Il poker di Marina Masoni

La telenovela degli sgravi fiscali continua. Dopo il primo pacchetto da 30 milioni di franchi l’anno entrato in vigore nel 1997 (24 milioni per le persone fisiche, 6 milioni per le società), dopo i 100 milioni annui votati dal popolo in sostituzione del secondo pacchetto il 6 febbraio 2000 ed effettivi da quest’anno (65 milioni per le persone fisiche, 35 milioni per le società), dopo il terzo pacchetto da 30 milioni l’anno per le persone fisiche entrato in vigore nel 2001, Marina Masoni e il Consiglio di Stato fanno poker. Il nuovo pacchetto, il quarto, la cui entrata in vigore è prevista per il 2003, prevede ancora 47 milioni di sgravi l’anno, divisi più o meno equamente tra persone fisiche e società. Facendo un calcolo sommario, tra il 1997 e il 2003 in7 anni grazie a queste operazioni il Cantone avrà prelevato 700 milioni di imposte in meno. Una spartizione iniqua Se il riassunto della situazione finisse qui non ci sarebbe che da fare un plauso alla ministra delle finanze, la quale ha permesso alla comunità dei contribuenti di tenersi un bel malloppo. Ma se si guarda un po’ più da vicino le cose cambiano, eccome. Innanzitutto perché nella comunità dei contribuenti... c’è contribuente e contribuente! La «spartizione» del jackpot è avvenuta in maniera del tutto iniqua. A guadagnarci parecchio sono stati i ricchi, quelli che spendono parecchio (lo facevano anche prima) e che oggi possono dedurre dalle imposte molto più che in precedenza. Poi vi sono le società, il cui carico fiscale, secondo gli ultimi dati disponibili, ha subìto nel nostro cantone una riduzione che non ha pari in nessun altro cantone della Svizzera, forsecon eccezione di Glarona, che però partiva da una situazione decisamente più pesante di quella ticinese. Di questa manna sgravatoria qualcosa è arrivato ed arriverà anche al ceto medio, mentre ai ceti modesti non restano che le briciole. In questi sette anni le persone fisiche avranno pagato pro capite 226 franchi in meno di imposte all’anno, ma secondo la famosa regola del pollo di Trilussa, questo dato nasconde le migliaia di franchi risparmiati dai benestanti e il contentino di qualche franchetto finito nei borsellini di chi se la passa peggio. Oltre al problema dell’equità della ridistribuzione fiscale, vi è poi il grande problema dell’effetto dei risparmi sui servizi ai cittadini. Investimenti pubblici assottigliati 700 milioni in meno da usare nell’interesse pubblico hanno per effetto il peggioramento dei servizi alla popolazione e la quasi totale chiusura verso nuove proposte atte a rispondere a nuovi bisogni. E qui ad andarci di mezzo sono soprattutto i ceti modesti e quello medio, che non possono e non potranno mai permettersi di far capo alle risposte che il privato può offrire a pagamento. Di fronte al nuovo pacchetto di sgravi i socialisti si pongono quindi le domande di sempre. Le proposte sono eque? I soldi che verranno a mancare non potrebbero essere spesi meglio? Quali saranno le ripercussioni sui servizi di questa nuova operazione fiscale? Domande che ripropongono quelle già avanzate durante l’esame di tutti i pacchetti precedenti e che, a dipendenza delle situazioni, ci hanno portato nel passato a dire sì o no a questa o a quella misura. Apprendiamo dal passato Nel 1996, ad esempio, eravamo pronti a dire di sì al primo pacchetto poiché esso si combinava con un aumento dei sussidi ai premi di cassa malattia per i più deboli. Poi, una settimana prima del voto in Parlamento, proprio ai ceti più deboli venne triplicata la quota minima del premio a loro carico perché mancavano i milioni per finanziare l’operazione fiscale. Quindi votammo contro per non avallare quella beffa. Nel 1999 votammo contro il secondo pacchetto dopo che il Gran Consiglio respinse tutte le nostre proposte per renderlo meno iniquo e nel 2000, malgrado anche qui nessuna delle nostre proposte venne accettata, sostenemmo senza entusiasmo l’ultima tornata di sgravi, perché destinati soprattutto alle famiglie. Anche se le misure concrete erano e restano ampiamente discutibili. Il quarto pacchetto arriva in un momento dove la congiuntura internazionale inizia a perdere colpi, con un Preventivo 2002 annunciato con molti milioni di deficit, con parecchi mugugni che si levano dai Comuni per paura delle ripercussioni sui conti degli enti locali. Propone ancora sgravi per le persone giuridiche, che in passato hanno avuto parecchio, e nulla di extra-fiscale a favore dei ceti modesti che comunque da questa operazione non hanno nulla da guadagnare. La prima riunione della Commissione tributaria si è limitata a definire i tempi di esame del nuovo messaggio ed ha saggiamente deciso di attendere i nuovi dati sulla situazione finanziaria del Cantone previsti per l’autunno. Sarà questo il primo banco di prova che il nuovo pacchetto dovrà superare. Poi vi sarà da sciogliere il nodo «comunale», perché chi oggi mugugna dai Municipi potrebbe presto mettersi a ringhiare, e infine si tornerà all’eterna questione dell’equità degli sgravi qui in discussione, che a prima vista non è per nulla scontata. Un cammino teoricamente irto di difficoltà, ma in realtà del tutto spianato. In Gran Consiglio, in materia fiscale, il populismo la fa da padrone e mancano oggi le condizioni per un esame serio, rigoroso e non ideologico di questo genere di proposte.

Pubblicato il

14.09.2001 03:00
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