«Il punto di non ritorno è già stato oltrepassato»

Il personale delle cure e dell'assistenza organizzato in Unia ribadisce la necessità di misure immediate. «La situazione è esplosiva»

La Svizzera ha un grande problema, anzi enorme: la situazione nel ramo delle cure è diventata esplosiva. Il personale che lavora nelle case anziani è al limite e sta abbandonando in massa la professione. Questo non fa che aggravare la situazione perché chi rimane è confrontato spesso con turni ancora più massacranti e carenza di organico. Lavorare a contatto con persone fragili non è facile, è un compito che necessita di grande professionalità, autocontrollo e una forte presenza di spirito. Quando a tutto questo si aggiunge stress, poca valorizzazione dell’attività svolta e difficili condizioni di lavoro diventa impossibile continuare a lavorare.  

 

Durante la conferenza professionale delle cure e dell’assistenza di Unia del 20 febbraio, alla presenza di una quarantina di lavoratrici e lavoratori, si è parlato proprio della difficile situazione del ramo e, in particolare, si è espressa preoccupazione rispetto alla poca reattività del Consiglio federale che intende sì attuare l’iniziativa per cure infermieristiche forti, approvata nel 2021 dal popolo, ma con ritmi molto “elvetici”: tergiversare nell’attuazione di questa iniziativa, così i curanti presenti alla conferenza, è pericoloso e rischia di non fermare assolutamente l’emorragia di personale.


Il piano del Consiglio federale prevede, tra le altre cose, 1 miliardo di franchi per la formazione, regole più chiare per la pianificazione dell’orario di lavoro, indennità per turni di lavoro decisi all’ultimo minuto, l’obbligo per le parti sociali di negoziare e una tavola rotonda per il finanziamento straordinario delle cure. Se il numero di persone che abbandonano la professione continuerà a questo ritmo, secondo stime del sindacato Unia, altri 15.000 infermieri e infermiere lasceranno la professione entro l'attuazione dell'iniziativa per cure infermieristiche forti prevista al momento per il 2027. Sono infatti circa 300 le persone che mensilmente abbondonano la professione e il ricambio non riesce a sopperire a queste perdite così gravose. Sindacato e lavoratori chiedono per questo l’attuazione di cinque misure immediate: un aumento significativo dei salari a parità di carico di lavoro oppure una riduzione delle ore di lavoro a parità di salario; un aumento significativo delle indennità e l’introduzione di indennità per i cambi di turno a breve termine; almeno 5 settimane di ferie fino a 49 anni, da 50 in poi 6 settimane, da 60 in poi 7 settimane; una registrazione dell'orario di lavoro effettivo, che includa in alcuni casi anche il cambio di vestiario e il tempo di viaggio da un incarico all’altro e sussidi supplementari per l'assistenza all'infanzia. Il personale curante presente a Berna si è dichiarato inoltre pronto per il grande sciopero delle donne del 14 giugno per richiamare l'attenzione sulla propria situazione e sulle proprie rivendicazioni. Come sappiamo si tratta di un ramo professionale in cui lavorano in maggioranza donne (80%) ed è quindi fondamentale portarlo al centro della piattaforma rivendicativa del prossimo giugno.

 

Lavorare meno, lavorare meglio

Le cinque misure straordinarie necessitano ovviamente di un cambio di passo in termini di finanziamento pubblico: curanti e sindacato sono consapevoli che le maggiori risorse non possono essere reperite tramite un aumento dei premi della cassa malati. In particolare, gli interventi della mattinata da parte dei lavoratori e delle lavoratrici si sono concentrati sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Per una delle militanti presenti si tratta di una misura fondamentale per fermare l’emorragia di personale: «Non siamo vicini al collasso, siamo ben oltre, molti di noi sono esausti e non hanno le forze per lottare. Occorre diminuire il carico di lavoro». Una collega è d’accordo: «È forse l’unica strada per salvare il nostro ramo». Tutti gli interventi sul tema hanno sottolineato però il pericolo di una tale riduzione dell’orario: «Lavorare all’80% non deve tradursi in un ulteriore inasprimento dei ritmi di lavoro». Per i curanti è infatti di primaria importanza avere tempo per i pazienti, per le loro esigenze che non possono essere gestite secondo criteri di ingegneria gestionale fredda e implacabile. Quando si parla di condizioni di lavoro nelle cure è importante infatti ricordare anche i destinatari delle cure stesse: se chi lavora sta male, sono anche i residenti delle case anziani a risentirne. È necessaria un'ampia discussione sul significato di buone cure e sul tipo di assistenza che noi, come società, vogliamo fornire a coloro che non sono più autosufficienti.

Pubblicato il

22.02.2023 10:06
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