Un solo proprietario di due quotidiani, tre portali internet, una televisione e una radio in un fazzoletto di terra popolato da 300.000 persone. Normale che inquieti, non fosse altro per l'esperienza accumulata in materia nella vicina Penisola. Stiamo parlando dell'annunciato passaggio di azioni all'interno di Timedia dalla famiglia Lombardi alle famiglie Soldati e Foglia detentrici del Corriere del Ticino, che diventeranno nei fatti gli azionisti di gran lunga maggioritari del gruppo mediatico.

A fargli concorrenza resterà la famiglia Salvioni con il quotidiano laRegione, il gratuito 20 minuti (associato al colosso nazionale Tamedia) e il portale internet Ticinonline (di cui però il Corriere è già azionista al 48 per cento). Poi vi sono i domenicali e l'ente pubblico Rtsi, finanziato dal canone pagato dai cittadini.
Ed è proprio il canone, i soldi pubblici, a complicare ulteriormente la concentrazione di potere in casa di Teleticino e Radio3i. Sia l'una che l'altra beneficiano dei contributi del canone. Poco più di tre milioni all'anno alla televisione di Melide, 700.000 franchi all'emittente radio, che coprono il cinquanta per cento dei costi. Fondi pubblici che nel caso dell'emittente televisiva privata potrebbero aumentare fino al 70 per cento se fossero date le condizioni previste nella recente modifica di legge.
Il timore è che questi fondi pubblici vadano a finanziare indirettamente testate che non sottostanno ai criteri di mandato pubblico necessari per ottenere le quote del canone. Sia dal Corriere del Ticino sia dall'Ufficio federale delle comunicazioni (responsabile dell'erogazione di concessione e fondi pubblici) si esclude con decisione questa eventualità «grazie ai severi controlli attuati e alla contabilità separata imposta». Sarà, anche se già oggi il portale Ticinonews (senza mandato pubblico e con entrate pubblicitarie) si avvale di contributi di giornalisti di Teleticino o Radio3i, i cui salari sono finanziati in gran parte dal canone.
A preoccupare è il passaggio da più azionisti a uno solo all'interno del gruppo Timedia. La concentrazione del potere mediatico in poche mani è sempre un danno, in qualsiasi modo la si voglia vedere. Oggi in Teleticino ci sono una quindicina di azionisti. Seppur con idee politiche e interessi economici spesso convergenti, la pluralità di testate garantisce comunque un migliore equilibrio e, di conseguenza, un maggior margine di manovra e di autonomia della redazione. L'avere un solo padrone, per di più già proprietario di due quotidiani, rischia di uniformare lo stile redazionale della televisione e della radio alla linea editoriale del Corriere, appiattendo nei fatti il panorama mediatico cantonale a un solo approccio. Ed è questo che preoccupa i giornalisti di Teleticino e Radio3i, abituati a godere di una forte autonomia, seppur fortemente caratterizzata dallo stile impresso fin dagli esordi dal direttore Marco Bazzi.
Una redazione allarmata per il suo futuro, anche perché finora poco informata dei cambiamenti «se non a giochi fatti» come sussurrano voci interne. In effetti, la dichiarazione dei diritti e doveri dei giornalisti prevede l'obbligo di consultare la redazione sui cambiamenti di proprietà. In una nota, le tre redazioni hanno comunicato «di aver preso atto per la prima volta» del progetto di modifica azionaria, esprimendo «all'unanimità preoccupazione e sconcerto per quanto sta accadendo». Un gesto forte, inusuale nel panorama ticinese.
L'Associazione ticinese dei giornalisti ha diramato un comunicato informando che «vigilerà sull'intera operazione, allo scopo di tutelare i diritti dei giornalisti coinvolti e l'indipendenza delle testate interessate». Sul passaggio di proprietà in Timedia si è espresso anche il sindacato della comunicazione syndicom, che dichiara di «porre al primo posto gli interessi dei colleghi giornalisti. Sarà la tutela o meno delle loro condizioni di lavoro, oltre che della loro indipendenza giornalistica, a farci avallare o meno qualsiasi progetto mediatico».
Infine, anche il mondo della politica si è espresso sul tema. Ben 17 granconsiglieri di tutti i partiti (eccetto Ppd e Udc) hanno interrogato il governo sul cambio di proprietà in Timedia, esprimendo dubbi sull'operazione nei confronti della libertà di stampa e pluralismo d'opinione. E poiché l'opinione del governo cantonale sarà ascoltata dai responsabili dell'Ufficio federale della comunicazione (Ufcom) prima di avallare il passaggio di azioni all'interno di Timedia, la risposta all'interrogazione riveste un ruolo importante.
area ha chiesto a Bettina Nyffeler dell'Ufcom, responsabile del dossier, se già esistono nel resto del paese concentrazioni simili di potere mediatico in un singolo cantone, beneficiarie dei fondi pubblici del canone. «Sì. Nel canton Zurigo con Tamedia o nel canton Argovia con Az Medien, entrambe proprietarie di televisioni, radio e quotidiani locali».
Nel caso ticinese poi, Nyffeler conferma che già nel 2007 l'Ufcom aveva autorizzato in Radio3i il passaggio da un azionariato relativamente diffuso a due soli azionisti, di cui Timedia nettamente maggioritario con l'86 per cento di azioni. Fonti interne alla redazione coinvolta affermano di non essere mai state informate sulle modifiche dell'assetto azionario e di averlo scoperto successivamente. Un fatto che violerebbe i diritti dei giornalisti di essere consultati prima del cambio di proprietà.
Per quanto riguarda invece l'annunciato passaggio di azioni tra Lombardi e il Corriere, Nyffeler afferma che fino ad oggi sul suo tavolo «non è arrivata alcuna domanda formale».
Dal profilo legale, possiamo desumere che sarà in salita la strada per impedire il concentramento del potere mediatico in Ticino. A bloccarla, può esserci solo una reazione della società: dalle redazioni, dai cittadini o dai politici. Il caso della Basler Zeitung, quando la popolazione locale si è opposta al passaggio di proprietà del giornale nelle mani di Christoph Blocher e Tito Tettamanti, potrebbe fornire spunti. Alla prossima puntata, dunque.

Pubblicato il 

30.03.12

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