte di Messina, un’impresa faraonica dai costi assurdi in una delle zone più sismiche d’Italia. Parlando d’illegalità, la manovra (fatta in deficit per 21 miliardi su 32 perché i super ricchi non si toccano, anzi si spremono ancora i poveri) alza a 5 mila euro l’asticella per l’uso del danaro cash, tra gli applausi della criminalità. E naturalmente, Meloni e ministri evasori spolverano un nuovo condono fiscale. Politiche predatorie nei confronti dei poveri resi ancor più poveri: colpi d’accetta sul reddito di cittadinanza, attacco alle pensioni e ai bassi salari, flat tax per partite iva fino a 85 mila euro cosicché un autonomo pagherà il 15% in tasse, un lavoratore dipendente a parità di reddito il 43%. Dal 2001 al 2021 i salari, unico caso in Europa, sono scesi del 2,9%, oggi crollano con l’inflazione al 13% e il governo riscopre i voucher da 10 euro l’ora, così da aumentare precarietà e lavoro nero. L’11% degli italiani è in povertà assoluta. Se il Di Maio del governo giallo-verde (Lega-M5S) si vantava senza vergogna di aver sconfitto la povertà, Meloni fa di più, dichiara guerra ai poveri. In un paese in cui l’evasione scolastica è tra le più alte d’Europa e il tasso di laureati tra i più bassi, il ministro dell’istruzione (e del “merito”) esalta l’”umiliazione” da cui, ha la faccia tosta di dire, «nasce il riscatto degli studenti. È un fattore fondamentale di crescita e costruzione della personalità». E infine, si va verso un’ulteriore privatizzazione della sanità mentre mancano medici nei pronto soccorso e si affittano dal privato e da Cuba.


Si capisce perché la Cgil ha proposto a Uil e Cisl lo sciopero generale. La Cisl ha già risposto no, perché apprezza la manovra Meloni. Del resto, anche Renzi e Calenda scelgono di lavorare con il governo «per migliorarla».

Pubblicato il 

28.11.22
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