Il lavoro è tornato prepotentemente al centro dell’attenzione dei cineasti svizzeri. E non stiamo parlando del mestiere di contadino, di cui abbondano rappresentazioni cinematografiche, a volte un po’ edulcorate, ma delle professioni che abbiamo imparato finalmente a definire come essenziali. La pandemia, la crisi ambientale, la trasformazione digitale, la precarietà e l’insicurezza hanno contribuito a questo rinnovato amore tra settima arte e lavoro. Il documentario Alle ultime Giornate del cinema di Soletta di gennaio erano una decina i titoli in programma dedicati al lavoro. Tra questi abbiamo avuto anche la fortuna di vedere Schwarzarbeit [Lavoro nero], documentario presentato nella sezione Panorama. In questa opera gli abusi padronali sono al centro della rappresentazione. Nel film di Ulrich Grossenbacher, vediamo infatti quattro ispettori e una ispettrice del lavoro attivi nel cantone di Berna alle prese con un compito difficilissimo: lottare contro sfruttamento e dumping salariale. Cantieri, ristoranti, piccoli supermercati, esercizi commerciali, persino case: il lavoro nero e le irregolarità sono ovunque. Grossenbacher non si limita all’inchiesta, ma ci fa entrare nella testa dei suoi protagonisti: gli ispettori sanno che la loro professione è fondamentale, ma nel momento in cui si trovano di fronte a un lavoratore migrante in nero, magari senza permesso di soggiorno, sono consapevoli di avere a che fare con una vittima che pagherà più del datore di lavoro per l’infrazione commessa. In una delle scene più forti del film, due ispettori scoprono su un cantiere un muratore macedone senza contratto e senza permesso. Uno dei due ispettori fa di tutto per cercare di non chiamare la polizia, ma alla fine, a malincuore, è costretto a farlo. Il lavoro sindacale Accanto al quotidiano degli ispettori, il regista sceglie anche di rappresentare la lotta di Corrado Pardini, ex parlamentare del partito socialista ed ex dirigente di Unia, contro il tentativo di indebolire le protezioni salariali elvetiche nell’ambito delle trattative per l’accordo quadro con l’Unione Europea. La battaglia di Pardini e di tutto il fronte sindacale non era rivolta soltanto alla protezione dei salari, ma anche contro i tentativi dell’Udc di colpire la libera circolazione delle persone. L’obiettivo dell’Udc, ormai lo sappiamo, è infatti duplice: da una parte dichiara di voler abolire la libera circolazione, con conseguenze nefaste per milioni di lavoratori attivi in Svizzera, dall’altra intende colpire a morte il sistema di protezione salariale che accompagna la libera circolazione stessa. Come sappiamo la questione è ancora aperta, ma l’attività degli ispettori del lavoro va avanti senza sosta. Il film in Ticino Il documentario di Grossenbacher è uscito nelle sale della Svizzera tedesca e francese l’11 maggio ed è programmato anche nelle sale ticinesi. Il 17 maggio sarà proiettato dal circolo del cinema di Bellinzona al cinema Forum a partire dalle 18.30. L’entrata sarà gratuita e la proiezione del film sarà seguita da un dibattito animato da sindacalisti Unia. Sarà quindi l’occasione per parlare del sistema di controlli del lavoro, di salari minimi e contratti collettivi, temi caldi più che mai in questi mesi. Il sindacato Unia sarà presente anche durante la serata del 22 maggio al cinema Lux di Massagno. Il film sarà proiettato alle 20.00 e sarà seguito da un dibattito. Nel locarnese il film sarà proiettato nella serata del 21 maggio al cinema Otello di Ascona. Per saperne di più sul film rimandiamo alla pagina ufficiale in italiano: https://www.schwarzarbeit-film.ch/it/ |