Il libero mercato nel prezzo di un caffè

La questione dei prezzi alti praticati nel nostro paese è ormai uscita dalla stretta cerchia dei cosiddetti addetti ai lavori, ed è sempre più argomento di discussione quotidiana. Ciò è bene perchè costituisce un fardello d’informazione decisamente utile, ancorché di difficile interpretazione. Dobbiamo questo genere d’informazione a quelle istituzioni che si occupano della sorveglianza del mercato nazionale, che spesso lavorano tra mille difficoltà, e molto spesso nell’ombra. Istanze come la Commissione della Concorrenza o l’Ufficio della Sorveglianza sui Prezzi, vengono troppo spesso marchiati come rompiballe nazionali che intralciano il funzionamento del libero mercato, mentre di fatto fra gli attori di questo stesso mercato, sono gli unici a prendere le difese di coloro che hanno meno potere: i consumatori. È grazie a queste istituzioni che scopriamo con interesse di pagare circa il 20 per cento in più dei nostri vicini germanici per le nostre importazioni, mentre il nostro export viene venduto a prezzi di mercato globale. Ed è sempre grazie a loro che veniamo informati del fatto che i dieci farmaci che fatturano di più fra quelle rimborsati dalle casse malati, costano in Svizzera mediamente il 33 per cento in più rispetto sempre alla Germania. Sono solo due, delle tante informazioni interessanti contenute nel rapporto di Mister Prezzi per l’anno 2004. Sicuramente un documento che apre gli occhi sul tanto decantato libero mercato, che alla fine non risulta poi essere tanto libero… . Un mezzo per ottenere alcune informazioni importanti circa alcuni colossi dell’economia svizzera, informazioni ovviamente taciute dalla pubblicità o dalle attività di pubbliche relazioni. E soprattutto informazioni veritiere e al di sopra delle parti (lo potete scaricare gratis dal sito internet di Mister Prezzi, all’indirizzo www.mister-prezzi.ch). Ecco cosa dice il rapporto, a proposito della delicata questione della diminuzione dei prezzi come misura che potrebbe portare a una diminuzione dei salari: «Occorre qui distinguere se la creazione di valore aggiunto connessa con la produzione della prestazione avviene principalmente nel paese o all’estero. Inoltre, è necessario valutare se l’assenza di una pressione sui prezzi non comporti inefficienze. Due esempi, a titolo illustrativo: circa 6 centesimi del prezzo di un caffè consumato al ristorante coprono l'importazione del caffè; la maggior parte del valore aggiunto è costituito dalle prestazioni di servizio nel paese, ovvero salari, affitti, prezzi delle costruzioni, ecc. Una pressione sul prezzo del caffè può quindi tradursi in una pressione salariale all’interno del paese. Al contrario, se un farmaco è importato dall'estero a un prezzo maggiorato (il 70 per cento del consumo di medicinali è coperto dalle importazioni) o se i pezzi di ricambio di un’automobile devono essere importati, la creazione di valore aggiunto avviene all’estero; a guadagnarci sono il fabbricante estero ed eventualmente la sua filiale di distribuzione in Svizzera. La Svizzera, grazie al suo elevato potere d’acquisto, corrisponde all’estero una specie di “rendita di protezione”». Spero di avervi fatto venire la voglia di leggerlo tutto!

Pubblicato il

22.04.2005 13:00
Paolo Riva