I premi della cassa malati a ottobre sono aumentati. Ed erano già alti, se pensiamo a come siano determinanti nell'erosione importante di molti redditi. Soprattutto di quelli medi e medio-bassi. Facile intuire che quell'ampia fascia di popolazione che dispone di redditi di tale entità si aspetti delle risposte politiche a questo problema. L'iniziativa lanciata dal Partito socialista svizzero (Pss), denominata “Per una salute a prezzi accessibili”, promuoveva delle soluzioni. Una delle quali era l'introduzione del principio di determinare i premi della cassa malati in base al reddito. L'iniziativa è stata bocciata sia dal Consiglio nazionale sia dal Consiglio degli Stati. Non solo. Il Consiglio degli Stati ha pure chiesto che venga dilazionato il termine in cui l'iniziativa deve esser sottoposta al voto popolare. Motivazione? La revisione in corso della Lamal (Legge sull'assicurazione malattia), una volta ultimata, si potrà considerare un controprogetto a questa iniziativa. La cosa lascia molto perplessi i promotori dell'iniziativa. C'è soprattutto il sospetto che il Consiglio degli stati sia più che altro animato da ragioni elettorali. «Vogliono evitare che in questo anno di campagna elettorale ci sia una votazione che rischierebbe di fare del problema Cassa malati e della nostra soluzione un tema politico centrale», afferma Franco Cavalli, consigliere nazionale del Pss. Quanto alla dilazione chiesta dal Consiglio degli Stati «il Pss ha fatto fare una perizia alla Cancelleria federale ed è risultato che siamo nell'ambito di disposizioni davvero eccezionali e, soprattutto, per chiedere una proroga deve esserci un vero controprogetto maturo». Ciò che attualmente non è. E, a revisione della Lamal ultimata, ancora non ci troveremo davanti ad un controprogetto all'iniziativa socialista. «Noi nella Commissione della sicurezza sociale e della salute in Consiglio nazionale abbiamo portato tutte le proposte essenziali dell'iniziativa (premi proporzionali al reddito, pianificazione centralizzata, ecc.)», continua Cavalli, «tutti questi principii sono stati bocciati». Quindi ciò che scaturirà dalla revisione «al massimo sarà un leggero miglioramento dei sussidi per i premi alle casse malati ma non ha nulla a che vedere con un nuovo tipo di finanziamento né, tanto meno, con tutte le misure di trasferimento delle competenze dai cantoni alla confederazione che noi proponiamo nella seconda parte dell'iniziativa». Se nessun postulato fondamentale dell'iniziativa è stato accolto cade l'ipotesi della revisione della Lamal come controprogetto. Veniamo all'attualità: siamo ancora freschi e, molti di noi, tramortiti dall'ennesimo aumento dei premi della cassa malati. Il tema scalda gli animi. Se l'iniziativa andrà al voto in maggio, come prevede la legge e a dispetto della proroga chiesta dalla Camera alta, ci sono speranze che il popolo l'accolga? «Tanto dipenderà dai mezzi messi in gioco dagli avversari», ammette Cavalli, «certamente le casse malati stanzieranno molti fondi per un campagna contro la nostra iniziativa». La speranza che l'iniziativa possa spuntarla c'è. «Soprattutto pensiamo alla Romandia, Ticino e Basilea città». Un punto contestato dagli avversari è il seguente: l'Imposta sul valore aggiunto (Iva) verrebbe aumentata e andrebbe a finanziare l'assicurazione obbligatoria nella stessa misura dei premi. E l'Iva non è una tassa sociale… «Certo», risponde Cavalli, «ma è comunque più sociale dei premi pro capite in uso ora». E spiega che «l'Iva verrebbe in ogni caso mantenuta più bassa sui beni di prima necessità». Se fosse solo questione del principio dei premi proporzionali al reddito gli iniziativisti potrebbero contare su una vittoria piuttosto sicura ma «nel dettaglio ci sono diverse possibilità di scontentare gli avversari». Eppure è stato bocciato anche il principio di stabilire i premi in proporzione al reddito. «Sì», conferma Cavalli, «nonostante le indagini demoscopiche sostengano che gli svizzeri sarebbero favorevoli al principio». La proporzionalità al reddito si traduce in una percentuale fissa, uguale per tutti, oppure dovrebbe essere progressiva? «Abbiamo pensato ad una percentuale fissa: se avessimo previsto una percentuale progressiva sarebbe stata una soluzione ancor più sociale. Tuttavia, il modello così come concepito, prometterebbe all'80 percento della gente di pagare meno. Se l'avessimo fatta progressiva la percentuale scendeva al 60-65 percento. D'altra parte il problema concerne soprattutto i redditi medi». Infine ricordiamo che l'iniziativa socialista non si esaurisce solo nelle soluzioni proposte per risolvere lo spinoso aspetto finanziario. «Si discutono tutte le questioni legate alla struttura sanitaria», puntualizza Cavalli. Nel momento in cui scriviamo ancora non conosciamo il responso del Consiglio nazionale: è probabile che non abbia accolto la richiesta di prolungare il termine entro il quale l'iniziativa “Per la salute a prezzi accessibili” andrà al voto popolare. In tal caso popolo e cantoni svizzeri saranno chiamati alle urne il prossimo maggio. E si prospetta un dibattito acceso su un problema che i politici non possono più aggirare.

Pubblicato il 

06.12.02

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