Il più lungo “Streik” tedesco

Neanche ai tempi della Repubblica di Weimar la Germania aveva assistito ad uno sciopero così lungo. La battaglia tra il sindacato del terziario Verdi e i Länder aveva preso il via verso la fine dello scorso febbraio, dopo oltre un anno di inutili trattative. In ballo c'era il rifiuto delle regioni di applicare ai loro 800 mila dipendenti il nuovo contratto nazionale già in vigore per i lavoratori impiegati dallo Stato federale e, assieme, la loro pretesa di aumentare la settimana lavorativa da 38,5 a 40 ore. Chiaramente a parità di salario.
Tre mesi di agitazioni a macchia di leopardo, scaglionate per categorie professionali e aree geografiche avevano trasformato la quotidianità in diverse città tedesche. Vedere cumuli d'immondizia non raccolta ai bordi delle strade, uffici pubblici deserti e ospedali funzionanti solo a mezzo servizio era diventata la regola in molti casi. Poi, a inizio giugno, con l'attenzione dei media tutta rivolta ai mondiali di calcio, il grande sciopero del settore pubblico ha trovato una sua (prima) conclusione, piuttosto in sordina per la verità. E con un sostanziale pareggio, tanto per rimanere in tema calcistico. Un pareggio, perché ai dipendenti dei Länder è stato applicato sì il nuovo contratto nazionale del settore pubblico ma con un lieve aumento della settimana lavorativa (da 38,5 a 39,2 ore) e con un taglio all'indennità per le ferie. Ma mentre tutto il mondo seguiva le partite in diretta dagli stadi tedeschi, in Germania in pochi si sono accorti che lo sciopero più lungo della storia tedesca, in realtà, non era finito del tutto. Per una singola categoria, quella dei medici ospedalieri organizzati sotto la sigla "Marburger Bund", il contratto firmato da Verdi, infatti, era carta straccia. Le richieste dei camici bianchi, oltre all'orario di lavoro (tema  scottante per un settore che, coi turni, supera spesso le 70 ore settimanali), riguardavano anche un cospicuo aumento di stipendio. Con uno sciopero molto duro, che ha paralizzato per altri due mesi il lavoro di molte cliniche universitarie già coinvolte nello sciopero di Verdi, a metà agosto il Marburger Bund, che conta 11 mila iscritti ma è in grande crescita di consensi, è riuscito ad ottenere un contratto di categoria separato e migliore di quello siglato da Verdi.
Mentre per il Marburger Bund questa vicenda è la dimostrazione che Verdi non è in grado di assicurare gli interessi dei medici, nel grande sindacato del settore pubblico cresce il timore che la svolta del piccolo sindacato medico possa essere presto imitata da altre categorie di "privilegiati", con tanti saluti per l'unità sindacale.

"Così si fa il gioco dei padroni"

A chiedergli un bilancio sull'esito dello sciopero più lungo che la storia tedesca ricordi, Jan Jurczyk, portavoce federale del sindacato del terziario Verdi, ha un attimo d'esitazione.
«La nostra battaglia a difesa dei lavoratori del settore pubblico era sacrosanta – dice Jurczyk, superando l'imbarazzo iniziale – certo, però, che, dopo tre mesi di agitazioni, come risultato avremmo preferito qualcosa di più che la difesa dell'esistente. Ma coi tempi che corrono non possiamo lamentarci. Quella che proprio non mi va giù, invece, è la coda di questo sciopero. Mi preoccupa vedere come i rappresentanti di una singola categoria con le loro scelte azzardate mettano a rischio l'unità sindacale.»
Si riferisce alla vostra rottura con il sindacato dei medici ospedalieri, il Marburger Bund?
Certo, adesso il Marburger Bund canta vittoria, per aver ottenuto dagli ospedali condizioni in apparenza migliori per i propri iscritti, rispetto al contratto nazionale firmato da Verdi con i comuni, i Länder e lo Stato federale per tutto il pubblico impiego. Ma il leader del sindacato dei medici, Ulrich Montgomery, e i suoi colleghi non si rendono conto che la loro è una vittoria di Pirro.
Sarà anche una vittoria illusoria, ma nel giro di un paio di settimane sono stati molti i medici che hanno stracciato la tessera di Verdi e hanno aderito al Marburger Bund.
Non metto in dubbio che siano riusciti a vendere bene ai mass media la loro protesta. Ma guardiamo nel concreto cosa sono riusciti ad ottenere. Con il contratto che hanno firmato, i medici alle prime armi prenderanno, forse, 20 euro al mese in più rispetto a prima. Chi ci guadagna veramente sono i primari. I loro stipendi salgono anche di 700 euro. Peccato però che, conoscendo la mentalità che regna ai vertici delle cliniche, i soldi in più versati ai primari saranno recuperati, assumendo meno personale e costringendo i dipendenti a turni ancora più massacranti di quanto già avvenga. Quindi, anche se al momento molti medici ammirano l'intransigenza del Marburger Bund, tra poco saranno loro stessi a subirne le conseguenze.
Montgomery vi rinfaccia di essere stati troppo morbidi con i datori di lavoro.
Ammetto che il contratto che abbiamo sottoscritto da ultimo coi Länder – i nostri antagonisti più agguerriti – non è il massimo, ma per il settore ospedaliero la nostra impostazione era e rimane un'altra. La nostra preoccupazione è soprattutto quella di non far lievitare ulteriormente il monte ore settimanale. Su questo fronte abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. A differenza del Marburger Bund, Verdi non può guardare agli interessi particolari di una sola categoria. Noi dobbiamo difendere i diritti di tutti i dipendenti, dagli addetti alle pulizie ai primari. La scelta di Ulrich Montgomery di rompere l'unità sindacale, al fine di contrattare condizioni migliori per una singola figura professionale, è la morte del principio di solidarietà. Così si fa solo il gioco dei datori di lavoro.

Pubblicato il

01.09.2006 03:00
Tommaso Pedicini