«A Coop 559 milioni di utili, ai lavoratori le briciole». Il titolo del volantino sindacale riassume il clima d’insoddisfazione che si respira tra il personale a Coop. Come nel caso di Migros, il secondo datore di lavoro per importanza del Paese non compenserà integralmente il rincaro fissato a 3,3% dall’autorità federale (un indice falsato dal mancato computo dei premi cassa malati). Gli stipendi dei 36mila dipendenti del gruppo attivi nella vendita al dettaglio, coperti dal ccl siglato coi sindacati, si vedranno aumentare il salario del 2% nel caso abbiano paghe inferiori ai 4'500 franchi. Per chi invece supera quella soglia, l’aumento del 2% sarà individuale a discrezione del superiore. A tutti verrà distribuito un buono acquisto aziendale di 800 franchi. Con l’erogazione del buono, Coop afferma di aver compensato quasi integralmente il rincaro ufficiale, raggiungendo circa il 3%. «Il buono non è oggetto di trattative salariali» hanno replicato i sindacalisti. «Se volete darlo, non abbiamo nulla in contrario. Ma non fa parte del salario, poiché oggi c’è mentre domani non ci sarà più» hanno spiegato i sindacati nel loro comunicato stampa. Sindacati compatti nel rifiutarsi di sottoscrivere la proposta aziendale di aumento salariale 2023. Syna, la Società svizzera degli impiegati di commercio (Ssic) e Unia, il sindacato con la più alta rappresentatività tra il personale di Coop, non hanno sottoscritto l’accordo imposto dalla dirigenza aziendale. Unico firmatario, il sindacato giallo dell’Associazione degli impiegati Coop. L’opposizione del fronte sindacale ha perlomeno evitato una soluzione ancor peggiore, raccontano esponenti del collettivo ticinese dei lavoratori Coop di Unia. «All’ultima trattativa, la dirigenza ha intimato che qualora non si fosse accettato l’aumento del 2%, sarebbero tornati alla proposta precedente dell’1.5%. Per due volte, il gruppo dei militanti di Unia ha seccamente respinto la proposta, motivando il suo diniego con una lettera inviata alla direzione. La determinazione e la compattezza del gruppo hanno forse influito sulla dirigenza nel decidere di non peggiorare l’offerta» Il collettivo conosce bene le dinamiche delle trattative. Dallo scorso anno, un gruppo di lavoratori affianca la delegazione dei sindacalisti di Unia nelle varie tappe preparatorie delle riunioni negoziali. Un esercizio di democrazia sindacale in cui i lavoratori sono coinvolti passo dopo passo sull’evolversi delle trattative. La delusione del collettivo ticinese è ora palpabile. A fronte dei 559 milioni di utile del 2021, dell’importante sforzo dato nei due anni di pandemia e a fronte di un progressivo peggioramento generalizzato delle condizioni d’impiego, il personale rivendicava il pieno rincaro del costo della vita. Dalla delusione alla rabbia, il passo può essere breve. Così come la repressione. A un volantino di Unia Ticino sul tema distribuito nelle filiali, la replica aziendale è stata sollecitare l’intervento della polizia in un paio di occasioni. «A Coop è successo raramente. Segno che l’insoddisfazione espressa nelle nostre comunicazioni abbia colpito nel segno» commenta Chiara Landi, responsabile terziario di Unia. Dal collettivo ticinese dei dipendenti Coop si vuole fugare i dubbi: «Non ci faremo intimidire. Siamo convinti che al personale spetti il giusto aumento e lo ribadiremo quando si presenterà l’occasione». |