Il prezzo degli sgravi fiscali

«Il popolo non è un oracolo dal quale ricevere istruzioni precise sul da farsi» avrebbe detto Mauro Dell’Ambrogio al Congresso liberale di Locarno con riferimento ai referendum. A parte la palese confessione di uno stato di ansia relativamente ai risultati che usciranno dalle urne il 16 maggio prossimo, l’affermazione di Dell’Ambrogio può essere condivisa per la prima parte. In democrazia infatti il popolo non è un oracolo, ma è il sovrano, quindi il detentore «di un potere che nell’ambito politico e giuridico non è sottoposto a nessuna autorità superiore» (cfr. Devoto-Oli). Nemmeno a quella del Governo e/o del Parlamento che il popolo ha eletto per governare e per legiferare. Fa parte di una concezione minimalista della democrazia quella di ritenere che l’attività politica del popolo deve limitarsi alla partecipazione elettorale lasciando poi ampio spazio agli eletti e alle lobby che, a questo punto, sanno di doversi rivolgere solo a una ristretta élite della politica. Il modello più evoluto richiede per contro che il popolo possa partecipare direttamente con gli eletti a definire le priorità della vita pubblica, “a dare istruzioni precise sul da farsi” e a fornire indicazioni chiare sulla rotta da seguire. Il nostro tipo di democrazia, con gli strumenti detti appunto di democrazia diretta, fa parte evidentemente e fortunatamente del modello evoluto. Fortunatamente perché i vantaggi, soprattutto relativamente alla maturazione di una coscienza politica e alla stabilità delle scelte condivise, sono superiori agli svantaggi da ricercare in particolare in una certa lentezza decisionale. Ora il 16 maggio prossimo il popolo ticinese è chiamato a dare una indicazione precisa relativamente alle modifiche di legge sottoposte a referendum e questa indicazione dovrà per forza essere seguita. Ma il popolo darà anche una indicazione di rotta sul problema degli sgravi fiscali da una parte contrapposti alla riduzione dei servizi e degli aiuti pubblici dall’altra. Questa indicazione potrà anche essere trascurata da chi governa, ma, se lo farà le conseguenze su fiducia, governabilità e stabilità del paese potrebbero essere nefaste. Si potrebbe argomentare che sulla politica degli sgravi fiscali il popolo si è già espresso nella votazione del 6 febbraio 2000, quando con quasi il 60 per cento dei voti si è espresso a favore di un pacchetto di sgravi più importante di quello proposto dallo stesso governo. Argomentazione con la quale si devono fare i conti e sono appunto dei conti quelli che il sovrano deve fare se vuole correggere l’indicazione di quattro anni fa. Perché il popolo sovrano ha anche il diritto di sbagliare, di trasformare gli sbagli in esperienza e nuova conoscenza e di correggere gli errori commessi. Specialmente quando l’errore è dipeso da una informazione insufficiente e/o capziosa. Gli sgravi fiscali sono dei soldi restituiti dallo Stato ai cittadini in modo ineguale. I soldi sono una merce che ha un prezzo come sa bene chi va a chiedere un prestito in banca. Nel caso degli sgravi fiscali il prezzo è rappresentato da una risposta pubblica più modesta a bisogni crescenti. Una conseguenza che gli iniziativisti della Lega hanno negato (e di cui continuano a negare la necessità) e sulla quale il Governo ha glissato. Un prezzo tenuto nascosto quando gli sgravi sono stati venduti e che, per la stragrande maggioranza dei ticinesi, si sta rivelando elevatissimo. A causa dei risparmi in votazione il 16 maggio e, soprattutto, a causa di quelli in preparazione. Per capire la portata dell’inganno patito basterebbe immaginare come avrebbe votato il popolo sugli sgravi se prima fossero state attuate le misure di risparmio. Quindi se prima avesse dovuto pagare il prezzo, poi ricevere la merce. Come si fa di solito. Grazie ai referendum gli elettori oggi (ma anche domani di fronte a nuovi provvedimenti di risparmio) hanno la possibilità di rifare i calcoli e di farlo sapere al Governo. Poi si potrà ripartire, in un clima più sereno, per trovare assieme i modi e i tempi con i quali risanare le finanze del Cantone.

Pubblicato il

19.03.2004 14:30
Pietro Martinelli