«Il mondo hard distrugge le persone»

Intervista al pornoattore Rocco Siffredi

Extasia: una commedia non all’italiana, ma alla ticinese, che ogni paese è mondo. Fra anatemi e ipocrisie, attorno al baraccone del sesso mercificato la curiosità è stata palpitante. Non si rivelerà niente di che, se non una seriale esposizione di oggettistica datata e starlette non più di primo pelo. La nota hot? L’accusa ai meccanismi dell’industria pornografica lanciata da Rocco Siffredi, pornostar: «Attenzione, è un mondo feroce che distrugge le persone più deboli. Non si può lavorare con il proprio corpo, se non si è integri, c’è il rischio di distruggersi».

Senza veli, Rocco. Ma non in quel senso lì. Il “re della patatina” – il soprannome la dice lunga, ma il Siffredi ne va fiero – ci concede un’intervista in cui smette i panni da pornostar.Non è il personaggio impostato a parlare, ma «un uomo che si è tolto la maschera tanti anni fa». Uno che nel mattatoio di carne ci sguazza da lunga data e «non per le mie qualità uccellistiche, bensì per essere riuscito a restare lucido, strutturando la mia vita e trovando un equilibrio privato di cui devo tanto a mia moglie. Tanti in questo ambiente si sono fatti male».
Non ci racconterà di perfomances esaltanti, ma delle difficoltà di rimanere integri: «Non sono piccoli i problemi che nasconde il sottobosco dell’hard: se non sei forte dentro, ne esci massacrato».


La domanda ce la serve su un vassoio d’argento: come è stato rivedere a Extasia Sandy Balestra, l’ex pornostar ticinese, che, fisicamente trasformata e provata, quando l’ha visto è scoppiata a piangere davanti al pubblico. All’epoca del loro primo incontro la ragazzina non era ancora maggiorenne, Siffredi aspettò che compisse i 18 anni e girò con lei un film con scene decisamente forti e violente. La giovane fu poi presa al laccio senza scrupoli anche dal caravanserraglio della politica, che sfruttò la sua immagine per accalappiare voti.


Allora Rocco, come è andato l’incontro con la ragazza che lei ha lanciato e resa famosa?
«È stato uno dei più grandi shock della mia vita. Non l’avevo più incrociata dai tempi del nostro film, tutti mi dicevano: “C’è Sandy!, c’è Sandy!” e io ero contento. Mi aspettavo di vedermi comparire una 36/37enne con qualche rughetta, allegra e gioiosa. Quando mi si è parata davanti non potevo credere ai miei occhi: irriconoscibile, trasformata, sofferta. L’ho abbracciata e ho provato un dolore indefinibile. Tanto che quando sono salito sul palco, il cervello continuava a pensare a lei e non sono più stato in grado di stabilire un contatto con il pubblico, sudavo, ero sotto stress. È stato uno shock fortissimo».


L’industria del sesso mercifica giovani donne per lucrarci sopra e poi mi viene a dire che è sottoposto a shock... Non è una contraddizione? Insomma, prima si usa, e poi si dice mi dispiace?
«Secondo me l’industria del sesso non può essere considerata la causa dei mali di chi vi entra e ne esce a pezzi, in molti casi sarebbe andata comunque così. È vero, è un ambiente che non aiuta le persone deboli, ed è forte il pericolo di perdere i punti di riferimento e fare una brutta fine. Ma anche il mondo della televisione e quello del cinema sono macchine da soldi altrettanto crudeli: è appena morto per overdose un attore premio Oscar, no? Io non posso stare dietro a tutte e fare un test della personalità...».


Sarà una domanda naïve, ma lei ce l’ha un’etica?
«Certo, che ce l’ho. Nel settore, pur di far quattrini, ci sono dei grandi sfruttatori di situazioni umane. Per esempio, io non condivido l’invito di Extasia a una pornostar incinta all’ottavo mese, né mi presto a girare scene con donne completamente andate di testa. Quasi arrivo alle mani con alcuni produttori che volevano convincermi a sottoscrivere un progetto con Sara Tommasi. “C’è la sua liberatoria” affermavano. Ma che valore ha la liberatoria di una persona drogata? Non è capace di intendere e volere, è come sventolare la liberatoria di un bambino di dieci anni».


D’accordo, resta comunque il problema dell’immagine violenta di una donna sottomessa che la pornografia riflette... Ma non potete evolvervi? Lei è anche produttore...
«Nel 2014 non si può venire a parlare di donne oggetto. È proprio il contrario. Io sono per i bordelli mix con donne e uomini...».


Invece si può. È una constatazione di fatto: la pornografia veicola l’immagine di una dominazione sessuale dei maschi sulle donne, dove la violenza la fa da padrona...
«Deve cambiare anche l’atteggiamento delle donne. Sto per andare negli Usa dove mi aspettano trenta ragazze dalla forte personalità, che sanno cosa vogliono: sarà un film che mi darà soddisfazione perché il sesso deve essere divertimento. Invece qui arrivano sul set che sono delle troie, il giorno dopo piangono e tu riesci a provare compassione, e il giorno dopo si rivelano ancora delle gran troie (troie non è maschilista, no? ndr). L’hai sentito anche tu, sul palco ho detto ai ragazzi di non imitarmi con le loro compagne, che le attrici si sottopongono ad allenamenti per girare certe scene che sono esigenze di copione. Io con mia moglie lo faccio per ore nella stessa posizione, ed è bellissimo, ma se lo propongo in un film la gente si addormenta. Ma è così che il sesso va fatto, cercando il “punto G” nella testa delle donne e non altrove».


Esigenze di copione. Insomma, il porno non è il sesso reale, ma fa sempre girare palate di soldi?
«Non più come in passato, il settore è in crisi. Il sesso esibito è sempre una grande attrattività, è lo strumento di trasmissione che è cambiato. Internet ha danneggiato in maniera importante l’industria pornografica. Io cerco di produrre dei bei film, con professionalità offro un prodotto di qualità, ma in rete chiunque può postare i suoi video amatoriali, registrando un sacco di visite: tutti quei clic portano un gran giro di pubblicità e di soldi, ragion per cui è sempre difficile trovare investitori per i nostri film. Io sopravvivo grazie al mio nome, ma la crisi c’è. Una decadenza che si è iniziata quando si è deciso di sospendere il Festival del porno di Cannes. Davamo fastidio, stavamo occupando sempre più mercato e i media prestavano più interesse a noi che non al Festival di Cannes ufficiale. E siamo stati tagliati fuori, davamo fastidio».


Lugano ha ospitato la prima edizione di Extasia. Sinceramente è parso il Medioevo dell’eros, né il pubblico sembrava particolarmente coinvolto... Lei ne era il testimonial, che giudizio ne dà?
«Senza voler accusare gli organizzatori che hanno fatto il massimo, sto dalla parte del pubblico deluso. Il salone mancava totalmente d’erotismo, di divertimento, di ironia. L’oggettisca era esposta male ed era quella banale che trovi anche al supermercato: il problema è che i produttori top non vanno nelle fiere perché non credono in questo tipo di prodotto e gli organizzatori non osano per paura. Gli spettacoli non coinvolgevano il pubblico perché le stesse pornostar, la maggior parte già sul viale del tramonto, erano annoiate, stanche. E sai perché erano stanche? Mi assumo la responsabilità di prendere una denuncia penale: perché probabilmente avevano appena finito col cliente di turno. La pornografia non rende più e molte finiscono a prostituirsi in un vortice di depressione che le porta a tirare cocaina. La prima volta Extasia con Rocco Siffredi, come traino, ha funzionato; la seconda, se non cambiano formula, non so... Non si può proporre una fiera dell’eros che non è né carne né pesce. Io sarei per far assistere alla preparazione di un film porno, per dare lezioni di sesso su come far godere una donna. Invece si è voluto dare un colpo al cerchio e uno alla botte anche per colpa del conformismo e dell’ipocrisia di fronte al sesso che resta tabù».


Lei però è stato accolto come una star quando è salito sul palco. È rimasto vestito e il pubblico era comunque in visibilio...
«Non credere. L’isterismo dei fan è figlio del contesto particolare, sei a una manifestazione di questo tipo e puoi permetterti di acclamare la pornostar. Ma in situazioni quotidiane – chi prima ti dà pacche sulle spalle, dicendoti che sei un grande e ha visto tutti i tuoi film – fa un passo indietro. Mi è successo anche in televisione con un conduttore molto famoso, dopo i complimenti , a telecamere accese ha preso le distanze. Io non sono particolarmente vittima del sistema perché mi sono imposto come personaggio, tanto è vero che sono stato chiamato a condurre un programma televisivo, “Ci pensa Rocco”, su Cielo. Il falso moralismo resta però imperante. Come quando si parla di prostituzione: in Italia è proibita, ma chi la contesta in pubblico ne usufruisce in privato. Io sono per la prostituzione libera».Un attimo di silenzio... «Non sei d’accordo?».


Sul principio sì, prostituzione legale. Però non sempre è una libera scelta: sono le classi più svantaggiate socialmente ed economicamente che finiscono soprattutto nel giro...
«Ma io parlo di libera scelta, mica di tratta di esseri umani e di papponi. Della donna che ha diritto a scegliere liberamente della propria vita. Tu lavori con la penna, un’altra con qualcos’altro, ma l’importante è che siate libere, che sia una responsabilità individuale. Come si fa poi a stabilire che cosa sia davvero una libera scelta? La figlia del ricco va all’università, un’altra sulla strada. È il sistema, il mondo che non funziona e l’industria del sesso non fa che rifletterlo».


Lei però ha creato la sua casa di produzione proprio a Budapest, che pullula di giovanissime bisognose...
«Sì, ma per ragioni familiari, mia moglie è ungherese. Io mi impegno a produrre film hard di qualità e penso di riuscirci: quest’anno, a quasi 50 anni, ho preso ancora l’Oscar del porno. L’industria hard non può essere considerata responsabile di tutti i drammi del mondo e io faccio questo lavoro per passione. Tutto qui».

Pubblicato il

05.02.2014 22:43
Raffaella Brignoni