Il gas della discordia

Lunedì prossimo, l'agenda del Gran Consiglio torna a riscaldarsi con un tema assolutamente energetico: i parlamentari dovranno infatti richinarsi sul finanziamento del metanodotto per il Sopraceneri e, sostanzialmente, sul destino della Metanord. Il 20 febbraio 2006 il Gran Consiglio accettò – con 35 voti favorevoli, 25 contrari e 7 astensioni – che l'Azienda Elettrica Ticinese partecipasse con un capitale di 35 milioni alla realizzazione del metanodotto per il Sopraceneri. Un voto poi bloccato perché il messaggio era accompagnato da una clausola referendaria ritenuta illegale. L'iter referendario nel frattempo lanciato dal Comitato dei senza gas raccolse tuttavia ben 7 mila 684 firme (ne servivano almeno 7 mila). Ora, per tentare di rimettere quel po' di ordine possibile, lunedì prossimo il Parlamento torna a pronunciarsi sul messaggio, questa volta senza clausola referendaria.
In questi mesi di pausa di riflessione, sono emerse delle novità che potrebbero influenzare il voto? Lo abbiamo chiesto a Graziano Pestoni membro della Commissione energia del Gran Consiglio. «Dal rapporto di minoranza elaborata dalla nostra commissione è stato dimostrato che il progetto Metanord non è redditizio (oltre a non essere ecologico). Una posizione contestata, tuttavia solo in forma generica senza una risposta precisa e costruttiva. Durante l'estate, inoltre, ci sono state delle richieste di chiarimenti rivolte al Consiglio di Stato in particolare sulla reddittività dell'impianto senza mai ottenere risposte precise». Segnali questi, secondo Pestoni di «una manifesta inadempienza sia del Governo, sia dei commissari di maggioranza». Lo stesso Governo che, secondo il nostro interlocutore continuerebbe a ribadire (ancora in una recente lettera) il pieno coinvolgimento della Società Elettrica Sopracenerina quando invece, afferma Pestoni «sappiamo benissimo che la Ses ha rinunciato, quando si  è trattato di farlo, ad un'ulteriore partecipazione finanziaria al progetto Metanord… Le ragioni addotte a questa rinuncia non sono chiare e i dubbi che si tratti di semplice scetticismo sono leciti. Per colmare il vuoto è stata trovata, a fine maggio, la società bernese Bkw attiva nel settore energetico soprattutto nella Svizzera tedesca e  romanda ma anche in Italia».
Ma non è tutto. «I progetti di convenzione sottoposti ai Comuni dalla Metanord sono estremamente pericolosi – sostiene il deputato Pestoni – perché accollano ai comuni i rischi dell'impresa: si dice infatti che qualora la Metanord non riuscisse più a fornire il gas o in caso di guasto, la responsabilità non le apparterrebbe. Un comune, se non giuridicamente, almeno moralmente sarebbe obbligato ad intervenire per adempiere agli interessi dei propri cittadini».
La notizia che aleggiava negli scorsi giorni secondo cui la Metanifera di Gavirate (Mdg), società fondatrice della Metanord e incaricata della realizzazione del progetto, avrebbe in parte preso le distanze «In realtà è vera a metà nel senso che la Metanifera si è sostanzialmente divisa in due – afferma Stefano Arioli responsabile del progetto Mdg –. La scissione prevede che una parte della società manterrà il controllo sul progetto Metanord e seguirà anche altre attività di produzione di energia elettrica, mentre un'altra proseguirà su progetti già consolidati in Italia. Ma non si tratta assolutamente di una rinuncia al progetto sopracenerino». Del resto, lasciano intendere i responsabili della Mdg, un rifiuto ai 35 milioni dell'Aet non bloccherà il progetto, semplicemente li costringerà a trovare un altro partner finanziario… Cosa attenderci, insomma, da lunedì prossimo? «Ho l'impressione che ci sia una maggioranza che vuole assolutamente andare avanti, gli interessi in gioco sono tanti. Anche i deputati Ppd in commissione energia hanno cambiato idea: se in un primo tempo non si erano espressi hanno poi sposato la causa del sì. Dal canto nostro cercheremo di portare in prima linea i dubbi qui sollevati oltre alle questioni ambientali e finanziarie già sollevate nei mesi scorsi» conclude Pestoni.
Rimane comunque sempre aperta la possibilità di ricorrere al Tribunale federale sugli errori di procedura compiuti dal Consiglio di Stato…

Son passati più di vent'anni

La discussione sul gasdotto cantonale vide la luce negli anni '70 in seguito alla realizzazione del gasdotto Olanda-Italia. Ricorrere al gas naturale appariva come un segnale della volontà di passare da un sistema di approvvigionamento energetico tradizionale, ad uno fondato su un numero più ampio di fonti energetiche. Fu, quella, una prima discussione che richiese anche la raccolta di dati oggettivi. Un rapporto, presentato nel 1975, individuò da un lato le premesse tecniche favorevoli per un impiego del gas naturale nell'economia ticinese e dall'altro la fattibilità economica. Malgrado gli aspetti positivi, fra cui la concorrenzialità con i prezzi d'allora dell'olio da riscaldamento, lo studio lasciò molti dubbi sia sulla valutazione del potenziale, sia sulle modalità relative alla messa in opera del progetto.
In particolare risultarono degli investimenti ritenuti troppo onerosi per servire i potenziali grossi consumatori, non molto numerosi e troppo dispersi sul territorio. Un nuovo slancio alla diversificazione delle fonti per l'approvvigionamento energetico cantonale venne dato successivamente dalle iniziative dei Comuni di Chiasso e di Lugano per la costruzione di un allacciamento al metanodotto in Italia che diede vita, il 21 ottobre 1988, del gasdotto Chiasso-Lugano. Il dibattito politico si riaccese quindi nella seconda metà degli anni '80 con una serie di atti parlamentari, per rispondere ai quali furono necessari studi dal profilo tecnico-finanziario. In particolare valutato l'interesse del Cantone ad approfondire la fattibilità di un ampliamento del gasdotto a nord di Lugano.
Ma per passare ai fatti occorreva disporre di capitale per poter ad es, acquisire grossi clienti come la Monteforno e sostituire l'elettricità nell'ambito dei processi di produzione di calore. Nel 1997 entra in scena una ditta privata, la Metanifera di Gavirate intenzionata a conquistare un terreno ancora vergine dopo aver fatto suoi numerosi tratti di tubi italiani, dando vita alla Metanord.

Pubblicato il

15.09.2006 03:30
Fabia Bottani