È un sì critico, molto critico, quello uscito dal parlamento degli edili di Unia lo scorso sabato a Olten, chiamati a esprimersi sull'accordo contrattuale nazionale. Un accordo raggiunto tra sindacati e padronato poche ore prima dell'appuntamento di Olten (per la cronaca dell'assemblea si veda p. 2). Ora la proposta di contratto nazionale dovrà superare lo scoglio dei delegati degli impresari e del sindacato Syna nelle rispettive riunioni previste il 28 marzo. Nel caso di una ratifica da entrambe le istanze, entrerà in vigore il 1° aprile.
Il prezzo pagato per scongiurare il protrarsi del vuoto contrattuale è stato giudicato elevato da diversi muratori delegati. Particolarmente criticati gli aumenti salariali, considerati insufficienti dopo cinque anni di crescita vertiginosa del settore. Quest'anno, sul piano nazionale, gli stipendi cresceranno dello 0,5 per cento in generale e di un altro mezzo punto percentuale agli operai "meritevoli" agli occhi del padronato. Dopo due anni fermi al palo, cresceranno i salari minimi obbligatori dell'uno per cento. Concordato anche l'aumento del prossimo anno, che ammonterà allo 0,5 per cento generale e un ulteriore ritocco verso l'alto di mezzo punto percentuale dei salari minimi. Restano invece in vigore gli accordi transitori firmati nei cantoni Ticino e Ginevra, precedenti all'accordo nazionale, dove gli aumenti salariali sono migliori rispetto a quelli nazionali. Le imprese dei due cantoni verseranno infatti un aumento dell'uno per cento a tutti i loro dipendenti, senza distinzioni di merito secondo i parametri padronali. Inoltre, sia a Ginevra che in Ticino è stato inserito nel contratto il concetto della responsabilità solidale nel caso di abusi derivanti dalla pratica del subappalto. Le imprese generali dei due cantoni sono chiamate a una maggiore verifica, pena sanzioni, nei confronti delle ditte a cui affidano i subappalti. Di un'eventuale introduzione della responsabilità solidale sul piano nazionale (punto sul quale la direzione nazionale degli impresari continua ad opporsi ideologicamente) si discuterà ancora nei prossimi mesi. Infatti, oltre a diversi altri punti su cui non è stato trovato un consenso (intemperie e limite all'impiego di lavoratori temporanei), padronato e sindacati si sono dati tempo fino al termine dell'anno per proseguire le trattative. Entro quella data, il contratto potrà essere disdetto dalle parti. Altrimenti resterà in vigore fino al 2015. Riassumendo, il contratto nazionale è stato giudicato dai delegati sindacali positivo in alcuni casi (migliori tutele ai lavoratori anziani e operai attivi sindacalmente, 90 per cento del salario lordo in caso di malattia o infortunio), ma insufficiente rispetto alle aspettative della base. Un pareggio dal gusto amaro, si potrebbe dire sportivamente parlando. Nei fatti, la maggioranza l'ha approvato quale male minore di fronte alla prospettiva del perdurare di assenza di regole nel settore da cui non s'intravede un'uscita migliore. «Tra i delegati ha prevalso anche il senso di responsabilità nei confronti dell'intero settore – spiega Dario Cadenazzi, responsabile edilizia Unia Ticino e Moesa –. La firma del contratto non significa la fine dell'azione sindacale a tutela degli operai. Anzi, è il suo inizio. Coniugato a una forte presenza sui luoghi di lavoro, il contratto è lo strumento per poter intervenire a difesa dei diritti degli operai. E di fronte ai pericoli di un degrado generalizzato nell'edilizia nazionale, il contratto è un mezzo importante». Uno strumento necessario, anche se il risultato finale non soddisfa piena- mente la base e molte sezioni, stando all'acceso dibattito di Olten. «Il risultato nazionale è figlio anche dei rapporti di forza nel paese», prosegue Cadenazzi. Ricordiamo che in Ticino lo scorso anno nell'arco di pochi mesi ci sono stati due scioperi ben partecipati nell'edilizia, mentre a Ginevra il 25 novembre c'è stata la mobilitazione numericamente più importante del paese, alla quale avevano partecipato circa 4.000 edili cantonali (sul totale di 7.000 nelle principali località del paese). Un accordo era imminente anche nel Canton Vaud, un'altra regione con buona capacità di mobilitazione, ma il risultato nazionale l'ha fatto sfumare. In Ticino, vi è ancora il termine del 31 marzo, indicato quale data ultima per l'adozione della clausola sulla responsabilità solidale. «Siamo a buon punto – racconta Cadenazzi –. Mancano dei dettagli su aspetti giuridici ancora in sospeso, ma entro fine marzo dovrebbe essere pronto». |