Il giornalismo è servizio pubblico

Con la prima edizione di questo 2022 appena iniziato, area entra nel suo 25esimo anno di pubblicazione: quasi un miracolo editoriale nel panorama della stampa sindacale e di sinistra in lingua italiana in Svizzera. Compatibilmente con i mezzi limitati a disposizione, abbiamo sempre cercato e cercheremo sempre di realizzare un prodotto giornalistico rigoroso e di qualità, che racconti il mondo del lavoro e la società in tutte le loro sfaccettature e in modo che altri non fanno, dando innanzitutto voce alle persone che non ne hanno o a cui di solito viene tolta. Se questo è stato possibile sin qui lo dobbiamo certamente alla fedeltà di voi lettrici e lettori e al nostro editore, il sindacato Unia che da sempre crede e investe importanti risorse in un’informazione libera e indipendente. Ma anche ai cosiddetti “aiuti indiretti ai media” (sotto forma di riduzione delle tariffe postali di spedizione) di cui beneficiamo e di cui continueremo ad avere bisogno nei prossimi anni, a maggior ragione in un contesto, caratterizzato da un continuo aumento dei costi di produzione e di distribuzione e dalla contrazione delle entrate pubblicitarie, in cui è sempre più complicato far quadrare i conti.


Per un giornale come area, un’approvazione popolare il 13 febbraio prossimo del pacchetto di misure a favore dei media rappresenterebbe una boccata d’ossigeno. Molti altri giornali di nicchia e piccole testate locali e regionali si giocano invece la sopravvivenza. Più in generale, con questa votazione si determinano le sorti dell’intero panorama mediatico elvetico, della sua pluralità e della sua indipendenza sempre più minacciate dai processi di concentrazione dei media portati avanti dai grandi gruppi editoriali da una parte e dallo strapotere dei giganti dell’internet (Google, Facebook e compagnia) che con 2 miliardi di franchi di ricavi pubblicitari privano il giornalismo d’informazione di buona parte delle risorse finanziarie potenzialmente disponibili.


Il pacchetto di misure a favore dei media non è una “pioggia di miliardi” per creare “media di Stato” e “imbavagliare i giornalisti” come sostengono l’Udc e gli avversari della legge, ma solo uno strumento (frutto di un laborioso compromesso) che può contribuire a frenare la desertificazione del panorama mediatico elvetico, l’impoverimento dell’offerta e la perdita di qualità cui assistiamo ormai da decenni. Questo attraverso un modesto sostegno fino a 150 milioni di franchi all’anno per 7 anni in favore del giornalismo d’informazione, sia su supporto cartaceo sia online.

Giornalismo d’informazione che non è un abbonamento a Netflix, non è un prodotto qualsiasi da vendere sul mercato ai consumatori che sono interessati, ma un pilastro del processo di formazione delle opinioni all’interno di un sistema democratico, che va tutelato e preservato perché parte integrante del servizio pubblico.


Una bocciatura di questa legge, checché ne dicano i suoi (ricchissimi) avversari, farebbe solo la felicità di colossi come Facebook e Google, i quali si accaparrerebbero sempre maggiori introiti pubblicitari, oltretutto senza dover offrire in cambio alcuna prestazione giornalistica. E i piccoli media regionali e locali ed i giornali di nicchia proseguiranno la loro agonia e a uno a uno moriranno o finiranno stritolati dentro uno dei grandi gruppi editoriali.

Pubblicato il

20.01.2022 14:13
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