Siamo certamente in molti anche in Ticino ad aver considerato durante decenni Norberto Bobbio un maestro cui guardare per poter fare le proprie scelte con maggiore sicurezza. Per i valori che difendeva, per la chiarezza dei concetti, per il rigore metodologico e di comportamento. Come ha scritto Michele Salvati anche per me Norberto Bobbio «è stato il mio primo e più importante maestro di liberalismo». Nel pensiero di Norberto Bobbio i valori di libertà, di democrazia, di Stato di diritto ricuperavano significato perché non venivano mai disgiunti dall’obbiettivo di una “società giusta”, di una società di eguali non solo relativamente ai diritti politici, ma anche ai diritti sociali e alle pari opportunità. Un obiettivo così spesso contraddetto nella pratica anche delle società democratiche più avanzate da portare Norberto Bobbio ad affermare che «sarebbe da stolti rallegrarsi della sconfitta del comunismo… perché non basta fondare lo Stato di diritto liberale e democratico per risolvere i problemi da cui era nata la speranza della rivoluzione». A chi aveva fatto la scelta del Psa alla fine degli anni sessanta le libertà e l’eguaglianza garantite dalla democrazia apparivano come una “finzione borghese” perché non c’era eguaglianza sociale e perché la libertà significava soprattutto libertà per l’iniziativa economica capitalistica. Nel contempo non avevamo mai accettato il concetto leninista di “dittatura del proletariato” perché l’uso delle libertà politiche ci appariva come irrinunciabile. Sprovvisti anche di quella fase, in teoria transitoria in realtà definitiva e catastrofica, la mancanza di una teoria politica nel nostro (piccolo) caso era ancora più totale di quella che Bobbio rimproverava ai comunisti. Politicamente eravamo privi di alternative, quindi di speranza. In quelle condizioni il ricupero da parte del Psa dei valori del liberalismo e della socialdemocrazia e del concetto democratico di diritto è stata la nostra salvezza. Una scelta che, per molti di noi, aveva ricevuto una forte spinta proprio dalla conferenza che Norberto Bobbio tenne a Locarno nel 1984 sul tema del “futuro della democrazia” dove parlò di democrazia incompiuta e di tradimento della democrazia. Così dallo slogan sessantottino di “seminare la sabbia negli ingranaggi del sistema” eravamo passati nei fatti concreti alla lotta per realizzare la democrazia anche documentando le contraddizioni del sistema, ma proponendo scelte ragionevoli per eliminarle. Nello scenario politico cantonale cambiò anche l’interesse marginale degli altri partiti nei nostri confronti spostandosi dai conservatori (poi popolari democratici) ai liberali-radicali. Le conseguenze più appariscenti di questa svolta furono l’entrata del Psa in governo nel 1987, poi la riunificazione socialista. Oggi i problemi si sono fatti più complessi: il crollo di una alternativa al capitalismo, la perdita di centralità della classe operaia e il potere dilagante e la mancanza di etica del capitale finanziario hanno reso più difficile il funzionamento della democrazia e la possibilità di realizzare una società (più) giusta utilizzando la libertà, la tolleranza e lo Stato di diritto. Oggi contano le lobbies, i leader populisti e i sondaggi di opinione. C’è chi sostiene che siamo oramai entrati nella fase discendente della parabola democratica e sicuramente anche questa involuzione ha alimentato il pessimismo razionale di Bobbio. Eppure resto convinto che la strada da seguire sia quella, che l’unica difesa contro la prevaricazione dell’uomo sull’uomo, contro il sogno di onnipotenza del capitale finanziario, sia la trasparenza che solo la libertà e la democrazia permettono di creare. Anche se non vi è nessuna garanzia deterministica che la creino. Per questo ci tocca lottare, come ha lottato Norberto Bobbio, fino alla fine.

Pubblicato il 

16.01.04

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